Federico quel giorno non aveva voglia di entrare in classe per assistere all'ennesima tediosa lezione di grammatica Francese. Provava un inspiegabile astio per quella materia in particolare, il quale contribuiva notevolmente ad abbassare la media generale dei suoi voti scolastici.
Passeggiava oziosamente tra i corridoi deserti quando sentì l'eco di qualche risata scambiata da un numeroso gruppo di ragazzi. Spinto dalla noia accorse per vedere cosa stesse accadendo di così interessante e quello che vide non gli piacque per niente.
Una piccola folla si era riunita attorno a due figure, una più bassa e tarchiata protesa verso l'altra nettamente più alta e slanciata e stranamente familiare.
Non gli ci volle nemmeno un secondo per intendere che il più basso non avesse alcuna voglia di fare semplicemente due chiacchiere con quello che riconobbe come il ragazzo incontrato nell'ora di punizione qualche giorno prima.
Che altro avrebbe interessato un branco di studenti nullafacenti se non una rissa?
Lui steso aveva assisto a parecchie scene del genere solo che certi incontri, a suo parere, erano interessanti solo se equi e questo non lo era affatto.
Fedez era sempre stato propenso per gli scontri verbali più che per quelli fisici ma vedere quel ragazzo incassare un ben assestato pugno allo stomaco fece scattare qualcosa dentro di lui. Non sapeva nemmeno il suo nome, ci aveva scambiato si e no due parole, ma non per questo sarebbe rimasto a guardare.
"lascialo stare" intimò spingendo il bullo per una spalla nel tentativo di allontanarlo dal ragazzo che non sembrava essersi ripreso dal colpo.
Avrebbe preferito risolvere la questione a parole ma dentro di sé si preparava a ricevere un pugno da un momento all'altro e la cosa più assurda fu che non gli importava purché nessuno avesse nuovamente fatto del male al ragazzo.
"Fedez che cazzo fai? Spostati. Ho un conto in sospeso con quel frocetto"
Federico, adesso, dovette fare un respiro profondo per calmare la vocina nella sua testa che lo spronava a prendere lui stesso a pugni quell'idiota.
Ad evitare quell'ennesima rissa ci pensò il bidello che presumibilmente richiamato dal casino venne a controllare cosa stesse succedendo per riportare l'ordine.
Come uno branco di cervi sopresi dall'arrivo dei un predatore gli alunni si volatilizzarono ognuno nelle proprie classi. Poi udì un rumore poco gradevole alle sue spalle. Si voltò di soprassalto, convinto di trovare qualcuno steso in terra, ma vide solo uno spazio ormai deserto. L'unica cosa ben in vista era la porta dei bagni maschili che oscillava come se fosse stata appena spinta. Fedez non seppe dire cosa lo stesse portando a controllare che fosse tutto a posto, ma nel giro di pochi secondi era dentro la toilette e si guardava intorno.
"Sei lì dentro?" domandò, il sopracciglio leggermente alzato. Nessuno rispose.
"Ehi?" attese qualche istante, giusto per auto convincersi di non essere pazzo, quando lo stesso rumore di prima risuonò più forte a pochi metri di distanza da lui. E suonava vagamente come una persona intenta a vomitare.
Capì che il ragazzo si trovava nella cabina a pochi passi da lui. Quando vi giunse davanti trovò la porta socchiusa, e la aprì con un piccolo gesto. Si ritrovò davanti la schiena del ragazzo in mostra c'erano solo le sue ampie spalle e l'inconfondibile folta chioma castana la quale, proprio in quel momento, era tirata indietro da una mano dalla pelle bianchissima e dita affusolate.
"Tutto bene? Vuoi che chiami qualcuno?" domandò Fede, avvicinandosi ancora un po'. Lo spazio nella cabina era poco, non poteva entrarci anche lui.
"No, per favore" sussurrò lo sconosciuto. "Non voglio far preoccupare nessuno"
"Beh mi dispiace dirtelo ma stai facendo preoccupare proprio me adesso" rise, posando una mano sulla schiena del ragazzo. "Vuoi andare in infermeria almeno? Ti aiuto io"
Il riccio scosse la testa sconsolato e Fede lo vide cercare di alzarsi in piedi. Era alto, molto più di quando se lo ricordasse.
"Ora sto melio. Thanks." lo rassicurò il ragazzo con quel suo caratteristico accento inglese.
"Meno male, perché non sarei riuscito a portarti in braccio fino all'infermeria" scherzò l'altro alzando lo sguardo per poterlo puntare nel suo.
"Dato che ti ho fatto compagnia mentre vomitavi l'anima sul cesso e adesso siamo intimi almeno il tuo nome a questo punto me lo puoi dire"
Il riccio non poté non sorridergli scoprendo la sua tipica fossetta sulla guancia sinistra.
"Mi chiamo Michael, per gli amici Mika."