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Ovunque io sia,
Sono perso.


«Non so, lo sai che non mi piace quando-»

«Hey» proprio in quel momento doveva arrivare?

«Zay, un attimo» disse Louis, cercando qualcosa dalla tasca della giacca. Alzò lo sguardo, puntando gli occhi sul ragazzo che aveva appena parlato. Louis, con una mossa, abbassò il finestrino che lo affiancava, per poi porgere la mano verso la mano del ragazzo. «Tieni» disse.

I due si scambiarono un sorriso scarso, il ragazzo lì fuori, sudicio, attraversò la strada, fino a sedersi sul marciapiede su cui ci erano posti dei cartoni.

«Aspetta, tu hai dato i soldi a quel coso?» chiese il moro, accanto a lui, allibito.

«Sì, purtroppo non è un coso, Zayn. È un ragazzo normale, per precisare. Comunque passo qui ogni giorno, ed ogni giorno gli dò massimo tre monete» rivelò, notando poco dopo che il semaforo era tornato verde.

«Quindi quel ragazzo ti fa l'elemosina ogni giorno? Oh, Tomlinson, non me lo sarei mai aspettato da te!» disse, accentuando di più la terza parola, per poi prendere una sigaretta ed accenderla sotto gli occhi di Louis.

«Già» rispose il liscio, guardando prima a destra e poi a sinistra, sospirando. «Comunque, cosa ti stavo dicendo?» disse poi.

«Stavamo parlando di Liam, poi tu hai iniziato a fare il ge-» Louis lo anticipò subito.

«Senti Zayn, lo sai. Sono geloso e mi dà semplicemente fastidio che tu frequenti gente a caso» Louis inspirò il fumo che Zayn aveva sparso nella macchina. Con il petto che pesava.

«Lo so, sì, hai ragione. Non te lo dovevo neanche chiedere. Gli dirò che non posso, mh?» il moro abbassò la testa, alzando un po' gli occhi, sapendo esattamente dove il suo migliore amico volesse andare a parare.

«Guarda, esci con il tuo amico, ma se ti spezza il cuore non tornare da me» rispose allora, parcheggiando sotto casa, ormai scocciato.

«Ma dai, Louis. Lo sai che non ti lascerei mai da solo» disse abbassando sempre di più la sua voce.

Louis spense la macchina girando la chiave e mettendosela in tasca, si girò, osservò il moro che era diventato quasi rosso per l'imbarazzo, ma il liscio alzò la mano accarezzandogli la guancia. «Domani devo andare in università, quindi hai il giorno libero, esci con chi cazzo ti pare, ma non portarlo a casa» le carezze finirono quando Zayn annuì.

Dovevano andare avanti. E Louis lo sapeva.

Appena entrati nell'appartamento, l'appartamento che condividevano da due anni, Zayn sbuffò alla vista di Eddy addormentato sul tappeto del salotto.

«Questo mostro si è dato, guarda che cazzo ha combinato!» imprecò il moro, evitando i beni che il cane aveva lasciato sul parquet. «Non è possibile vivere in questa casa, il tuo cane caga dappertutto!» si lamentò un'altra volta, prima di dirigersi nella loro camera.

Louis con la testa fece un cenno di delusione guardando il suo cane che iniziava a scodinzolare. Appena aveva aperto gli occhi, aveva cominciato ad abbaiare. Cosa molto pericolosa, visto che i vicini di casa li avevano minacciati di chiamare la polizia se quel cane avesse ancora dato fastidio.


Per Louis era diventato tutto un periodo monotono, la sua routine era sempre la stessa, appena arrivato a casa dopo l'università, si metteva sotto la doccia, studiava, cenava e poi studiava di nuovo. E poche volte, quando gli andava, usciva con Zayn. Il fatto che lui si fosse trasferito nel centro di Londra, lo portava sempre a pensare che quella città potesse offrirgli tutto su un piatto d'argento, ma qui le cose erano ben diverse, per ottenere ciò che voleva doveva assolutamente impegnarsi, ed era per questo che aveva deciso, due anni prima, di concentrarsi sullo studio, soprattutto in quel momento che si sarebbe appunto laureato. Quella invece, era una di quelle serate fresche, Zayn lo aveva convinto ad uscire, e sapendo che entrambi avrebbero altrettanto bevuto, decisero di non prendere la macchina.

Uscirono con la sigaretta in mano, ciò che per tutti e due era diventato un vizio. Quando Louis era ancora nella sua fase adolescenziale aveva iniziato a frequentare cattiva gente, fu Zayn ad aiutarlo ad uscire da quel covo di aquile, tanto da diventare inseparabili. E quando Louis gli aveva ammesso che sarebbe partito per la Royal College Of Music University, Zayn non aveva neanche esitato che sapeva già cosa fare.

