Arthur

225 27 3
                                    

2 maggio 2018,
Ministero della Magia.

Passeggiavo per uno dei corridoi del secondo livello con diversi faldoni sotto il braccio, chiacchierando con un mio collega mentre raggiungevamo il mio ufficio. Mancavano pochi metri alla mia porta, quando una voce richiamò la mia attenzione e quella del mio collega.

"Tra venti minuti comincia la commemorazione dell'anniversario della Battaglia di Hogwarts."

Mi sentii mancare: erano passati vent'anni da quella notte. Fui costretto ad appoggiarmi alla parete alla mia destra, placando il respiro come meglio potevo.
«Arthur, va tutto bene?» domandò il mio collega. Annuii, cercando di assumere un'espressione diversa da quella che avevo in quel momento. Raggiunsi velocemente il mio ufficio e posai l'enorme malloppo di fogli che dovevo leggere e controllare; mi stavo preparando per la commemorazione, quando il mio sguardo cadde sulla foto della mia famiglia che tenevo sulla scrivania. La presi tra le mani e la guardai attentamente: era una delle poche volte che eravamo tutti e nove insieme, Ginny avrà avuto otto anni, sorridevamo tutti fregandocene di ogni problema. Fred e George avevano deciso di vestirsi da beduini, facendo impazzire come sempre Molly.

"Dieci minuti alla commemorazione del ventennale della Battaglia di Hogwarts."

Posai la foto e uscii dal mio ufficio, dirigendomi verso il luogo in cui tutti i miei colleghi e io avremmo ricordato i maghi morti per salvare il mondo magico da Lord Voldemort.

Come me, altri che lavoravano al Ministero avevano perso amici, familiari e colleghi quella notte. Percy era già lì, sicuramente pensava a suo fratello. Mi avvicinai, posandogli una mano sulla spalla; i nostri occhi si incrociarono velocemente e potei notare che i suoi erano già arrossati dal pianto.

«Non riesco a credere che siano passati vent'anni.»

«Stento a crederci anche io. Tuo fratello sarà sicuramente a Godric's Hollow in questo momento...» risposi sospirando. Kingsley era ancora impegnato a parlare con alcuni colleghi: lui era lì, ricordava bene quanto ognuno di noi avesse sofferto.

«Prima di tornare a casa ci andrò anche io. È molto tempo che non vado a trovare Fred.» Guardai mio figlio e gli sorrisi debolmente, ricordando quei momenti in cui eravamo tutti seduti intorno alla tavola della Tana a parlare, ridere e scherzare. Quante volte Molly sgridava i gemelli perché continuavano a fare scherzi durante il pasto? Qualche volta toccava a me farlo, ma loro sapevano che sotto sotto mi divertivo a vederli fare i dispetti a tutti.

Kingsley iniziò, come faceva da diciannove anni, un breve discorso su quanto coraggiosi erano stati quei maghi e streghe che avevano perso la vita nella battaglia contro il Signore Oscuro. Pensai anche a Tonks e Remus, al piccolo Ted che non li aveva mai conosciuti. Mi asciugai rapidamente gli occhi e tornai ad ascoltare le parole che il mio amico e Ministro stava pronunciando per l'occasione.

Facevamo la commemorazione ogni anno alla stessa ora, quando mancavano dieci minuti all'una del pomeriggio; spesso quando tornavamo a casa per mangiare, molti approfittavano di quel momento per raggiungere i propri cari al cimitero. I primi anni Molly e io andavamo sempre la sera a Godric's Hollow, trovando a volte Ron e Ginny. Sapevamo bene che George ci andava la mattina prima di andare a lavorare, nonostante non capissimo per quale motivo non voleva aspettare almeno uno di noi. Neanche Angelina era riuscita ad andare mai con lui, sebbene fosse sua moglie.

Estrassi l'orologio dalla giacca e guardai l'ora: mancavano due minuti all'una, segno che la commemorazione era quasi finita. Kingsley parlò nuovamente, mormorando parole di conforto e, appena terminò, tutti tornammo nei nostri uffici.

Raggiunsi immediatamente il mio piano e, senza fermarmi, entrai nel mio ufficio e andai alla mia scrivania, riprendendo tra le mani quella foto che facemmo in Egitto tanti anni prima. Molte cose erano cambiate da allora; a parte Charlie tutti si erano sposati, tutti avevano avuto dei figli, regalando a me e mia moglie dei nipoti fantastici e adorabili.

Seppur riluttante, posai la fotografia e tornai al mio lavoro, concentrandomi come meglio potevo. La giornata passò abbastanza velocemente, quasi volando e non mi resi subito conto che era già ora di tornare a casa. Stavo per uscire dal mio ufficio ma qualcosa mi rimandò indietro: senza pensarci, presi la fotografia che tanto avevo guardato quel giorno e la infilai nella mia ventiquattrore. Raggiunsi i miei colleghi e tornammo ognuna dalle nostre famiglie.

Mi ritrovai nel camino del salotto di casa mia, un po' impolverato dalla fuliggine rimasta attaccata alla canna fumaria e dalla polvere usata per tornare a casa.

«Arthur, finalmente! Vieni, datti una pulita e andiamo a trovare Fred.» La voce di Molly proveniva dalla cucina, ma dopo pochi attimi me la ritrovai davanti, un sorriso triste sulla bocca e gli occhi lucidi. Presi la foto dalla valigetta e la posai sul ripiano vicino a una recente immagine di tutti i nostri nipotini.

Ci prendemmo per mano e ci Materializzammo a Godric's Hollow: come immaginavo, molti andavano a trovare i familiari morti durante la battaglia, tanto che nel cimitero c'era un via vai continuo di maghi e streghe che arrivavano o andavano via.

Camminammo vicini fino alla lapide di nostro figlio e la trovammo perfettamente pulita e con i fiori freschi e profumati. Piegai una gamba e seguii con le dita il nome di mio figlio inciso nella pietra; alle mie spalle Molly singhiozzava senza ritegno. Mi voltai un attimo a guardarla e l'abbracciai, dandole la possibilità di piangere sulla mia spalla.

«Fa sempre un ottimo lavoro. Dovremmo venire anche noi più spesso come fa George.» La mia voce era rotta dal pianto, nonostante il mio viso non fosse ancora rigato dalle lacrime che mi stavano già offuscando la vista. Molly di scostò dal mio corpo e si mise a guardare la foto che ritraeva sorridente uno dei suoi figli.

«Hai ragione, Arthur. Eppure non ci riesco: mi sento male tutte le volte. Se penso che avrei potuto perdere anche Ginny, io... io...» La interruppi, sapendo molto bene dove volgevano i suoi pensieri.

«È tutto finito Molly. Sono passati vent'anni...»

«Sai quante volte guardo l'orologio e vedo la sua lancetta ferma? Perdere un figlio è la cosa più brutta che possa capitare a un genitore.»

«Lo so, lo so. Ma noi non l'abbiamo perso per sempre.» Le asciugai con le dita le guance rigate dalle lacrime; sapevo bene che i nostri figli odiavano vederci tristi, così provai a ripetere quel gesto che ogni tanto loro facevano a noi.

«Fred sarà sempre qui» dissi posando la mano sopra il mio cuore. «Fred sarà sempre con noi.»

Sarai sempre con noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora