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Mi ritrovai nel 1608, una calda sera di fine Maggio, ero in un palazzotto veneziano e mi accingevo, come avevo appena desiderato, ad amare la più bella donna che l'avesse mai fatto in quel luogo.
La prima cosa che mi colpì, e mi disgustò al tempo stesso, fu l'odore nauseabondo o, meglio, il fetore, che giungeva da ogni dove. La finestra del bagno, che era aperta per generare, assieme a quelle della stanza in cui mi trovavo, seminudo di fronte ad una splendida donna di una ventina d'anni, un'indispensabile corrente d'aria. Ma dava su di un piccolo canale dove l'acqua stantia doveva pullulare di escrementi che si erano accumulati negli anni e, con la bassa marea, sfoderavano ciò che meglio sapevano fare. Anche il corpo di lei, su cui pronto mi accostai per cercare un po' di sollievo, pur essendo fresco ed intinto da un'inebriante, quanto sapientemente elaborata, miscela di spezie, emanava un "ricco" fetore dai punti più caldi. Un altro puzzo di carne in putrefazione arrivava da lì vicino. Mi guardai intorno per individuarne la fonte e gli occhi mi si fermarono su di un cosciotto di un qualche animale, forse un agnello, che giaceva appoggiato su di un vassoio circolare coperto da un velo antimosche. Lei, stupita per l'espressione che, fin dal primo istante in cui ero comparso, avevo fatto assumere al viso del suo amato, mi guardò mentre fissavo, disgustato, la mia scoperta e mi chiese: non sei contento della sorpresa che ti ho preparato? La guardai ancora più meravigliato di prima. Finora solo qualche gemito si era sentito tra di noi, ma adesso per la prima volta mi aveva parlato e lo aveva fatto in una sorta di mix di lingue che, concentrandomi, riuscivo a decifrare per grosse linee. Poi, d'istinto, mi rilassai e, naturalmente, mi fu' chiara la domanda ed altrettanto naturalmente mi riuscì di risponderle nella sua stessa lingua ma con un'altra voce che mi risultò anche più suadente della mia. Non ho fame se non di te. Le dissi. Questo lo so, ma so anche che ti piace di più se prima mi strofini quella alla mona! Oggi non ce n'è bisogno. Replicai. Poi, pensando che, nel mio desiderio non avevo assolutamente considerato "contrattempi" del genere, mi venne in mente la mia latente paura delle malattie veneree e mi chiesi se era il caso di proseguire. Ma mi feci animo pensando che, se potevo parlare con la voce di un altro e, perdippiú nella sua lingua, mi sarei senz'altro tenuto alla larga da una malattia. D'altronde, io, ci mettevo solo la mente.
Entrai in quel ruolo che comunque ero stato io stesso a desiderare, e l'odore smise di disgustarmi. Diedi sfogo a tutte quelle che erano le mie fantasie, sul momento. Lei mi guardava con un'espressione che era a metà tra lo sconvolto ed il sorpreso e mi diceva parole che alimentavano ancor di più la mia fantasia, fin quando giacemmo addormentati su di un letto che era comodo ma un po' spinoso. Sognai di essere a New York, seduto ad un bistrot all'angolo di una strada pedonale. Sulla sedia accanto a me stava seduta la donna del '600 che, invece dei suoi bei boccoli biondi aveva dei meravigliosi, lucenti capelli rossi stirati che si infuocavano al sole che la colpiva alle spalle. Un'altra birra, chiesi. Parlavamo in inglese. Lei era un'hostess che l'organizzazione del convegno a cui presiedevo mi aveva affibbiato per quei giorni. Io ero un artista di fama internazionale ed ero lì per discutere la mia teoria di realizzare abitazioni come opere d'arte. Uniche, curate a mano, realizzate progettando fino al dettaglio di asciugamani e lenzuola. Il mio studio ne aveva sfornato già un migliaio di progetti ed il team a cui costantemente stavo a capo, stava a pochi giorni dal raggiungere l'invidiabile traguardo delle 300 opere realizzate e consegnate. Ciò avrebbe coinciso con il quinto