Capitolo 2

883 48 15
                                    

Lupin era andato da Fujiko e il tempo era bello. Ero deciso ad allenarmi in giardino, convinto che nessuno mi avrebbe disturbato. Ma Jigen aveva altri piani, deciso a passare tutta la giornata a letto voleva che gli facessi compagnia. -Non posso, devo allenarmi.-

-Ma possiamo allenarci anche a letto, mio grande samurai!- Sorrisi malizioso,

-Mi distrarresti troppo, tiratore. E devo allenarmi seriamente, oggi.- Sbuffò, accendendosi la prima sigaretta della giornata. Gli sfiorai le labbra con un fugace bacio e uscii.

Dopo essermi allenato per quasi due ore, mi venne sete. Lasciai quindi la mia katana in giardino assieme al kimono e corsi, a petto nudo, in casa per bere in fretta un bicchiere d'acqua. Decisi di non disturbarlo perché magari si era rimesso a dormire. In fondo, erano solo le otto e un quarto del mattino. Tornai di corsa in giardino, sorridente e felice come non mai. Presi il kimono e lo usai per asciugarmi il sudore dalla fronte e dalle spalle. Quando lo riappoggiai sul muretto, però, notai con sgomento che la katana non c'era. Feci il giro del giardino con la speranza che magari l'avevo poggiata da un'altra parte e che mi ero confuso.

-Ehi, Goemon, cerchi questa per caso?!- Mi voltai di scatto, la mia felicità sparita del tutto. Jigen, vestito di tutto punto, era appoggiato alla parete della casa, una delle sue sigarette tossiche in bocca e la mia katana tra le braccia. Sorrisi nervoso, -Ciao, Jigen... sono felice di vederti qui...- Buttò a terra la sigaretta e la schiacciò con un piede. Ghignò sadico,

-Io non sarei felice, fossi in te...-

-Come no?! Sono sempre felice di vederti, Jigen! Anche se non capisco il motivo per cui hai in mano la mia katana...-

-Sai, Goemon, ho pensato che senza questa spada tu non saresti un samurai e che, quindi, non dovresti allenarti ore e ore tutti i giorni... sbaglio, forse?-

-No, non sbagli di certo... ma io sono un samurai e...-

-Già... ed è per questo che ho deciso di sbarazzarmi di questa spada, così non dovresti allenarti ogni santo giorno e potresti riposarti tranquillamente.- Iniziai a sudare freddo, ma decisi che stava scherzando. Si staccò dal muro e mi venne vicino, lentamente. Allungai un braccio verso di lui, imperioso. Scosse la testa, quel ghigno terrorizzante ancora dipinto sul volto. Strinsi i pugni, furioso, -Ridammela.- Fece ancora pochi passi e mi posò le labbra sull'orecchio, -Vieni a prenderla.- Cominciò a correre ancor prima che potessi accorgermene, il cappello calato sugli occhi e la mia Zantetsu-ken tra le braccia. Sorrisi, tirato, -Non è divertente, Jigen.-

-Lo so, Goemon... ma io non sto giocando.- Qualcosa nel suo tono mi convinse che non stava mentendo. Urlai:-Ridammela subito!-

-No!- Sbuffai e iniziai a corrergli dietro, veloce. Lo raggiunsi in breve tempo e, con un salto, gli fui davanti. Allargai le braccia per impedirgli di muoversi in qualsiasi modo.

-Ridammela, Jigen. Ora.- Se la strinse di più contro il petto, come se fosse un tesoro da proteggere, -Non ci penso neanche... no.- Sbuffai, spazientito, e mi fiondai contro di lui. Afferrai la mia katana e iniziai tirarla con forza, -Ridammela! Non fare il bambino capriccioso, Jigen!-

-Quello che sta facendo il bambino capriccioso sei tu, Goemon!- Continuai a tirarla, risoluto. L'avrei ripresa anche a costo di strappargli le braccia! Con un sospiro, mollò la presa, -D'accordo, riprenditela!- La strinsi tra le mani con un sorriso di vittoria. Scosse la testa, -Non riesco a farmene una ragione...- Lo aveva sussurrato con una voce talmente flebile che feci fatica a sentirlo. Il sorriso mi sparì dalle labbra. Lo fissai, perplesso, -Di cosa parli?- Prese il pacchetto dalla tasca posteriore dei pantaloni e si accese una sigaretta con lentezza esasperante. Deglutii. Quella lentezza, lo sapevo per esperienza, annunciava solo tempesta. Infatti, il suo urlo furioso infranse il silenzio che si era creato fra noi:-Quella spada non può essere davvero più importante di me! Dannazione, quella maledetta cosa non ha anima, sentimenti, passioni... non ha un dannato niente quella dannata spada!- Rimase sconvolto. Non riuscivo a credere alle sue parole. Tentennai, confuso, -Anche la tua pistola è più importante di me...- Buttò la sigaretta a terra e la schiacciò con rabbia, scuotendo la testa con convinzione, -No, non lo è! Non lo è più, ormai!- Teneva gli occhi bassi, la schiena piegata. Non lo avevo mai visto così. Lasciai cadere la Zantetsu-ken sull'erba, con un piccolo tonfo. Gli presi il volto tra le mani. Le sue guance erano rigate di lacrime. Si divincolò dalla mia presa, -Non mi toccare! Non guardarmi nemmeno! Tu... tu sei più importante di qualsiasi cosa, per me! Sei più importante della mia Smith & Wesson, più importante del mio cappello, più importante delle mie sigarette, più importante di tutti i soldi di questo pianeta... sei importante per me, Goemon...- Sorrisi, intenerito da quella parole sputate a raffica. Presi di nuovo il suo viso tra le mani e questa volta non si divincolò. Lentamente, asciugai le lacrime dalle sue guance incavate con piccoli baci. Lo abbracciai, -Scusa... io non lo avevo capito... mi dispiace, Jigen...- Scosse la testa sulla mia spalla,

-Ci credo che non lo hai capito... sei testardo come un mulo e cieco come un muro!-

-Hai ragione... scusami, Jigen... la mia katana non vale niente in confronto a te... è solo una dannata spada... tu sei importante per me, Jigen...- Si allontanò un pochino da me, quel tanto che bastava per fissarmi negli occhi. Sorrideva, ora, felice come un bambino. Gli baciai piano la bocca appena dischiusa e poi sorrisi, -Inizia a fare caldo... ti va se mi unisco a te per un intero pomeriggio di tranquillità?-

-Certo che mi va, grande samurai!- Scoppiai a ridere e gli presi la mano, camminando lentamente verso casa...

La pistola e la katana...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora