Capitolo 1

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Midgard
Se quella giornata non fosse stata la più lunga dell'anno, probabilmente Tom Hiddleston non si sarebbe accorto nemmeno di averla vissuta.
Afoso quanto intenso quel giorno stava per essere concluso al meglio. Thomas William Hiddleston, amante di Shakespeare e dei Muppets, non riusciva proprio a comprendere la pagina 44 del nuovo libro di Dan Brow per via della sua pesante stanchezza. Eppure che aveva fatto di così stancante? Si era solo svegliato alle cinque per fare jogging per due ore di seguito, aveva fatto colazione, si era preparato per la scena che avrebbe dovuto girare qualche ora dopo, aveva girato la scena duemila volte e speso la maggior parte del suo tempo a girare sempre la stessa azione per lo stesso motivo: la suddetta protagonista doveva provare con lui la scena di un bacio ma non si decideva a non ridere e il povero Tom era costretto a rifarsi il trucco ogni volta e riprovare a baciare l'attrice dalla bava fulminante.
Una volta finito sul set il nostro caro e
giovane attore si era fatto una doccia e 8aveva mangiato. In fin dei conti non aveva fatto molto no? Beh...questione di punti di vista.
Nonstante la giornata pesante e le riprese di Crimson Peak, Thomas si era messo in testa di leggere il suo nuovo libro...ma cadde in un sonno pesante e profondo, uno di quelli che sei troppo stanco persino per sognare. Quindi ciò che starà per succedere dopo il suo sonno sarà un sogno vero? Deve essere un sogno...anzi un incubo. È impossibile che sia la realtà. Eppure la serie di eventi (guai) che racconterò sembreranno sicuramente più che reali.

"Tom allora ci sei per domani?"domandò la sorella al telefono contenta di rivederlo.
"Certo domani mattina sarò da voi." Thomas amava la sua famiglia, non vedeva l'ora di passare un po' di tempo con loro.
Abitava nel centro di Londra ed era difficile poter affrontare una passeggiata senza essere seguito da fan, così decise di mettersi un capellino con occhiali da sole, un cappuccio e un passo svelto e incurvato l'avrebbero aiutato a 'non farsi notare'.
Quel pomeriggio voleva dedicarlo ad un po' di spesa per i giorni successivi.
Si buttò nell'auto e corse verso il market
-Ok Tom. Corri e non ci pensare...non se n'é accorto nessuno.-
Scese veloce dalla macchina e andò al mini-market più vicino.
-Fiuf...non se n'é accorto nessuno.- pensò.
Prese i cereali, i biscotti, verdure e cose varie e corse alla cassa più veloce del vento. Intanto entrò un ragazzo che a quanto pare come lui si stesse nascondendo.

Asgard
"Se la mia eternità devo viverla in questa cella a causa delle mie pessime azioni perché continuate a visitarmi? Per schernirmi? "
Il ragazzo dagli occhi azzurri mare gli pose uno sguardo d'ira e delusione
"Loki, le tue azioni sono state molto più che pessime e Padre mi ha detto di dirti che tra poco il tuo processo inizierà." Il fratello se ne andò con fare sicuro mentre Loki alzò gli occhi al cielo.
Tutto incatenato e stanco il nostro caro amato e machiavellico dio degli inganni fu costretto a camminare per tutto il corridoio del palazzo reale inseguito da sguardi furtivi, risatine, sguardi pieni di rabbia, e fischi. La gente gli faceva spazio con fare violento mentre sul suo volto solo un sorriso beffardo prese luogo. La gente non capiva. Perché ridere?
Loki era quasi sorpreso. Rideva sotto i baffi godendosi una scena di cui lui era protagonista.
"Silenzio."ordinò Odino furibondo. Nell'enorme aula del palazzo piombò il silenzio e si sentì solo un sussurro di Loki che diceva
"Grazie..."
"Loki!" Urlò Odino a squarciagola e pieno d'ira funesta.
"É inutile urlare sono qui. E prova a non sputare la prossima volta, mi hai fatto la doccia." Il dio degli inganni si pulì una gota disgustato
"Smettila di beffeggiarmi. Sono il padre degli dei, re di Asgard e..."
"E protettore dei nove regni. Sì. L'avevamo capito."sorrise Loki schernendolo
"Tutto questo perché Loki ha bramosia di un trono..."
"Un mio diritto di nascita."
"Il tuo diritto di nascita era morire."
"Ufff..."
"Per i tuoi peccati contro gli abitanti dei nove regni é stata presa una decisione."
Alzò lo sguardo curioso di sapere ciò che sarebbe successo
"Dovrai passare il resto dei tuoi giorni...nei sotterranei."voleva morire. No. I sotterranei no.
"Sotterranei??!"urlò il dio. La gente voleva solo ucciderlo e a lui questo poteva solo giovare.
"Non urlare dio degli inganni, non ce n'é bisogno."
"No, no i sotterranei no. Vedi anche le persone mi vogliono morto."alzò gli occhi al cielo cercando qualcosa per convincerlo
"Andiamo hai detto stesso tu che il mio diritto di nascita era morire. Alleggeriamo il cuore degli asgardiani, uccidetemi." Per una volta poteva dire che era d'accordo con il resto del popolo.
"Sarebbe più facile per te. Non dovresti subire le torture asgardiane. Ma credo che mantenerti in cattività non serva a molto."Loki tirò un sospiro di sollievo, mentre il popolo urlava
"MORTE! MORTE! MORTE! MORTE!" Il re di Asgard sbattè lo scettro e la sala si zittì di nuovo.
"Allora mi ucciderete padre?" Odino non voleva dargliela vinta.
"No, no...una cosa che gioverà ancora di più al dio degli inganni."
-Gioverà? Voglio proprio sentire Padre Tutto.- pensò Loki
"Ascolto."
"L'esilio." Si sentirono le urla contradittorie degli asgardiani
"E dove?!" -Ti prego non Midgard...ti prego non Midgard...ti pre...-
"Midgard."il popolo era comunque contro il padre degli dei anche se si sentirono urla di gioia. -E te pareva...-
"No! Preferivo i sotterranei."
"Così ho deciso..."sbattè di nuovo lo scettro
" E così sia." le guardie spinsero il dio con forza mentre lui era del tutto incredulo a ciò che stava accadendo.
"Altrimenti ai sotterranei." Loki già si stava incamminando verso il Bifrost, accompagnato dalle guardie e la popolazione asgardiana che gli lanciava a dosso ogni tipo di insulto e bestemmia. Il dio degli inganni scuoteva la testa sconcertato mentre un asgardiano urlava "Spero che ti mettano al rogo." Ma tra la folla, tra l'immensa distesa di persone con forconi e sguardi delusi, una bambina sui quattro anni si avvicinò al dio. Non aveva né sguardi d'ira né un forcone. Era una semplicissima bambina dai riccioli color del grano e gli occhi azzurri e limpidi come l'acqua di una sorgente. Gli tirò leggermente il mantello e lui si voltò di scatto non capendo chi lo chiamasse, abbassò lo sguardo e la vide.
"Loki..." il dio degli inganni si abbassò nonostante le guardie lo tirassero per le catene con forza.
Loki voleva ascoltare le parole di quella bimba.
"Rendi felici i bimbi midgardiani come hai fatto con me e ritorna. Me lo prometti?"

Ora ricordava chi fosse. Si chiamava Astrid. Ricordò che una volta si perse per le strade del palazzo. La madre era una serva e lei stava visitando il palazzo con Thor, ma ovviamemte lo zoticone la perse e lei piangeva disperata nei sotterranei. Loki fu affascinato da quella bimba perchè quando vide i suoi occhioni azzurri che lo guardarono, alzò lo sguardo e le sorrise. Molto ingenuamemte la bimba si avvicinò alla cella e lo salutò. Il principe reietto fu costretto a guardare e la salutò anche lui molto ingenuamente. Astrid si sedette per terra continuandolo a fissare.
"Cosa vuoi?" Le chiese il dio sorridendo fintamente
"Thor mi ha detto che tu fai volare le persone nell'aria. Puoi farmi volare?"il dio degli inganni rise con gran gusto mentre la povera fanciulletta lo osservava interrogativa
"Ehm...forse hai capito male. È per via dei miei violenti attacchi che la gente 'vola in aria'. É un modo di dire."
"Ah..." la bambina guardò a terra triste.
"Ma Thor ha detto che tu hai la magia. Vero?" Loki sorrise
"Si è esatto."
"Puoi fare un incantesimo per me?"
"Mi è proibito piccola."Loki si avvicinò a lei e si sedette difronte alla bambina. Il dio era quasi intrigato, stregato. Nei suoi occhi non c'era segno d'inganno.
"Dai dai dai dai dai ti pregoooooo."sorrise paffuta la piccola. -Che torura...- pensò il dio che voleva farla smettere e c'erano due modi: o distruggerla psicologicamente, o assecondarla.
Non gli andava proprio di distruggere quella piccola, in fondo...era solo una bambina.
Il dio si guardò attorno. Era una piccola marachella, niente di che.
"Okay...farò ciò che vuoi ma ad una condizione."-Beh...sono pur sempre il dio degli inganni.-
"E quale?"si avvicinò alla piccola sussurrandole
"Se dovessero venire le guardie tu non dire una parola. Okay." La bambina annuì ingenua.
Le mani del ragazzo si distesero verso la bambina e lei iniziò a volare.
"Woooow..." gli occhi verdi del prigioniero si accesero di luminosa gioia e la bambina fu contentissima di volteggiare nell'aria
"Guarda Loki sono una farfalla!"
"Una farfalla? Perché una farfalla? Potresti essere anche un aquila. Come ti chiami?"le urlò il dio dal basso.
"Astrid. Roar! Sono un' aquila."Loki sorrise divertito
"Ma le aquile non fanno 'Roar', Astrid."a rompere la genuina gioia del momento fu un prigioniero che urlò a squarciagola
"Divieto delle regole!!"a distanza di qualche attimo entrarono le guardie asgardiane.
La bambina guardò Loki impaurita mentre cadeva.

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