La sua forza

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-Nella caduta di una foglia si cela il germoglio della rinascita
Andrea Barani-

"Fù il lampo più luminoso e terrorizzante che vidi, il fulmine più doloroso che poteva colpire il mio cuore. Era tutto accaduto in un paio di secondi, la felicità che avevo provato nel vedere mia sorella venire in mio soccorso, fu strappata e soppiantata dall'orrore."
Sembra commossa, le vedo gli occhi bagnarsi leggermente e brillare, ma non una lacrima cade sulle sue guance rugose.
Così doloroso doveva essere stato tale ricordo, che dopo così tanti anni si poteva vedere, anzi, direi più toccare, la disperazione che l'aveva colpita.
"la mia amata sorella, lei che mi aveva sempre protetto, così bella e forte che non ci aveva messo poi così molto ad avere il vantaggio su quell'uomo, non poté nulla quando la lama del coltello le perforò lo stomaco"
Descriveva con durezza la scena, coprendo le sue parole di velato disprezzo.
"Più rapido di un battito di ciglia, tutto perché quel coltello era indirizzato a me e lei preferì rischiare la sua vita al posto della mia."
Mi si stringe lo stomaco in una morsa dolorosa mentre sento la descrizione cruda dell'anziana, sembra non preoccuparsi di potermi infastidire.
"Deve essere stato orribile..."
La mia voce trema, vedo offuscato per le lacrime che si stanno formando nei miei occhi, ma le trattengo.
Non so per quanto ancora, ma ora le devo trattenere, non devo piangere.
Non capisco nemmeno perché dovrei commuovermi, nessuno è morto, posso solo incolpare la descrizione dannatamente realista della vecchia.
"Quel lurido vigliacco -attendo che prenda fiato, riflettendo su ciò che deve dire, immagino che vigliacco non fosse il vero aggettivo che voleva attribuire al ladro- scappò via lasciandole la lama del coltello ancora nello stomaco, la vidi cadere a terra rovinosamente mentre con le mani tentava di coprirsi la ferita. La sentivo rantolare mentre il sangue cremisi le scivolava fra le sue dita ormai non più rosee, le labbra assunsero un colore violaceo e dopo il primo colpo di tosse si sporcarono di sangue. Le tremavano sia mani che labbra, il suo bel volto era di un pallore spaventoso."
Sento la sua voce diventare un sussurro, mentre con una mano va a coprirsi la bocca, forse per nascondere una smorfia di tristezza o forse per evitare di continuare a raccontare quella situazione così orrenda.
A me non dà fastidio, non rimango colpita ne svengo se sento parlare di sangue, ferite o di un accoltellamento.  
Voglio dirglielo ma, resto muta incapace di interrompere il suo ricordo.
Cosa posso fare?
Scivolo lentamente sulla panchina, ponendo fine alla barriera che io stessa avevo posta, fra me e l'anziana, mettendo il punto fine a questa inutile distanza.
Non sono sicura di fare la cosa giusta.
La mia mano destra trema leggermente, quasi impercettibilmente e forse nessuno vedendomi lo potrebbe capire ma, io lo sento.
Lo so di tremare in questo momento, ma mi obbligò a trovare il coraggio.
La poggio sulla sua spalla, rimango ferma con la paura di non essere accettata in quel mio primo gesto affettuoso verso la nonna.
Adesso che faccio, resto ferma così, e provo a trasmetterle tutto il mio dispiacere?
Aspetto qualche dissenso o lamento di fastidio, ma non la sento pormi nessuna resistenza.
In realtà sembra quasi non abbia neanche sentito il mio tocco, resta ferma immobile e non prova nemmeno a voltare i suoi occhi celesti verso di me.
"Io non mi mossi per almeno una manciata di secondi, avevo il terrore del sangue, una sola goccia mi mandava a terra definitivamente. In oltre la paura mi aveva bloccato le gambe, nonostante fosse ben visibile quanto stessero tremando. I piedi erano inchiodati al suolo, impossibile per me muovere anche un solo passo e se ci avessi provato, ero certa sarei caduta al suolo. Solo Davide si mosse con uno scatto fulmineo non appena mia sorella cadde, lo sentivo gridare e chiamarmi a gran voce. Iniziò a urlare frasi come: chiamate un ambulanza! Elena, cazzo, chiama un'ambulanza! Muoviti, fai qualcosa!
Ma per me era come se quello che stava succedendo, fosse un film. A terra c'era un'attrice mai vista, e io ero solo una spettatrice di passaggio, una comparsa -Preso un respiro profondo aggiunge - ma solo una frase mi giunse all'orecchio, una frase così tremenda che mi gelò il sangue nelle vene e mi riportò alla realtà: Elena, tua sorella ha bisogno d'aiuto!
"In quel momento capii che quella a terra non era un' attrice o una sconosciuta, quello che stava accadendo non era un film.
E io, che fino ad allora, e tutt'ora, odiavo la vista del sangue, mi buttai verso di lei. Le presi la testa fra le mani, le baciai la fronte e inizia a piangere senza sosta. Con una mano le sorreggevo la testa, mentre la mano libera raggiungeva quella di Davide per cercare di fermare l' emorragia. Fù così che sentii la fredda lama del coltello a contatto con la pelle nuda e, per la prima volta, il caldo sangue di mia sorella bagnarmi la mano."
"perché non le estrasse la lama dalla pancia?"
Sono sbalordita, perché lasciarle il coltello nello stomaco.
"Perché, bambina mia, se lo avessi estratto il sangue sarebbe uscita ancora di più e più velocemente. Invece la lama, in quel momento, le faceva da tappo, diciamo, bloccandole parzialmente l'emorragia. Se lo avessi fatto sarebbe morta dissanguata subito.."
Che stupida che sono, ora che me lo fa notare ne avevo già sentito paelare in molti programmi alla televisione, come CSI o ER[2] .
"capisco, scusi... E come si salvò? Intendo sua sorella, i soccorsi furono molto rapidi?"
In un attimo mi si raggela il sangue nelle vene, sgrano gli occhi che mi si riempiono nuovamente di lacrime.
Questo è un colpo basso, lo vedo con che sguardo di tenerezza e tristezza, quei tuoi due occhi celesti e leggermente arrossati si posano su di me.
Mi sento così stupida per essere arrivata a una conclusione così affrettata, ma come potevo immaginarlo.
Fino a qualche minuto fa parlava di lei come se fosse tutt'ora viva.
Non trattengo più le lacrime.
"bambina mia, l'ambulanza arrivò davvero poco dopo la chiamata ma a me parve un'eternità, e la corsa contro il tempo fu davvero difficile."
Con lentezza mi prende le mani fra le sue, fredde e tremanti.
Perché, perché piango.
Perché lei mi deve guardare così, con tanta compassione, non sono io che ho perso una sorella.
Dovrei io stringerle le mani, come ora stai facendo lei.
"mia sorella morì quella notte, circa 56anni fa e.."
"allora perché ne parla al presente e non al passato!"
Sbotto, senza farla finire di parlare, come un fiume in piena, vomito quelle parole così duramente e così dolorosamente, che solo questa mia cascata di lacrime può portarle via.
"Perchè lei è comunque ancora quì con me, non mi ha mai abbandonato."
Non reggo più il peso della testa, mi vergogno delle lacrime che si stanno facendo strada sul mio volto, senza ritegno mi appoggio sulla spalla della vecchia per piangere, mentre con affetto lei mi tocca la testa, cercando di confortarmi.
Tutto questo è sbagliato, non posso piangere per una sconosciuta.
Quella da consolare non dovrei essere io, ma la nonna.
Rimango ferma così. giusto il tempo per smettere di piangere e ancora una manciata di minuti per darmi la forza di calmarmi.
Ora sono pronta per alzare di nuovo la testa.
Si sta facendo così tardi.
Solo ora mi rendo conto, di quanto sia volato il tempo.
Il pomeriggio ha ormai dato spazio alla sera, e il sole, non più caldo, sta tramontando così velocemente ma così magnificamente da colorare le nuvole e il cielo d'arancione e giallo.
I mie colori autunnali preferiti.
Come il tappeto di foglie che stavo ammirando fino a qualche ora fa, e che adesso mi sembra avere perso tutto il suo splendore.
"mi dispiace, scusi"
"di cosa ti scusi bambina mia."
"Mi racconti la fine della storia, non si interrompa, se per lei va bene voglio sapere tutto."
La prego.
La nonna sospira alzando gli occhi al cielo, forse ora non è più sicura di volermi raccontare tutto. Eppure, poco dopo una breve boccata d'aria, continua "salii con lei in ambulanza senza mai lasciarle la mano, quella mano che fino a pochi secondi prima era così forte e tenace e che adesso era diventata così debole. Toccava a me stringergliela con vigore, cercando di trasmetterle tutto il mio coraggio, come prima aveva fatto lei nel proteggermi.
Tentavo di farle capire che ero lì con lei, ero presente. Le sussurravo "dai che si sistema tutto, possiamo ancora far pace domani. Oggi ti riprendi e domani facciamo pace. Quindi lotta come hai sempre fatto, lotta e non mi lasciare. Lotta che io lotterò con te e per te.
"Mentre le dicevo queste parole, delle calde lacrime mi bagnavano le guance e un sorriso, quanto più sincero riuscì a fare, increspava le mie labbra secche e rotte per il freddo e l'agitazione. Avevo paura, sentivo i medici dire "la situazione è critica, sta perdendo molto sangue. Di che gruppo sanguigno è sua sorella? Abbiamo sacche di gruppo 0 negativo?
"Alle loro domande rispondevo con ferma sicurezza, io sapevo tutto su di lei non avevo dubbi mentre parlavo. Consapevole che in caso contrario, lei avrebbe risposto correttamente alle domande dei paramedici, perché sapeva ogni minima cosa su di me.