compleanno dalla fondazione "O ELHOS STH MESSANIXTA". Perciò sarebbe stata organizzato un rave party nel parco della # 300 in cui, in proposito, erano stati realizzati 120 bungalow per un totale di 600 posti. Il proprietario era stato ben lieto di accollarsi quel "piccolo" extra per la loro realizzazione. Erano proprio necessari quei 6.000 mq. di superficie coperta in più per sopperire a quegli "scarsi" 1.200 mq. che costituivano la main house. Dopo tutto si distribuivano molto discretamente in quel lato piccolo del parco, poco più di dieci ettari. Il suo totale ne comprendeva altri trentotto, di cui circa quattro, al confine con l'ala dei bungalow, erano coperti da un lago balneabile artificiale. Lui era un trafficante di diamanti che si sarebbe ritirato li in pensione, tra una decina d'anni, era ancora senza figli, con i suoi 53 anni ed aveva il piano di riempire almeno la metà dei bungalow, che poi erano delle case con tutte le qualità e le comodità che si possono desiderare, con altrettante donne di estrazioni tra le più svariate, che gli avrebbero dato un figlio o più ciascuna. Le prime tre erano già pronte a prendere possesso, due delle quali avrebbero partorito nel giro di pochi mesi. Friday, così si faceva chiamare quell'uomo nato in Namibia quando ancora era la regione Nord-Ovest del Sudafrica, ma che aveva vissuto un'esistenza travagliata fino ai diciassette anni. Era stato sbattuto dalle coste deserte sull'Oceano Atlantico, dove aveva vissuto nudo per quasi due anni, alle montagne nevose nel Nord del Canada, al confine con l'Alaska. In quel primo luogo, il padre, un ricco baby pensionato tedesco amava immergersi per esplorazioni faunistiche, e la mamma, bellissima ma dannata gitana di sangue misto ispano-bulgara, giocava a fare l'artista, abusando di sostanze psicotrope che le facevano dimenticare completamente il bimbo per ore, giorni, anni. Le uniche preziose nozioni di vita, Friday le aveva ottenute dal padre. Quando non era in immersione, Mike, si dedicava completamente al suo caro figliolo. Almeno fino a quando, le frequenti crisi di nervi di Pilar non lo distoglievano. Ma anche in questi casi, non lo dimenticava e non lo perdeva comunque di vista per molto. Solo era anch'egli nervoso per l'enorme pressione che gli causava il vivere per anni, tutti i giorni, a stretto contatto con la folle che aveva sposato. Riusciva a distrarsi solo con il diving, quello era il suo unico rifugio, sicuramente, lontano da lei. Aveva provato a coinvolgerla, all'inizio della loro storia e lei era stata molto brava a dissimulare la sensazione di soffocamento e terrore che in tempi normali, quando ormai si era rivelata nella sua vera natura, dopo la nascita del loro unico figlio, l'avrebbero fatta infuriare per giorni durante i quali avrebbe scaricato su Mike un fiume di parole di odio e di cattiverie ai limiti della stregoneria.
La situazione portò a Friday una completa indifferenza verso sua madre che chiamava abitualmente "la pazza", ed una venerazione verso il padre che rimase per anni il suo unico amico. La mancanza di contaminazione tradizionale per la completa solitudine in cui vivevano, ovunque si spossassero, gli fece vivere la situazione con normalità, quella era l'unica possibile, non esisteva confronto. Niente televisione, solo una
Radio che
inizialmente solo il padre accendeva, perennemente sintonizzata su qualche stazione
Che trasmetteva Jazz, Blues o Swing.
Quando si trasferirono al freddo, Mike passò dal diving all'alpinismo come a tavola si cambia portata tra il primo ed il secondo. La Pazza si era fatto realizzare, prima che si trasferissero lì, uno spazio a tripla altezza di un paio di centinaia di mq con un finestrone verticale che dava sui ghiacciai dai quali, aveva previsto, doveva arrivargli l'energia.

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