Capitolo 3

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  Bisogna dire che il nostro primo incontro non è esattamente consueto. Abbiamo parlato di questo fino ad adesso. Uno dei migliori ricordi che ho di quel giorno è la faccia che ha fatto quando ha avuto a che fare con la mia normalità.

"Come va il braccio?"

"Bene, è solo un leggero fastidio"

"Bhe, almeno non ti si è riaperta la ferita...scusa se non mi sono accorta di quel tipo"

"Non ti devi scusare, per te questo e altro" si prende poi un momento di pausa, come se stesse cercando confessare qualcosa di cui non vorrebbe nemmeno parlare
"Ti amo"

Mi scosta il ciuffo dall'occhio destro e fa per avvicinarsi, ma Goemon compare così, all'improvviso. Diciamo che all'inizio mi irrigidisco un poco, ma non molto...sembro semplicemente un baccalà. E se devo essere sincera ho la mano pronta a impugnare la pistola.
"Sono stato uno sciocco. So di aver sbagliato e che se non mi aveste fermato avrei fatto una cosa che non solo avrebbe distrutto tutti i miei principi, ma anche la mia anima. Spero che mi perdonerete. Sappi che ora ti sostengo per entrare a far parte di questo gruppo"

Mi ci vogliono un paio di secondi prima che la rigidità mi abbandoni. Mi rendo conto che le sue scuse sono sincere, e forse sono stata un po' troppo afrettata con il mio giudizio. Credo di aver fatto male a pensare che non ci si potesse fidare di lui. "Sta tranquillo amico ti perdono...ma spiegami una cosa...perché tu e Lupin dovete sempre avere qualcosa da dire nei momenti meno opportuni!?"

"Ho interrotto qualcosa?"

"No guarda...era semplicemente un momento perfetto, perfetto sia per ciò che veniva detto e sia per l'atmosfera e la compagnia...lasciamo stare"

"Non era mia intenzione...forse potevo dirvelo prima"

"Cosa vuoi dire con prima? Vuoi dire che eri qui da un po' e che magari hai sentito che razza di problemi mentali ho!? Fantastico...sai, dovrai abituartici"

Ok, forse è il caso che io mi calmi. Comunque non mi aspettavo delle scuse sincere da lui...meglio così, nient tensioni, niente problemi, per farla breve non ho compromesso l'integrità del gruppo...Visto che ancora non siamo contenti andiamo a bere qualcosa nel nostro locale preferito, il Jazz Club di Time Square. Già, casualmente il mio locale preferito è anche il suo locale preferito. Dopo tanti anni che vengo qui ancora non ho imparato a giocare a biliardo. Facciamo una partita...e dire che mi straccia è dire poco. Faccio letteralmente schifo a biliardo, sono una causa persa. Qui ci conoscono praticamente tutti, e fortunatamente vedendo che facciamo parte di gruppi completamente diversi non fanno commenti del tipo 'Come mai un'agente dell'Interpol frequenta un ex tiratore della malavita di New York?' ...e se dovesse accadere giuro che tiro giù i santi. Non deve scoprire da qualcun'altro che lavoro per l'Interpol, devo essere io a dirglielo al momento giusto e nel modo giusto, sperando che la prenda bene. E' esattamente questa la mia paura più grande, che cosa potrei fare se la prendesse male anche se sarò stata io a dirglielo? Per i miei gusti è già troppo che sappiano che sono la nipote di Zenigata senza che l'abbia detto io. Ci prendiamo uno scotch doppio e spariamo cazzate per un po'. Poi per noia cito alcune delle mie figure del cavolo, la lista è quasi infinita. Fra un po' rischio di farne una al giorno. Beve l'ultimo sorso del suo scotch, come per darsi animo o coraggio, stessa cosa.

"Ti amo"

Per poco non lascio andare il bicchiere...o per poco non stramazzo a terra. Prima non ho fatto tempo a reagire o a prestare perfettamente attenzione al suo tono di voce. Ora che ci faccio caso ho il cuore in gola. Devo dare una risposta, insomma...non posso starmene semplicemente qui ferma aspettando che mi venga un fottutissimo infarto "Io...anche io, credo...però dopo tre giorni scarsi...non mi sembra il caso di..."

Non mi lascia finire la frase, mi bacia all'improvviso. Per un momento rimango parecchio rigida e con gli occhi spalancati...ma infondo è quello che speravo. Lascio che la tensione abbandoni il mio corpo e mi lascio trasportare (ovviamente nel limite della decenza). Andiamo avanti parecchio e andremmo avanti ancora, se non fosse per una battuta del barista che ha attirato l'attenzione di tutti, anche delle persone sbagliate. Scopro solo ora che mio zio è qui, e se il barista non avesse fatto quella battuta forse non si sarebbe neanche accorto di noi. E' a dir poco incazzato...ops. "Zio, non è come credi...posso spiegare" e intanto mando giù l'ultimo sorso di scotch

"Tu, piccola ingrata! Ti ho cresciuta, ti ho dato dei principi e tu che fai!? Baci un avanzo di galera che molto probabilmente bacia donne che si vedono ogni notte! Ora tu torni a casa tua e quello lo butto in prigione...se ti vedesse tuo padre!"

"Primo, ha un nome, e sai bene quanto me che è Jigen. Secondo, lascia stare papà, sai benissimo come la pensava. Terzo, scusami tanto, ma la tua dolce nipotina è cresciuta in fretta, e sa badare a se stessa da quando aveva quindici anni" detto questo gli do una spallata che lo fa cadere vicino al tavolo da biliardo. Usciamo più in fretta che possiamo, cercando di lasciare il maggior distacco possibile da Zazà."Vai a prendere la macchina, penso io a trattenerlo"

Fortunatamente mi rendo conto che ha lanciato le sue solite manette con chissà quanti metri di filo di titanio o quello che è, così sparo e devio il loro percorso ad un palo vicino a lui "Ora capisco perché non fai rapporto, perché non rispondi alle chiamate e perché spari ai tuoi colleghi"

"Jigen non è come credi...nessuno di loro è come credi. E poi non è niente di serio, è una cosa così tanto per"

Interpol no moreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora