Capitolo 3

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Sono ancora le quattro del pomeriggio e mi sto annoiando a morte.
Cado come un sacco di patate sopra il divano e inizio la ricerca su qualcosa di decente da guardare il quella cavolo di TV.

Ma dopo mezz'ora capisco che è meglio uscire e vado verso il centro commerciale e faccio un po di shopping.
Giro per i negozi e mi compro un paio di jeans blu scuri con uno strappo al ginocchio e una camicia Jeans.
Prima di tornare decido di passare alla stazione e vedo come stanno i cuccioli.

-John Tiffany-gli richiamo appena arrivo al posto,ma mi ritrovo davanti Alex che si fuma una sigaretta.

Mi siedo accanto a lui-Dove sono i cuccioli?-chiedo.
Fa uscire il fumo -Dormono.-risponde seccamente.
-Ok.Come mai qui??-chiedo cercando di aprire una conversazione.
-Niente cerco un po'di relax.-
-Capito.-rispondo

Mi chiedo spesso:
Cosa si prova quando si fuma?
Cosa c'è di bello?
Qual è la tua sensazione?
Perché si fuma?

-Cosa provi quando fumi???-chiedo di punto in bianco.

Ma come cavolo mi fa ad uscire dalla mia bocca una domanda più stupida.
Sicuramente adesso penserà che sono folle.Che figuraccia!!!!

-Vedo il mio respiro e capisco che sono ancora vivo-
Quella risposta mi blocca.
Questo ragazzo deve essere così infelice per dire una cosa del genere.
-Ora vado.-e s'incammina.

Rimango a riflettere a quelle parole cosi strane cosi brutte da sentire.
Quel ragazzo nasconde qualcosa.
Qualcosa di triste,di brutto.
"Vedo il mio respiro e capisco che sono ancora vivo"
Mi rimbomba per la testa.
Non riesce ad uscire questa frase,finché finalmente i cuccioli mi risvegliano dai miei pensieri.

Mi viene la splendida idea di portarli a casa,tanto mio padre non c'è e domani li riporterò qui alla stazione.
-Dai cuccioli andiamo a casa!-

Li porto a casa,li faccio il bagnetto,ordino una pizza e mi guardo un film horror.

Mentre c'è la scena più bella cioè quella dell'assassino mentre uccide i figli vengo interrotta dal suono del campanello.
-Ecco la pizza!-parla il ragazzo della pizza.
-Grazie tieni i soldi.-rispondo.
-La mangierai sola?Se vuoi ti faccio compania.-
Capisco il suo gioco,gli sbatto la porta in facendo ignorando le sue grida e continuo il mio film.

Finisco per dormire nel divano abbracciata ai cuccioli.

I primi raggi solari che penetrano dalla finestra,mi interrompo dal mio lungo sonno e mi fanno svegliare.

Era mattino presto,l'orario che piaceva a me.
Mi dirigo verso la finestra del piano di sopra e inizio a fissare il cielo.

Il cielo oggi è grigio come gli occhi di quel ragazzo.
Alex.

Mai visti occhi cosi profondi e misteriosi,nascondono qualcosa,nascondono segreti che nessuno sa leggere.

Sono ancora le cinque del mattino,sveglio i cuccioli e li riporto in stazione.

L'aria è fresca.

Oggi fa più freddo del solito,le mani si raffreddano,ma una bella sensazione.

Mi metto a camminare per la ferrovia con le braccia aperta.
Mi sento così leggera come il vento.
La sensazione di tranquillità mi riempe il cuore.
Dopo una lunga passeggiata mi siedo per terra,poso il mio zainetto accanto a me e prendo il mio MP3 mettendo il brano "What do you mean"
Mi perdo tra le sue bellissime note e mentre disegno.

Finché non vedo che alcune goccie d'acqua cadono sul mio foglio e mi accordo che sta per iniziare a piovere.

Un sorriso appare sul mio viso,
ho sempre amato la pioggia fin da piccola,
giocare nell 'acqua,
urlare,
ridere,
cadere,
correre,
esprimere le mie emozioni.

Inizia a piovere sempre di piu.
Inizio a ridere senza un motivo e correre.
Corro,corro,corro.

Mi libero dai miei pensieri e dalle mie malinconia.

L'acqua che scende sul mio corpo mi tranquillizza.
Rimango nella stazione a giocare con i cuccioli.
Finché non smette e torno a casa.

-Per quale motivo sei bagnata in questo modo??-mi urla mio padre appena metto piede in quella casa.
-Stavo tornando a casa ed ha iniziato a piovere-mento.
-Ma sei asina non sapevi che oggi pioveva,non guardi il meteo o sei sempre impegnata a disegnare e ascolatare schifezze.
Fila subito in camera tua!
Non vali niente come figlia!
Mi deludi!!Le ragazze alla tua età dovrebbero studiare per l'università e no restare sempre tra le nuvole!!Non capisci che tra due settimane va all'università.Lo capisci!!
O sei così stupida.Capisco perché tua madre ti abbia lasciata a me.
Non riusciva più a sopportarti.
E ora vai in camera tua!!-mi urla in faccia mentre io rimango lì a fissarlo.

Questo non è mio padre.
Non è l'uomo dolce e premuroso nei miei confronti.
Adesso è un mostro,uno sconosciuto per me.

Salgo subito in camera mia cone lacrime.Ogni singola parola che ha detto mi ha ferito.
Impossibile che un padre riesca a dire cose del genere,non può essere.

Mi manca papà.

Il mio vero papà.

Quello che mi amava per davvero.

Mi manca.


Spazio autrice
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"Lei era poesia.Lui analfabeta."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora