Ron

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L'orologio segnava le 7 e 12; tra pochi secondi mio figlio sarebbe entrato nella stanza urlando che dovevo alzarmi e accompagnarlo a comprargli il regalo di compleanno. Quel giorno Hugo avrebbe compiuto dieci anni: ormai mancava sempre meno al giorno in cui sarebbe arrivata la sua lettera di ammissione ad Hogwarts; facendo diventare ansiosi tutti noi. Come predetto, la porta della camera si spalancò e un euforico bambino dai capelli rossi corse verso il letto e iniziò a saltarci sopra.

«Papà, papà! Alzati! Dobbiamo comprare il mio regalo!» Faceva così da quando aveva cinque anni; la prima volta che lo fece Hermione si spaventò moltissimo, tanto che entrambi credemmo avesse fatto un brutto sogno.
«D'accordo Hugo, mi alzo. Intanto vai a vestirti e scendi a fare colazione.» gli dissi una volta che smise di saltellare sul materasso. Lo vidi correre via, dandomi così la possibilità di prepararmi. Avevo già avvertito George che sarei andato al negozio con Hugo quella mattina, prima che nostra madre arrivasse per portarlo alla Tana. Finii di lavarmi e vestirmi e corsi al piano di sotto, dove Hermione aveva preparato la colazione per tutti quanti. Al posto di mio figlio, c'era una lettera indirizzata a lui; non ci misi molto a capire che il mittente era sua sorella.

«Tanti auguri tesoro!» Mia moglie si fiondò ad abbracciarlo, riempiendolo di baci e carezze, nonostante lui sembrasse non gradire molto; si sedette al suo posto e guardò con attenzione la busta prima di aprirla.
«È la mia ammissione a Hogwarts?» domandò speranzoso. Hermione e io ci scambiammo un'occhiata, prima di infrangere il suo sogno.
«No, quella arriverà il prossimo anno. Quella lettera è di Rose.» dissi cercando di non deluderlo troppo. In realtà sapeva benissimo che la lettera della Scuola gli sarebbe arrivata solo l'anno successivo, ma sperava di varcare i cancelli del Castello il prima possibile.
«La leggo quando torno dalla nonna. Adesso voglio andare con papà a comprare il regalo!» La sua testardaggine mi fece sorridere: gli avevo promesso la settimana prima che lo avrei accompagnato ai Tiri Vispi Weasley, perché lo zio George gli avrebbe regalato un oggetto magico a sua scelta. Dire che non stava più nella pelle era un eufemismo.
«Va bene, andiamo. Dai un bacio alla mamma e compriamo questo regalo.» Salutai rapidamente mia moglie, per il semplice motivo che mio figlio mi tirava per la giacca, mettendomi fretta. Dopo meno di un minuto, ci trovammo davanti all'ingresso del negozio in cui mio fratello e io lavoravamo. L'emozione che si dipinse sul suo volto era indescrivibile così, per sorprenderlo ancora di più, lo presi per mano ed entrammo.

«Buon compleanno, Hugo! Scegli ciò che vuoi. Quello sarà il mio regalo di compleanno per te, anche se a sborsare i galeoni sarà tuo padre.»
«Grazie, George. Il tuo affetto verso di me aumenta ogni giorno di più, vero?» mormorai ironicamente. Mentre scambiavo un paio di battute con mio fratello maggiore, mio figlio curiosava da uno scaffale all'altro alla ricerca del regalo perfetto. George lo affiancò, in modo che potesse illustrargli a cosa servissero tutti quegli oggetti.

Improvvisamente, quasi come un sogno a occhi aperti, mi tornò alla mente il giorno dell'apertura. Molti degli amici dei miei fratelli erano presenti, divertiti e sorpresi da ciò che era si trovava nel locale. Io, ovviamente, ero con Hermione ed Harry; avevo visto qualcosa di interessante da comprare, così richiamai la loro attenzione.

«Quanto costa?» domandai mostrando a George e Fred l'oggetto in questione.
«Cinque galeoni.» risposero in coro. Niente sconto per uno dei fratelli minori?
«E per me?» chiesi nuovamente, cercando di fargli capire che ai familiari bisognava ridurre un pochino il prezzo.
«Cinque galeoni.» ripeterono, senza battere ciglio. Ma lo facevano apposta?
«Sono vostro fratello!» dissi un po' disperato. Si guardarono per una frazione di secondo, poi diedero la loro sentenza.
«Dieci galeoni.» Stavano scherzando, non è vero?

Vidi mio figlio correre verso di me, un oggetto magico tra le mani e gli occhi lucidi, soddisfatto e contento nell'aver trovato il suo regalo ideale. Senza dire una parola lo presi per mano sorridente e lo portai alla cassa, feci il giro del bancone e guardai sull'etichetta di carta quale fosse il prezzo.
«Miseriaccia! George, ma costa tantissimo!» protestai, mio fratello rideva sotto i baffi, conscio che mi sarei lamentato per il costo dell'oggetto magico.
«Poche lamentele e tira fuori i galeoni dalla tasca, Ron. Tuo figlio ha scelto questo; io non posso costringerlo a cambiarlo solo perché costa tanto.» si giustificò George alzando le spalle. Esasperato, misi l'equivalente del prezzo nella cassa del negozio, tornai da mio figlio e lo accompagnai fuori, per fargli usare la Metropolvere così da poterlo far arrivare a casa dei miei genitori.

«Buon compleanno figliolo. Divertiti dalla nonna.» Lo feci andare via, mentre mi salutava con la sua mano paffuta e il volto allegro e felice. Mi presi cinque minuti per non rattristarmi sul flashback sui miei fratelli. La foto di Fred e George sorridenti era appesa sopra la cassa, per omaggiare i primi proprietari, di cui uno scomparso. Non ero bravo come lui a fare gli scherzi, ma non potevo lasciare solo il suo gemello. Non mi sarei mai comportato come Percy. Io non ero né lui né Fred, ma ero un Weasley, e ne ero fiero.

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