"Durate il viaggio verso l'ospedale, temetti di aver perso contatto con lei, la mano che le stringevo era pallida e gelida, non la sentivo rispondere alla mia stretta e aveva chiuso gli occhi. Gridai il suo nome "Alex", a pieni polmoni, spaventando i medici. Volevo che si svegliasse, che non perdesse conoscenza, volevo che rimanesse con me. Ma le mie chiamate sembravano vane."
Racconta tutto senza prendere fiato e io, vengo rapita dalla sua descrizione così dettagliata da farmi vivere il momento.
"quando finalmente riaprì gli occhi, tirai un sospiro di sollievo, non solo perché aveva risposto alle mie urla disperate, ma perché nei suoi occhi vidi la stessa forza e voglia di vivere che aveva sempre avuto. Stava lottando, lo vedevo e me lo sentivo. Avrebbe sicuramente vinto, perché era così testarda che vinceva sempre.
"Per un attimo mi illusi veramente di avere visto tutto ciò, mi convinsi di potermi scusare veramente con lei il giorno dopo, di poter tornare ad abbracciarla come facevo sempre quando ero triste, mi aspettavo di essere accolta fra le sue calde braccia come faceva sempre, quando ne avevo bisogno.
"Ma quei suoi occhi così forti e pieni di amore. Quegli occhi che non mostrarono mai paura nemmeno per un secondo, se non quando temette di perdermi per colpa di quel delinquente, furono in realtà il suo ultimo saluto. La corsa verso la salvezza finì appena arrivati al pronto soccorso, sentì il paramedico pronunciare le fatidiche e formali parole: "la paziente è deceduta alle ore ventidue e trentasei, prima del raggiungimento dell'ospedale. Non c'è più niente da fare, mi dispiace."
Distolgo nuovamente lo sguardo dalla nonna, mentre altre dolorose lacrime si fanno strada nei miei occhi.
Faccio un gran respiro profondo, provo a tranquillizzarmi, e ne faccio altri quattro ancora prima di tornare a prestare attenzione all'anziana.
"così voi due non faceste mai pace, non vi scusaste mai. Sono davvero dispiaciuta."
Sento il cuore chiudersi in una morsa così dolorosa, mi sento davvero un idiota per averle risposto così male fino a poco prima.
Dannata boccaccia, sono così stupida e così "superficiale" .
Aveva ragione veramente a darmi della frettolosa e della superficiale.
"È vero, noi non ci scusammo mai veramente a parole, ma non è proprio dire così.
All'inizio non capii nemmeno io e piansi lacrime così dolorose e amare che credetti di morire lì con lei in quell'istante, e in parte fu vero. Quella sera una parte di me morì con lei, perché lei era parte fondamentale di me. Mi ci volle molto tempo e tutto il sostegno che poté darmi la mia famiglia e il mio amato ragazzo, per guarire dal mio stato di depressione. Solo quando inizia a riprendere coscienza della vita, capii che in realtà io e Alex c'eravamo dette molto di più, quella notte.
"Capii che mia sorella era in realtà morta già a metà corsa, prima di arrivare all'ospedale, prima che lo pronunciasse il medico."
Cosa?
Sono così allibita che non mi rendo conto di avere la bocca aperta.
Cerco di capire a cosa si stia riferendo, ma non ha senso.
La sorella non poteva essere morta prima di arrivare all'ospedale, se si erano strette la mano e guardate negli occhi fino all'ultimo momento.
Mentre penso a questo, capisco immediatamente a cosa si sta riferendo.
Guardo l'anziana signora con aria confusa e lei mi sorride annuendo.
"Quando nell'ambulanza sua sorella chiuse gli occhi perdendo per la prima volta, la stretta alla sua mano, e lei la chiamò per nome."
Esclamo tutto d'un fiato.
"Esatto, lei era già morta in quel momento ma sono sicura che la mia amata Alex -una breve pausa, durante il quale, l'anziana alza gli occhi al cielo cercando forse la sorella, ma il cielo è ormai scuro e illuminato solo dai lampioni che percorrono il marciapiede in cui ci troviamo- abbia usato fino all'ultima goccia di forza che aveva in corpo, per poter tornare ancora una volta nel mondo dei vivi. Quello sguardo tanto forte che avevo male interpretato, rappresentava l'amore che provava per me, era tornata trai vivi per dirmi almeno addio e per darmi forza. Fino all'ultimo, quella mia sciocca e testarda sorella, ha pensato a me, e al mio bene, donandomi tutto ciò che le restava: la sua vita e la sua forza."
"Sua sorella l'amava molto."
Ora che pronuncio queste frasi, mi rendo conto di cosa voleva farmi capire fin dall'inizio.
La guardo e lei mi sta sorridendo, sa che ho capito e per la prima volta mi sento libera da un peso che portavo sul petto.
Mi sento in pace con tutto, voglia sorriderle dal profondo, in risposta.

"Sai cosa vuol dire amare? Puoi amare di tutto e comunque avrà sempre una forma diversa ma uno stesso significato. Potrai litigare con la persona che ami, magari non rivolgerle più la parola per due anni, o magari per 20anni, ma qualunque cosa accada, il suo cuore sarà sempre lì per te. Non servono scuse o parole quando il legame è così forte."

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[2] ormai tutti conoscono queste due serie TV, interminabili e ripetitive u.u
Senza offesa, ovviamente, perché le guardavo anche io ;) non sono male.
Allora, CSI è un noto telefilm i cui protagonisti sono gli scienziati della Polizia Scientifica ( qui i produttori si sbizzarriscono a tal punto da ambientare il telefilm in ben 4 città Americane famose, esempio New York o Las Vegas).
Risolvono casi impossibili per altri, vedono le particelle di polvere e risalgono all'età dell'assassino ecc. Haha
Mentre ER, suvvia chi non conosce, della mia generazione, il famoso e fra i primi nel suo genere, di "Medici in prima linea". Sicuramente padre dei ben noti Scrubs (che amo e guardo infinite volte) e Grey's Anatomy ( che ho trovato banale/ ridicolo da dopo la 3 serie, ma non giudico!).
Tornando a noi, come dicevo prima si tratta di un telefilm basato sulla storia e le esperienze di dottori, chirurghi e infermieri. Il tutto contornato da un George Clooney agli albori, sexy (Y).


Leggete pure la nota d'autore, potrebbe incuriosire voi e aiutare me :)

N.A.: Trovo davvero azzeccata la mia citazione ad Andrea Barani.
Il legame fra le due sorelle è così forte, profondo ed eterno, che anche quando sembra tutto perso è giunto a una conclusione, si scopre la rinascita.
Non potrà mai morire, veramente, il loro legame e anche se ora non si possono più stringere forte e parlare, il loro rapporto ha raggiunto un livello superiore ed etereo.
Voi come la pensate?

Ci avviciniamo alla fine, miei lettori strappalacrime ^-^
Perché non posso certo lasciarvi li nel limbo ;)
Lasciatemi pure un commentino che male non mi fa di certo.

In un pomeriggio d'autunno || F. M. RobertDove le storie prendono vita. Scoprilo ora