«Verrò con te» gli disse.

Zayn non aveva mai lasciato Louis da solo, Zayn, nonostante non studiasse da un po', aveva deciso che lui e il suo migliore sarebbero diventati Zayn-e-Louis-inseparabili. Erano due persone completamente diverse, ma sapevano di avere sempre il bisogno della presenza dell'altro. Ed era anche per questo che quando Zayn si portava uno sconosciuto in casa, Louis non trovava parole per esplicitare le sue emozioni. In gran parte si sentiva tradito, sapendo che entrambi non potevano continuare a comportarsi in quel modo, quel comportamento troppo ossessivo e possessivo che provavano l'uno per l'altro, mentre dall'altra parte era felice per lui, il che voleva dire che almeno Zayn era riuscito ad andare avanti, soprattutto dopo quello che a loro era successo.

Louis era ancora sobrio dopo il terzo drink, si chiedeva cosa gli stesse succedendo, ok, era da un bel po' che non usciva, ma ciò non giustificava il fatto che riuscisse a reggere l'alcool quando tempo prima, anche con un solo drink, cominciava a delirare.

«Scusi? Un altro, per favore!» urlò il liscio di conseguenza. Il ragazzo venne strattonato da una gomitata sulle costole. «Oh!» imprecò ad alta voce.

«Oddio, Lou! Scusami.» Zayn gli fece gli occhi dolci, aggiungendo con sé il labbruccio che il suo migliore amico quasi adorava.

«Mi chiedo perché tu sia così carino e allo stesso tempo così imbranato, dannazione!» urlò allora il liscio, sovrastato dalla musica da discoteca.
Zayn stava scuotendo la testa, e la cosa più preoccupante, furono innanzitutto i suoi movimenti. Zayn aveva bevuto così tanto che neanche Louis se ne era accorto.

«Io invece mi chiedo perché non siamo ancora finiti a letto insieme, insomma, siamo entrambi gay e tu ancora non mi hai fottuto!» Zayn si sedette sullo sgabello lì accanto e chiamando il barista, chiese un altro drink. Ridendo.

«Lo sai che non potremmo farlo a prescindere!» urlò Louis, chiedendosi del perché stessero parlando di quello.

«Già, e anche se fosse, non potremmo mai farlo, siamo come fratelli» Zayn bevve il drink tutto in un sorso, sbatté il bicchierino sul bancone, prima di:«Andiamo a casa?»

«Adesso? Siamo arrivati solo qualche minuto fa, Zay!» Louis aggrottò la fronte, stranito.

«Voglio tornare a casa» però rispose semplicemente.

Qualche minuto dopo ed i ragazzi si ritrovarono fuori dal locale, Zayn era un po' traballante, ma con l'aiuto di Louis che gli cingeva il bacino, era riuscito a camminare liberamente.

Parlottavano senza sapere bene cosa si stessero dicendo, quando, ad attirare l'attenzione di Louis, fu una figura che sguaiatamente si stava sdraiando sul cemento.

Così, d'istinto, lasciò andare Zayn, che alzò gli occhi al cielo, e si mise di fronte alla figura. «Hey, guarda che in quest'area non ci si può accampare!»
La figura, che sembrava essere una piccola figura nera, alzò il capo, così che Louis potesse scorgere gli occhi sul suo viso un po' sporco di polvere.
Gli occhi della figura, o meglio del ragazzo, fecero raggelare Louis sul colpo. «Ma che ci fai qui?» chiese allora, maledicendosi due secondi dopo; era ovvio che se quel ragazzo gli faceva l'elemosina era perché:«Sei un senza tetto?», domandò, cercando di recuperare con la domanda precedente. Il silenzio fra i due era ridondante, quasi come se ci fosse stato un fischio assurdo nelle orecchie di Louis.
Il ragazzo si girò nuovamente, evidentemente a disagio. Prese un tessuto abbastanza grande da uno zaino ormai strappato ovunque, e se lo mise in grembo, coprendo anche le gambe. Era come se non desse più bada a Louis che continuava ad essere stranito da quel comportamento. Si sdraiò sul suo cartone marrone, sporco anche questo, e quando il liscio sentì un tocco sulla spalla, ricordò di avere ancora Zayn lì dietro, ubriaco marcio.

«Amico, torniamo a casa» disse Zayn.

After all, You saved me (L.S.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora