Petunia Dursley, quella luminosa mattina di luglio si alzò spossata.
Ancora una volta aveva sognato, lei , Lily, sua sorella.
La vedeva piangere in quel sogno, guardarla, implorarla di salvare suo figlio.
Petunia sempre rispondeva un freddo :"Lo sto facendo", anche se sapeva ormai da dieci anni che non era proprio così.
Non amava quel bambino, non lo aveva mai desiderato come incognita della sua vita.
Era strano, anormale.
Quando aveva solo un anno, dopo la sua strana sparizione , Harry non si fece più sentire in alcun modo.
Dudley continuava a piangere, a fare capricci , interrottamente senza darlgi tregua...Ma lui no. Non piangeva, niente. Nessuna lacrima , nessun gemito . Guardava la finestra con i suoi enormi occhi verdi, fastidiosamente uguali a quelli di Lily e silenzioso si addormentava come se trovasse qualcosa nelle stelle del cielo.
Tante volte Petunia si chiese il perchè, ma senza ricevere una vera a propria risposta.
Erano passati gli anni, ma lei non riusciva ad amarlo, nemmeno a guardarlo diritto negli occhi verdi , perchè scorgeva sua sorella che l'accusava del suo cuore di pietra.
Aprì il cassetto sotto una piccola asse mobile e prese la lettera che 11 anni fa era appiccicata ad Harry e la rilesse, una, due tre volte; mentre con gli occhi ammirava una foto che si muoveva da sola, come Lily gli aveva risposto tanti anni fa durante le vacanze estive:"Era Magica".
Sua sorella sorrideva felice, con il piccolo Harry tra le braccia e suo marito, James Potter.
Non sapevano quanto Harry fosse uguale a loro. Quanto Petunia odiasse quegli occhi ed anche quei dannati occhiali che portavano entrambi, che la riportavano indietro nel tempo.Harry guardava la tenda che copriva il panorama circostante.
"Zia, posso aprire la finestra?"balbettò piano . Petunia lo guardò truce e mormorò un secco"No, Dudley non vuole vedere fuori".
Harry sbuffò e guardò suo cugino.
Non si assomigliavano per niente, lui era grassottello e biondo, invece Harry era magro e con capelli sempre in disordine.
Piano il piccolo bambino avanzò e si avvicinò al ragazzo.
"Dudley ti va se apriamo la finestra? C'è il sole!"disse contento Harry.
Dudley lo guardò e rise beffardo.
"No. Voglio tenerla chiusa!"disse divertito dalla faccia triste di Harry.
"Ci sono gli altri bambini fuori, possiamo andare!"disse ancora Harry per convincerlo.
In casa Dursley era tutto così; se piaceva a Dudley poteva prenderne parte anche lui, ma mai il contrario.
"Stai zitto quattr'occhi!"disse tirando un pugno in faccia ad Harry.
I piccoli occhiali si ruppero in due ed Harry rimase basito.
"Maaammaaaaa Harry ha rotto gli occhiali!"urlò a squarciagola, sorridendo maligno ad Harry.
Petunia corse con ancora i guanti in mano utilizzati per il giro di pulizia pomeridiano affannata per la corsa.
"Cosa hai fatto ragazzo?!"disse rabbiosa.
Harry sussurrò concitato :"Non sono stato io zia Petunia, lo giuro!".
Zio Vernon irruppe nella stanza ridendo stizzito .
"Vorresti dare la colpa a mio figlio?Non credo proprio"disse burbero.
Harry li guardava , con le lacrime prepotenti che provavano ad uscire dai lati degli occhi.
Non doveva piangere, non doveva dare loro questa soddisfazione.
"Bene, non parli?Petunia prendi dello scotch e riparali in quelche modo e tu figliolo, perchè non esci..E' una bellissima giornata"disse Vernon .
Zia Petunia uscì dalla stanza e disse mesta :"Esci da qui e vai nel sottoscala, stasera niente cena".
Harry la guardò e le lacrime tante detestate debordarono dai suoi occhi.
Petunia Evans era la sorella di sua madre, che non aveva mai conosciuto.
Molte volte aveva chiesto a sua zia di Lily, (così si chiamava sua madre), ma lei non aveva mai accennato una risposta.
Di suo padre sapeva solo che si chiamava James , ma nient'altro.
Harry sapeva questo perchè quando compresero che mancavano gradi della sua vista , zio Vernon lo obbligò a comprare gli occhiali per non "avere scrupoli" aveva detto e lui decise inspiegabilmente di acquistare un paio tondi e sentì zio Vernon mormorare convulsamente :"Come quelli di quel dannato James Potter".
La sera stessa zia Petunia quando lo vide entrare rimase basita. Lo guardò e sussurrò :"Nel sottoscala ora".
