Noi.

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Era passata una settimana da quando ci siamo parlati l'ultima volta.
Una settimana, insomma nulla di nuovo, tutto come sempre, solo che la sua presenza incombeva incessante su di me. Come mai prima.

"Kayla, c'è una persona per te" mi disse ad un certo punto Mia con una strana faccia.

Mi alzai dal letto su cui stavo stravaccata, era stata una settimana molto pesante e finalmente era arrivato il fine settimana, un po' di riposo anche per il mio cervello.

Mi affacciai alla porta e mi sorpresi non poco nel trovare davanti Jordan, Dio quant'era bello.

Il cuore mi batteva all'impazzata e pregavo che non lo sentisse, sembravo indifferente davanti a lui ma ero tutto tranne che indifferente.

"Il signor Bahly chiede di te."

Nessun sorriso, nessun accenno di interessamento, nulla. Freddo, indifferente, come se non gli importasse.

Non gli importa, pensai.

"A quest'ora? Di venerdì sera per giunta"

"Se hai qualcosa da contestare fallo con lui, io ho solo riferito quel che mi è stato detto"

"Va bene" sospirai. Chissà in che altri casini mi voleva mettere.

Attraversammo metà edificio fino ad arrivare nell'ala riservata agli insegnanti. Su una porta massiccia si ergeva la scritta Sala docenti, entrammo.

Il signor Bahly era alle prese con pili di scartoffie di tutti i tipi, non lo invidiavo per niente.

"Mi ha chiamato, Signor Bahly?" chiesi con cortesia.

"Oh sì, giusto. Visto che i miei impegni mi terranno occupati a lungo vorrei che diventassi il tutor sostitutivo per il nostro ragazzo, non sia mai che si cacci in pasticci" disse facendo un occhiolino nella sua direzione.

"Non ho bisogno di un tutor, so cavarmela da solo, i corsi sono gli stessi della mia Università, ho già legato con alcune persone, non ci sono problemi." Per fortuna o sfortuna, dipende da come la vedi, intervenne lui al mio posto. Non servì a molto comunque.

"Non metto in dubbio le tue capacità ma il Consiglio mi impone di assegnarti un tutor, che sia un docente o uno studente, che io lo voglia o meno. Guardate il lato positivo della cosa, avrete più tempo per conoscervi" e ritornò con la testa nel suo blocco di fogli vari.

Era inutile ribattere, non c'era niente da fare. Chiamasi destino, fato o semplice sfiga.

Uscimmo dalla Sala Docenti in perfetto silenzio consci che di lì a poco avremmo dovuto trascorrere un bel po' di tempo assieme.

"Perché non hai detto nulla?" mi chiese ad un certo punto.

Lì su due piedi non capì, così lui aggiunse "perché non hai contestato la sua parola? Insomma non credo che ti faccia tanto piacere questa situazione" e poi aggiunse, quasi in un sussurro "ti piace contraddire la gente."

Non era affatto vero, insomma non più.

"Le persone cambiano."

"Tu no."

E fecero male quelle parole perché io sapevo che erano rivolte a tutto, ogni cosa. In bene, e soprattutto in male.

"Non puoi saperlo."

Non disse nulla, mi guardò in silenzio mentre continuavamo a camminare per i corridoi.

Eravamo vicini, troppo vicini, ma era tutto così difficile.

Camminavamo l'uno di fianco all'altra, io con la testa rivolta in avanti e lui, lui non lo so, ero troppo impegnata a sopraffare le mie emozioni per poterlo notare.

Mi accompagnò nell'Ala Est, dove c'erano i dormitori. Nessuno glielo aveva chiesto, poteva prendere e cambiare strada, ma non lo ha fatto.

Che cosa avrei dato per sapere cosa frullava in quella testa.

Si fermò davanti alla stanza 127, quella che condividevo con Mia.

Si fermò e mi guardò, di nuovo, senza parlare.

"Allora ci vediamo" disse ad un tratto.

Correvo per il corridoio come una forsennata, con i capelli all'aria, la tracolla che pendeva sbilenca dalla spalla e il fiatone. Ero in ritardo per la lezione di biologia e quella era la volta buona che il Signor Williams mi avrebbe dato una bella lavata di capo, mica potevo dirgli che la colpa era della sveglia.
Correvo talmente veloce che non vidi nemmeno che un ragazzo stava uscendo da un angolo, finché non finì per sbattergli addosso. Ovviamente tutto ciò che c'era nella mia tracolla, che ovviamente era stata lasciata aperta dalla sottoscritta, volò per aria. Una pioggia di appunti praticamente.
Alzai il capo per chiedere scusa per la mia sbadataggine e mi trovai di fronte proprio lui, che mi sorrideva. Anzi, se la rideva proprio.
"Certo che sei proprio un disastro" mi disse aiutandomi ad alzarmi.
Una volta sollevata potei notare che era alquanto alto, un metro e novanta probabilmente, tant'è che io che ero alta di mio mi sentivo un nanerottolo al confronto.
"Oddio scusami, non ti avevo visto. È che sono in ritardo per la lezione di biologia e.."
"Ei ei calma" mi disse sogghignando "credo proprio che hanno sospeso la vostra lezione di biologia, il Signor Williams è dovuto correre in ospedale perché la moglie è entrata in travaglio."
Sospirai "sia lodata la natura"
"Tu invece dove stavi andando?" gli chiesi.
"Storia" mi disse aggrottando leggermente le sopracciglia in una smorfia che io trovai alquanto buffa.
"Cavolo, ti sto facendo perdere tempo. È meglio che tu corra."
"Preferirei restare con te"
Momento. Cuore. Battito. Ricorda di respirare.
"Sarà per un'altra volta."
"Allora ci vediamo"
"Sì" sussurrai mentre Jordan si stava allontanando. Preferirei stare con te, non me lo ero immaginata. L'aveva detto proprio lui.

E adesso non posso che pensare come da allora le cose siano cambiate così tanto.

Che fine abbiamo fatto?

"Sì, ci vediamo" risposi infilando la chiave nella serratura della porta.

Richiusi subito la porta, non mi girai, non aspettai che se ne andasse.

Ma se solo avessi aspettato un altro paio di secondi, se solo mi fossi soffermata sui suoi occhi, mi sarei accorta che forse, e dico forse, anche lui si era ricordato di qualcosa che era cambiato. Si era ricordato di noi.





Ciao gente xx
eccoci con il quarto capitolo, mi farebbe piacere se recensiste questa storia e mi faceste sapere cosa ve ne pare.
Sto riflettendo nel fare dal prossimo capitolo un POV Jordan, fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate e se vi sembra una buona idea.
Al prossimo capitolo
~Alessandra

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 03, 2015 ⏰

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