PIERO
Il giorno seguente mia madre era ancora in ospedale e ci dissero che quella sera stessa avremmo potuto portare a casa la nostra sorellina. Potevo attendere ancora qualche ora, tanto dopo sarebbe stata tutta per me.. e per mio fratello Francesco, ovvio.
In quelle ore d'attesa, io e mio fratello avevamo deciso di colmare l'ansia finendo il nostro itinerario al meglio, ovvero andando a visitare la Reggia di Caserta. A dir la verità non era bella come mi dicevano, ma molto molto di più! Dei corsi d'acqua immensi attraversavano quel grande giardino che sembrava urlare solo pace quel giovedì mattina, pieno di entrate ed uscite a destra e sinistra, ed ognuna di esse nascondeva dei piccoli paradisi l'uno diverso dall'altro; era facile perdersi e l'avrei fatto volentieri se solo non fossi dovuto tornare a casa con Natalìa.
Mio fratello Francesco era sempre stato il mio punto di riferimento, la mia ancora, colui con cui giocavo e da cui venivo rimproverato. Era sempre stato quel tipo di bambino che voleva bene a tutti, era geloso di me, ma nel senso buono. Mi difendeva da tutti e chiunque mi s'avvicinasse faceva in modo che si allontanasse subito dopo; tante volte non capivo il suo comportamento, ma ora che avevo una sorellina credevo di comportarmi allo stesso modo, chiunque le si fosse avvicinato se la sarebbe dovuta vedere con me ed i miei amici sarebbero stati solo conoscenti per lei, perchè io - proprio come mio fratello - amavo stare in pace con tutti e non volevo che se un giorno, poi, si fossero lasciati.. Ma che film mentali! Perchè pensare già a questo? Quante paranoie mi stavo facendo.. mio fratello non se l'era mai fatte. Ecco perchè per me lui è sempre stato il migliore.
Ormai era arrivato il momento di prendere Natalìa e tornare a casa. Papà aveva prenotato un volo all'ultimo minuto proprio per far sì che mia madre arrivasse prima a casa e stesse più riposata. Non ero mai stato su un aereo e non avrei mai immaginato nemmeno che un giorno avrei potuto volare, ma questo termine può assumere diversi significati, e non volevo utilizzarlo proprio perchè, in realtà, è l'areo a volare, io sono solo un passeggero.
Dall'uscio della porta uscì un'infermiera che fino ad allora non avevo mai visto nei paraggi e che in quel momento portava in braccio Natalìa, avvolta in una copertina rosa che le copriva metà volto. Noi eravamo felicissimi e dopo esser arrivati in aereoporto, aver fatto il check-in e aver preso l'areo , avevo voglia di giocare con lei, ma dormiva: a quell'età, si sa, i bambini mangiano e dormono, quindi lasciai stare e pian piano - guardando dal finestrino il paesaggio di quella regione che ci aveva fatto tanti regali in sole tre settimane - mi appisolai anche io.
Eravamo arrivati a casa e Natalìa cominciò a piangere. Ciò che pensò mia madre era che aveva fame, e difatti ne aveva! Dopo una lunga poppata, si riaddormentò e io stetti lì, a guardarla, nella carrozzina rosa che ci avevano regalato i nostri parenti appena furono a conoscenza della terza dolce attesa di mia madre.
5 anni dopo..
La mattina del 13 giugno 2003, io, non potrò mai dimenticarla. Venni svegliato dallo squillo del telefono di mia madre. La sera prima mi ero addormentato sul tavolo, con le braccia incrociate, dopo una partita a pallone con Natalìa, che a ormai cinque anni, sapeva fare già di tutto. La chiamata veniva dall'ospedale di Caserta, lo stesso dove era nata Natalìa; rispose mia madre, la quale non aveva una bella espressione man mano che la conversazione andava avanti. Quando riattaccò, tutti noi aspettavamo che mia madre parlasse e lei, con un'espressione scura in volto ci disse, dopo tanto silenzio, che chi avevamo portato con noi cinque anni prima non era nostra sorella, non era sua figlia. La bambina con cui io stavo giocando e con la quale avevo trascorso la maggior parte del tempo fino ad allora si chiamava Mariagrazia ed era stata scambiata con Natalìa.
Nessuno di noi quel giorno mangiò, nessuno di noi parlò, ma nessuno di noi voleva far capire a Nat..Mariagrazia, che lei, di fatto, non era parte integrante della nostra famiglia.
A me sembrava strano, stava andando tutto così bene, era tutto così bello. Non sapevo se essere dispiaciuto, arrabbiato, prendere a pugni il muro o..
Mentre questi pensieri si confondevano l'uno con l'altro nella mia mente, sentii bussare alla porta di camera mia.
''Chi è?''
''Francesco, aprimi.''
Aprii la porta e Francesco entrò, con l'aria del fratello che doveva fare il discorso serio.
''Piero andrò dritto al punto, senza troppi giri di parole: io lo so che sei confuso, che può far male ma noi dobbiamo far finta di niente. Noi dobbiamo continuare la nostra vita. Infondo abbiamo vissuto questi cinque anni al meglio con Mariagrazia, lei è sempre stata nostra sorella, l'unica cosa ad esser cambiato è stato il suo nome. E allora? Ciò non toglie che dobbiamo trattarla come merita. Non le abbiamo mai fatto mancare niente e mai lo faremo. Non possiamo impedire a noi stessi di volerle bene solo perchè di fatto non siamo sangue dello stesso sangue. Possiamo farcela, possiamo abituarci. 'Siamo invincibili', ricordi?"
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Come un regalo così inatteso, una sorpresa, tu lì per caso.
FanficUn fratello ed una sorella destinati a volersi bene senza conoscersi l'un l'altra; accomunati dalla passione del canto che li lega così tanto fino a riuscire a farli rincontrare.