Capitolo 6

68 16 23
                                    

«Dai Audrey, di questo passo arriveremo in ritardo a scuola» disse Cloe.

«Scavalco le macchine? Mh?» risposi in modo acido, oggi avevo la luna storta.

«Se magari tu non fossi arrivata tardi questa mattina» sentenziò lei.

Io non la stetti nemmeno a sentire. Ero troppo impelagata nei miei pensieri per badare ad altro. Pensavo a come mi dovevo comportare e cosa era giusto fare nel momento in cui lo avrei visto. Ma niente sembrava giusto. Decisi di mantenere sempre alta la mia testa e di cercare di controllarmi e mantenere la calma davanti alla sua visione. Perché tutto di lui mi inebriava, mi mandava in tilt il cervello, in estasi.

«Ti muovi, Audrey? È scattato il verde» urlò nuovamente Cloe.

Io ritornai con la testa sulla terra e proseguii, in poco più di cinque minuti arrivammo a scuola e scesi dalla macchina appoggiandomi e respirando un po di aria fresca che mi avrebbe rischiarito la mente.

Ma come sempre, al diavolo tutto.

Lui era li, con il suo fare da duro. Con i capelli scompigliati, gli occhi profondi. Con le gambe avvolte a dei jeans scuri strappati, le converse bianche e un giubotto di pelle chiuso che mi portava ad immaginare cosa ci potesse essere sotto. Addominali e pettorali scolpiti ricoperti da una pelle candida. Scossi la testa per scacciare via quei fottuti pensieri perversi.
AUTOCONTROLLO AUDREY.

«Si può sapere che ti prende questa mattina? Sembri in un mondo parallelo» puntualizzò Cloe che non se ne faceva sfuggire nemmeno una.

«Oh fidati, lo sono» risposi e prendendomi subito della risposta appena data, girandomi per l'imbarazzo.

«Audrey sei stana da molti giorni» disse lei con voce e modo pacato «vuoi parlarmi di qualcosa? Ci sono dei problemi a casa? Io ci sono sempre e lo sai» concluse.

Amavo infinitamente questa ragazza. Nei suoi occhi si poteva chiaramente leggere la sua preoccupazione nei miei confronti, e mi faceva male vederla così preoccupata per me e non poterle dire la verità. Dover continuare a costruire castelli in aria per reggere delle menzogne. Ci conoscevamo da anni oramai, e il rapporto di amicizia che si era instaurato era forte e solidale. Dovevo parlarle ma non era il momento.

«Ne parleremo quando sarò pronta, ma non ti preoccupare. Nulla di grave» cercai di rassicurarla.

Lei annuì, ma sapevo che non si sarebbe rassegnata a questa semplice risposta. Era tipico di Cloe indagare fino a quando non avrei sputato il rospo. Ma questo per me non era né il luogo adatto né tanto meno il momento.

Dovetti passare davanti a lui, che stava fermo proprio davanti l'entrata della scuola. Un fantastico profumo di menta inebriò i miei sensi e mandò brividi in ogni centimetro del mio corpo. Cercai di reprimere tutto ciò che mi obbligava a pensare a lui proseguii lungo tutto il corridoio per poi svoltare a destra ed entrare in classe. Fino ad adesso devo proprio dire che me la stavo cavando egregiamente.

Le prime due ore di matemetica e fisica passarono molto velocemente, ultimamente amavo più del solito queste due materie. Poi arrivò l'ora di inglese. Come al solito questa vecchia bisbetica doveva avere un diavolo per capello e la fortuna non andò a mio favore. 

«Brown, interrogata. Cooper, può accomodarsi anche lei alla cattedra» disse.

Senza contestare, al contrario di quello che stava facendo Jake ma senza risultati, mi alzai e cercai di recuperare tutte le forze che erano in me e tenere i piedi ben saldi in testa. Dovevano andare via sia l'agitazione dell'interrogazione sia la frenetica voglia di quel manzo che avevo alla mia sinistra.

