Love is just a cautionary, momentary, reactionary lie.
Questa era l'idea che, di recente Micheal, si era fatto dell'amore.
Adesso, poteva dire di aver toccato con mano la dura e straziante verità che quelle parole, messe in fila una dietro l'altra, celavano. Tutto grazie o per colpa, dipende dai punti di vista, del suo primo vero ragazzo, il suo ossimoro vivente. Quando si trattava di lui niente era mai scontato o banale. Non bisognava fermarsi alle apparenze, le quali avrebbero spesso e volentieri tratto in inganno chiunque avesse posato gli occhi sul quel mix di sfacciataggine, ironia e sguardi intensi che era Fedez, così si faceva chiamare. "Fa più figo" gli aveva confidato una volta. "I rapper hanno tutti nomi fighi no?"
Michael aveva semplicemente annuito, sapendo che avrebbe comunque continuato - che fosse per gusto personale o solamente perché amava infastidirlo - ad usare il suo nome per intero, almeno in sua presenza.
Con ogni probabilità non si sarebbero mai più rivisti, gli rammentò una fastidiosa vocina nella sua testa, di conseguenza non avrebbe più pronunciato quel nome. Anche perché, diciamocelo, nella luminosa e mite capitale francese dove'era diretto a chi sarebbe mai venuto in mente di chiamare il proprio figlio Federico?
Non era poi un così grande dispiacere in fondo, quel nome pronunciato con la particolare cadenza francese non sarebbe mai suonato così maledettamente bene come quando venne pronunciato dalle labbra rosse e morbide del suo ragazzo milanese, il giorno del loro primo incontro in quell'asettica e spenta aula di detenzione del loro liceo.~
Federico potremmo definirlo un abitué delle ore di punizine scolastiche e la cosa gli stava anche bene: se quello era il prezzo da pagare per aver avuto le palle di esprimere la sua più sincera opinione, o per aver combattuto cause a favore dei propri diritti, allora avrebbe continuato così. Non importava se i suoi modi potessero apparire sgarbati o arroganti finché sapeva di essere nel giusto.
"Bella Fedez" ricevette inavvertitamente una pacca sulla spalla, in segno di saluto, da un ragazzo di cui faticava a ricordare il nome, al quale rispose con un semplice cenno disinteressato. Sperò che il compagno non la prendesse sul personale, niente all'interno di quella stanza avrebbe attratto realmente il suo interesse se non il suo blocco coperto di schizzi e rime d'inchiostro nero sbavato, per l'intera ora seguente.
Col passare dei mesi aveva deciso di far fruttare il tempo speso a cazzeggiare lì dentro.
Circondato dalle solite facce stava dirigendosi al solito posto, vicino alla finestra che dava sul lato ovest, quello affacciato sulla strada, fonte d'ispirazione per l'aspirante artista.
Quel pomeriggio però, in quella giornaliera routine che si riproponeva come la più famosa delle hit spiccava una nota insolita, mai intercettata prima da Federico e aveva il nome di Mika.
Un ragazzo riccioluto e dallo sguardo vispo stava compostamente occupando il suo posto. Si avvicinò con fare studiatamente inimichevole al riccio che ignorò palesemente la sia presenza.
Il ragazzo riprovò con un finto colpo di tosse.
Quando, finalmente, ottenne la sua attenzione ma non la reazione sperata si decise a parlare.
" Sei seduto al il mio posto" provò a spiegargli.
"Non pensavo fossero assegnati" gli rispose il giovane con tono pacato ma che faceva comunque intendere che non si sarebbe alzato.
Aveva ragione, ma cavolo quello era il suo dannatissmo posto dai tempi in cui ancora doveva crescergli la barba! Era risaputo da tutti; a riprova c'erano i numerosi scarabocchi sul banco che ritraevano strane caricature del suo nome. (cosa che gli avrebbe fatto notare se non avesse avuto l'impressione di appargli come un bambino stupido)
Abbassando lo sguardo Fedez notò i suddetti scarabocchi coperti da fogli e fogli di quelli che avevano tutta l'aria di essere spartiti improvvisati. Se non fosse stato per la curiosità che gli suscitavano quegli appunti confusionari probilmente non avrebbe mai preso il posto accanto al suo.
O magari sì, chissà... Gli piaceva pensare che in un qualche universo parallelo, in cui il suo altro io avessse deciso di andarsene Mika avrebbe detto o fatto qualcosa tipico del suo carattere, inizialmente riservato ma anche molto impulsivo specchio del suo, e in qualche modo la gioia del suo sorriso, i suoi modi eleganti lo avrebbe comunque convinto a restare salvandolo dalla monotonia della vita prima di lui.