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Forse di energia gliene arrivò una scarica in un colpo solo perché dopo pochi giorni che cercava la giusta concentrazione per lavorare ad un'opera che si sarebbe dovuta sviluppare su quasi tutta l'altezza del suo enorme studio, probabilmente a seguito di un miscuglio di LSD, alcool e THC, corse fuori quasi completamente svestita e vi rimase per un tempo fortunatamente breve per esserle fatale ma sufficientemente lungo per mandarla in uno stato molto preoccupante di ipotermia i cui postumi si protrassero, amplificando e prolungando l'effetto delle sostanze chimiche e dell'alcool, per un tempo che a lei parve infinito. Nelle settimane seguenti visse come in preda ad una sorte di trance e le furono necessari alcuni mesi per ritornare in condizioni di "normalità", se mai di normalità poteva parlarsi con quella donna. Durante tale periodo rimase rinchiusa perennemente nel suo angolo di casa che comprendeva, oltre ad un'ampia camera da letto con una comodissima sala da bagno, uno studiolo con una chaise longue su cui passò la quasi totalità del tempo. Tutti e tre i suoi ambienti erano dotati di ampie vetrate che si affacciavano su di uno scenario naturale mozzafiato. Lei volle tenere perennemente tirate le tende oscuranti, lasciando ad alcune piccole lampade schermate di rosso il compito di illuminare tetramente quegli spazi. Non si distingueva il giorno dalla notte, c'era sempre la stessa fioca luce, mentre lei rimase in un lungo, estenuante delirio durante il quale non mangiò che pochi bocconi in tre occasioni, vomitandoli puntualmente subito dopo. Un medico la tenne monitorata costantemente, ma dopo che lei si fu strappata per l'ennesima volta la flebo dal braccio, provocandosi anche un taglio da cui perdette una discreta quantità di sangue prima di poterla immobilizzare ed intervenire, si allarmò a tal punto da giudicarla in serio pericolo di vita qualora non avesse ripreso ad alimentarsi immediatamente.

Come se lei avesse carpito quelle parole che erano comunque state pronunciate lontano dalla portata del suo udito, quella stessa sera trangugiò di buona lena tutto il biberone di vegetali frullati che il marito, preparandole, pensava già che avrebbe potuto usare per preparare uno dei suoi speciali risotti l'indomani.

Si spostò sul letto e dormì fino alla mattina dell'indomani quando, con notevole sorpresa dei familiari, la trovarono in cucina con una lauta colazione pronta per tutti.

Prese in braccio Friday che guardava il padre con un'espressione di terrore sul viso. Non aveva alcuna memoria di episodi del genere, aveva visto sempre quella donna con paura e disprezzo, non era mai stato, per quelli che erano i suoi pur brevi ma intensi ricordi, baciato da lei. Nemmeno avvicinato e toccato se ci pensava bene. Quel giorno volle uscire in compagnia del marito e del figlio a fare una passeggiata nella soleggiata quanto pungente mattina antartica. Si equipaggiarono adeguatamente e si guardarono contemplando il volto degli altri su cui si dipingeva dove stupore ed incredulità e dove inimmaginabile gaiezza e serenità. Sul volto del bimbo, la diffidenza si trasformò piano in curiosità e proseguirono saltellando, incitati da lei, per qualche lungo e storico istante. Poi si fermarono e Pilar si getto a terra con le spalle tirandosi addosso suo figlio. Lo abbraccio stringendolo con tutta la debolezza accumulata durante gli ultimi tempi, lo baciò e poi, animata da una sorprendente energia vitale, lo sollevò con le braccia da sotto le ascelle e lo sostenne sollevandogli anche la parte inferiore del corpo con i piedi sollevati. Il bimbo godette a pieno di quel nuovo ed inatteso affetto ed iniziò a sorriderle di gusto. Si alzarono e lei si avvicinò al marito, lo abbracciò e stringendolo a se gli disse, con una voce fioca ed una lacrima che le scivolava veloce sulla guancia sinistra, Grazie! Scusami... Ti Amo!

Tornarono a casa e lei manifestò il desiderio di mangiare per pranzo qualcosa di speciale preparato da Mike. Si sistemarono in cucina con Friday che con sguardo sognante si sdraiò sul divano addormentandosi all'istante. Indossarono entrambi un grembiule da chef ed iniziarono a preparare. Lei affettò la cipolla e poi peperoni, cavoletti di Brussel, ed asparagi. Seguendo amorevolmente le indicazioni di Mike, proseguì frullando un misto di ortaggi che lui aveva selezionato, lavato e tagliato a pezzi. Lavò l'amaranto e lo mise a cuocere con uno spicchio d'aglio spezzettato e un po' di zenzero grattugiato. Lui preparò il suo solito soffritto di cipolla, aglio, sedano, peperone, crema di foglie di broccoli e, quando appassì al punto giusto gli aggiunse la salsa di soia e dopo poco un cucchiaio di olio extra vergine di oliva che si era fatto spedire da un suo amico dalla Provenza. Quando il tutto caramellò, aggiunse il frullato, mescolò e coprì parzialmente il wok abbassando l'intensità della fiamma. Fece cuocere per alcuni minuti poi aggiunse l'amaranto che aveva già assorbito la metà dell'acqua necessaria alla sua completa cottura, mescolò il tutto per amalgamare e spense il fuoco lasciandolo riposare per un lungo tempo durante il quale fece finalmente l'amore con sua moglie dopo anni di completa astinenza. Fu un amplesso itinerante per quasi tutti gli ambienti di quella meravigliosa residenza che chiunque si sarebbe stupito di trovare in quell'inospitale angolo di Mondo.

Quando Friday si svegliò, trovandosi solo sul divano in cucina, credette di aver sognato ed andò dritto verso l'alloggio di Cristine, la cameriera che, quando il padre non era in casa, gli faceva compagnia. Passando dalla sala da bagno che conteneva una completa spa in scala familiare, fu richiamato da uno sciabordio di acqua e, sdraiati comodamente in una vasca, vide il padre e la Pazza che conversavano amabilmente sorridendosi a vicenda. Erano le tre del pomeriggio e loro avevano passato le ultime quattro ore intenzionati seriamente ad estinguere il debito di amore che avevano accumulato a vicenda durante gli ultimi tre anni. Friday, dapprima disorientato, realizzò che non era stato solo un sogno, quello che lo aveva fatto svegliare di ottimo umore, si denudò velocemente e si tuffò assieme a loro in quel bagno caldo ristoratore. Giocarono assieme felici mentre Cristine, eseguendo alla lettera le indicazioni di Mike, aggiunse del Parmigiano all'amaranto ormai freddo, lo mescolò e lo stese in una teglia spargendogli sopra un mix di cubetti di zucca gialla, pomodoro e patate bollite e ricoprendo il tutto con un sottile strato di salsa di pomodoro ed un'altra spolverata di Parmigiano. Stappò una bottiglia di Sassicaia del '99 e la mise a decantare. Quando la rigenerata famiglia si presentò in cucina vestita come dovesse andare ad un gran galà, il forno era stato spento da oltre mezz'ora ed il contenuto della teglia era alla temperatura ottimale per essere servito e gustato. Anche il vino iniziava ad esprimere il meglio di se.

I due maschietti mangiarono due porzioni a testa, il resto, anche più del doppio, lo mangiò di gran gusto Pilar. Il bimbo imparò velocemente a chiamarla Mamma. Chiunque avesse avuto modo di assistere a quella giornata, avrebbe provato sicuramente una forte sensazione di invidia nei confronti di quella famiglia. Cristine che l'aveva spiata quasi completamente, non lasciandosi certo sfuggire i dettagli più intimi, pur espletando impeccabilmente i suoi compiti, come sempre, quando non era chiamata dal dovere si immergeva in uno stato di sbigottimento tale che la disorientava completamente. Aveva conosciuto i suoi padroni quando Friday aveva pochi giorni e da allora, la sua padrona, conosciuta già in condizioni pessime, era andata peggiorando di giorno in giorno.

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