Oppure tanto tempo prima aveva deciso di frugare nella soffitta, per trovare qualcosa che testimoniasse l'esistenza dei suoi genitori e trovò qualcosa, ma non fece in tempo a vederla, perchè sua zia lo trovò e lo costrinse a stare un giorno senza cibo.
"Erano morti in un incidente d'auto"diceva con le labbra strette sua zia Petunia, ma non aggiungeva altro alle domande di Harry del tipo :"Com'era la mamma, bella?"oppure :"Era simpatico il mio papà?".
E quando scappava dal prepotente cugino non sapeva come ma rusciva quasi sempre a farla franca.
Finchè suo zio lo metteva in punizione senza motivo.
Harry chiuse gli occhi, mentre una lacrima solitaria scendeva dai suoi occhi.
Quanto vorrei avervi qui con me mamma e papà,pensò mentre si addormentava.Erano passati dieci anni da quando Lily e James Potter erano ad Hogwarts, in una piccola stanza sconosciuta ad altri che riposavano.
Dieci anni di dolori fisici (dovuti alla pozione) ed anche a quelli mentali dovuti invece alla lontanaza da Harry .
Severus Piton e Albus Silente erano indaffarati, per trovare ingredienti che si dimostravano sempre più difficili da reperire per poter completare la pozione che serviva per dare loro un corpo.
Ormai erano quasi giunti al termine del secondo ciclo e James aveva assunto una forma quasi umana.
Lily dormiva beata, senza dar segno di volersi svegliare.
I capelli erano ritornati del rosso lucente di un tempo e James, ormai avendo una mano corporea li accarezzava ripetutamente.
"Buongiorno James"sussurrò Lily sorridendo.
"Ehi tesoro, ben svegliata"mormorò baciando la fronte della donna.
Lily si alzò, malferma sui piedi e sull'equilibrio recentemente acquistati e si rimirò nello specchio assieme a James.
Ormai erano tornati, non c'era dubbio.
I loro corpi erano formati, i loro occhi risplendevano vivaci e felici di potersi almeno abbracciare.
"Ancora non siamo pronti, ma ce la faremo.."disse Jamie.
Lei ridacchiò e prese una bella tazza di caffè bevebndo un sorso e rimirando una foto di Harry che Silente aveva reperito.
"Mio piccolo Harry, così simile a tuo padre"mormorò concitata.
James sorrise e come al solito si buttò sul tost che aveva spalmato di marmellata.
"Tua sorella non ama molto nostro figlio"affermò il ragazzo.
Lily storse il naso e sorrise dolcemente guardano l'espressione che aveva Harry mentre dormiva.
"Lo so, non mi perdonerà mai"mormorò malinconica.
James si stiracchiò e sorrise complice .
"Non è così terribile nostro figlio, sicuramente sarà calmo e riflessivo come la madre!"disse ridendo.
"Vorrei non chiederle tutto ciò" conclese affranta , alzandosi e attacando con un colpo di bacchetta la foto su un muro della stanza pieno di foto.
"Vedrai che fra un pò Harry tornerà da noi, è una promessa"mormorò concitato.
"Domani è il suo compleanno, sarà solo.. Come tutti gli anni precedenti!!"disse dispiaciuta.
"Sirius sarebbe già andato a comprare una nuova scopa al piccolo , magari una Nimbus, oppure Remus.."disse malinconico James,"Averebbe sicuramente regalato un libro ad Harry"disse fintamente disgustato.
Lily lo cinse con le braccia e guardarono la foto dell'arresto di Sirius.
"Beh, almeno quando uscirà da lì grazie a noi, si vanterà di essere fotogenico"mormorò laconico James , facendo ridacchiare Lily.
"Buongiorno ragazzi, ecco la pozione"disse Silente entrando nella stanza e porgendo due enormi calici a James e Lily che bevvero tutto quanto in men che non si dica.
"Oggi Hagrid andrà da Harry"disse sorridente.
Lily sorrise rinfrancata.
"Quando potremo uscire da qui?"chiese James risoluto.
Silente sorrise con altrettanta solarità.
"Altri due anni"disse.
Lily e James sorrisero amari, ancora troppo tempo, I Malandrini ed Harry dovevano sapere che loro erano vivi.
"Beh, ho delle faccende da sbrigare...Ci vedremo stasera!"disse Silente .
Mentre il preside apriva la porta, lily urlò :" Ma possiamo parlare con lui quando sarà qui, vero?".
Silente ridacchiò.
"Certamente, ma non fatevi riconoscere ancora, quando sarà tempo, tornerete veramente"disse enigmatico, mentre James abbracciava di slancio sua moglie.
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