La sveglia continuava a suonare imperterrita e io mi ostinavo a rimanere sempre più tempo sotto le coperte del mio letto, così calde che mi riscaldavano fin dentro l'anima. Di quel calore che mai un umano avrebbe mai potuto regalare ad un cuore freddo come il mio.
Mi alzai tutta intontita, e presi un jeans che avevo trovato lì sulla sedia, una maglietta con una scritta a cui non avevo mai fatto caso, ed una giacca imbottita sportiva. Mi misi tutto, scesi giù correndo verso la cucina a piedi scalzi -mia madre non c'era, quindi ero libera di farlo- e mi gettai sulla tavola, dove ad aspettarmi c'erano un enorme tazza con latte e miele, un piattino in ceramica bianco con su dei biscotti, dello zucchero e un cucchiaino.
"È impossibile che mia madre abbia lasciato la colazione pronta per me. Si sarebbe dovuta svegliare molto prima, per arrivare poi in tempo a lavoro..."
Mangiai i biscotti e bevvi il latte, poi di fretta andai nella stanza accanto. Mi misi le scarpe, presi lo zaino che avevo già aggiustato per questa mattina e uscii di casa.
Arrivai a scuola con venti minuti di anticipo, quindi oltrepassai la struttura e andai dietro nel cortile. Mi sedetti sulle gradinate e uscii fuori un libro. Due grandi zone verdi si susseguivano: un campo da pallavolo e uno da tennis. Alle mie spalle invece vi era l'imponente struttura, dipinta e rattoppata con macchie più bianche dove la vernice era più nuova, e le finestre erano equidistanti l'una dall'altra, come a creare una triste monotonia.La gradinata dove ero seduta, era stata da poco dipinta di azzurro e sopra messe frasi di autori celebri che sicuramente solo un ragazzo del classico forse conosceva. Infatti io li conoscevo: cicerone, platone, seneca, solone e molti altri.
Scrollai le spalle e presi a leggere.
Mi sentivo come catapultata in un mondo a dir poco meraviglioso quando sfogliavo le pagine e sentivo quel loro odore di avventura. Era la mia unica via di fuga la lettura.
Mentre ero assorta a leggere, due mani mi coprirono gli occhi.
Sentii una corda attorcigliarsi intorno alle mie mani ed due braccia che mi portavano sulle spalle.
Non vedevo niente per via della benda che mi aveva messo quel qualcuno.
Urlai, ma nulla da fare. Sentivo il rimbombo de passi del raggazzo -era muscoloso-, quindi dedussi che mi stesse portando giù nel sottoscala da cui si accedeva dalla palestra.
Mi fece sedere e sentii le sue mani prendermi i piedi e legarli alle gambe della sedia.
Non capivo nulla,ma ad un tratto mi tolse la benda.
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L'incubo più bello
Romansatutto fu d'un tratto chiaro. era lui. e senza avere tempo di ragionare, le sue labbra erano già sulle mie. una storia romantica, che porterà clara e luca alla scoperta un quel sentimento che tutti chiamavano amore.