capitolo 2

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Quando riapro gli occhi e incontro i suoi mi ricordo che un bambino, quando andavo all'asilo mi aveva baciata come lui, senza motivo. Gli chiedo - Ci conosciamo? - Lui sorride. Non capisco il motivo del suo bellissimo sorriso. Mi dice - Allora non ti ricordi proprio? -  e sorrise un'altra volta. Allora il bambino della mia infanzia era proprio lui. Lo abbraccio, l'abbraccio che non gli avevo dato quando se ne andato. Lui era tutta la mia infanzia. Lo amavo da morire. Non so se quel sentimento è ancora dentro di me, ma so che non lo posso mai dimenticare. Il mio primo bacio è stato con lui, quando avevamo entrambi 5 anni o meno, ma quello era un bacio infantile non come questo che mi ha dato.
A scuola entriamo insieme, abbiamo molte cose da dirci, 8 anni di malinconia uno dell'altro, i suoi occhi celesti mi sorridono quando incontrano  i miei e io sono felice quando lo fanno. Ci  separiamo per andare a lezione.
Guardo il foglio che mi hanno dato in presidenza, c'è scritto l'orario delle lezioni. Alla prima ora ho latino, poi scienze. Entro nella classe che mi indica il bidello che sta al piano terra. Entro e mi accorgo che la prof non è ancora arrivata, meno male perché così tutti fanno casino e non si accorgono che entro. Mi siedo al banco più in fondo, l'unico libero. I ragazzi e le ragazze già si conoscevano tutti. Un ragazzo mi si avvicina e dice- Ciao, come ti chiami? - gli sorrisi, non so cosa dire. Sto guardando i suoi occhi...sono neri, non si vedono le pupille, sono un po inquietanti ma allo stesso tempo dolcissimi. Non so per quanto tempo sono li ad osservare i suoi occhi, ma abbastanza perché lui mi chiede ridendio - Eih,  piccola come ti chiami? -  arrossendo, nessuno mi aveva mai chiamato 'piccola' ma mi fa piacere se non piacere una sensazione strana, - Giulia - mi sorride, forse si aspetta qualcosa, infatti mi chiede -Non vuoi sapere il mio nome? - arrossisco una seconda volta - Come ti chiami? - mi sorride come per dire: tutto okay? Alla fine risponde alla domanda - Luca , sei nuova in città, vero? - annuisco il più velocemente possibile per non sembrare ritardata, anche se lo sembravo lo stesso. La giornata continua e finisce con l'ora di inglese.
Uscendo cerco Mattia, ma non lo trovo da nessuna parte, decido di aspettarlo ancora per un po.
Sono passati 20 minuti e ancora nessuna traccia di lui, la scuola si svuota piano, continuo ad aspettare, ma niente. Decido di andarmene.
Prima di tornare a casa passo dal bar, ci passo circa un'oretta.
È buio fuori, forse non dovevo aspettarlo così tanto. Vado a casa a piedi. Decido di prendere la via più lunga, la più illuminata ma anche la più isolata. Non ho voglia di tornare a casa presto, intanto che cammino rifletto su quanto mi ha detto Mattia, su come ha passato gli otto anni senza di me, su come è cambiato in questi otto anni. Ha detto che pensava a me tutti i giorni, come facevo io.
Ripenso anche a quel ragazzo dagli occhi da angelo cattivo ma comunque bellissimo.
A un certo punto mi sento tirare la mano da dietro.
È Luca, l'adorabile angelo cattivo.

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