«Aiutami» sussurrò.

Ma io non gli diedi retta e feci finta di non sentire.  Insomma ero solamente utilizzata da questo ragazzo e a me non andava più di essere lo zerbino di turno. Devo pensare solo al mio bene, e il mio bene non è lui.

L'interrogazione sembrò infinita e alla fine fu interrotta dal suono della campanella della ricreazione.

Uscii intenda a prendere una boccata d'aria in cortile. In fine sentii un tocco molto forte e pesante sulla mia spalle, che mi fece girare.

«Ti ho chiesto aiuto, cosa cazzo ti è saltato in mente? Ho preso 2» disse lui a denti stretti.

«La prossima volta, studia» dissi.

«Mmh, hai sempre saputo quanto mi piace quando ti arrabbi» disse lui con un che fare malizioso cambiando umore dal nulla.

Mi girai e me ne andai. Non dovevo cedere a lui e il solo fatto che ero stata davanti a lui per cinque minuti senza la voglia di assaporare quelle labbra così carnose, mi sorprese. Alla fine di tutto è solo questione di forza di volontà.

Mi incontrai con Cloe, che stava magiando qualcosa al bar. Ma mi guardava con sguardo interrogatorio.

«Mi hai raccontato tutto quello che è successo con Jake alla festa, e adesso che ho visto quel suo strano comportamento ho capito che il tuo problema porta il suo nome» disse con disinvoltura.

«Come ho già affermato prima, io non ho voglia di parlarne. Però pomeriggio potresti venire da mia nonna, vorrei farti vedere delle cose» dissi e lei ovviamente accettò.

Così dopo il trascorrere di quella giornata scolastica, infinitamente infinita a mio avviso, andammo con la macchina fino a casa di mia nonna.

«Nonna indovina chi c'è qua con me?» dissi una volta entrata a casa.

Nessuna risposta.

« Nonna?» ancora silenzio.

«Guarda Audrey, c'è un biglietto. Dice che starà via per una settimana circa e che c'è una lettera pogiata in salotto che devi leggere» disse Cloe.

«Oh...» mi soffermai e poi mi indirizzai nella stanza indicata affinché potessi leggere quella lettera.

                                      25 dicembre 2035
                                             Isole Canarie

Arabella, un po sciocco scrivere una lettera al giorno d'oggi con tutta la tecnologia avanzata che abbiamo. Non credi? Però mi andava di rimanere l'inguaribile romantico di un tempo. Il tempo dei primi baci, delle prime carezze, dei primi sguardi fugaci. Il tempo di quell'amore che ardeva ancora vivo in noi, e che non mi vergogno ad ammettere, ma arde ancora in me. Sono stato un codardo ad andare via così, senza nemmeno cercare di dare un futuro più concreto a noi. Ma ricorda sempre, e ti servirà nel futuro, di combattere sempre per amore perché è la cosa più giusta che tu possa fare. Non fare come me. Non gettare la spugna. Mia piccola Arabella, non temere mai di essere sola o che non ne varrai mai la pena o ancora che non sarai mai abbastanza per qualcuno. Tu sei tutto ciò che un uomo possa desiderare, ed io non potevo mai meritarmi una ragazza come te. Splendente e solare. Volevo solo augurarti un sereno Natale.

Ti amo ora e sempre.
Frank.

Finii di leggere questa lettere ad alta voce e grondante di lacrime, così come Cloe. Mi chiese spiegazioni e io le spiegai velocemente la storia di quello che avevo trovato una sera in soffitta.

Adesso capivo perché mi aveva dato quei consigli. Frutto di un amore che ancora batteva in lei. Non dovevo essere più usata. Che mia nonna avesse capito l'antifona del discorso? Non lo so, ma quello che voleva sicuramente era che io combattessi per un amore più sincero.

Ed io volevo solo vivere un amore senza tempo.


N/A
Just, HOPE U LIKE IT

Once Upon A Time (?)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora