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Harry aveva il naso immerso continuamente fra i colori. Nel senso più letterale possibile. Non riusciva mai a distogliere lo sguardo da ciò che aveva davanti, si immergeva troppo in tutto quella faceva perdendo completamene la concezione della realtà.

Gli piaceva da morire osservare tutto ciò che gli stava intorno e poi assegnare a qualunque cosa o persona un colore.

Come alla vicina di casa; a lei darebbe un bel giallo limone, aspra ed acida com'è non potrebbe farne a meno. A sé stesso assegnerebbe invece un bellissimo verde, come i suoi occhi. Non ha ancora trovato il perché, ma la sensazione rimane quella. Prima o poi, comunque, troverà il reale motivo.

Come tutte le sere, si sedette sulla sedia a studiare qualcosa, mettendo da parte il carboncino e la tavolozza che poco prima sembravano averlo richiamato come un diavolo tentatore.

Dalla finestra scorse un pezzo di quella via buia che gli metteva, sinceramente, i brividi. Non gli era mai piaciuto particolarmente il suo appartamento, ma con i soldi che aveva era pure troppo.

Il lampione in fondo alla via illuminava pezzi di strada a tratti, come se fosse una stupida lucina di Natale ad intermittenza.

Gli capitava spesso di passare qualche minuto di troppo, fra una pausa e l'altra dallo studio, a fissare lo sguardo verso il buio e cercare di leggere qualcosa anche in quello. I colori così scuri non gli erano mai piaciuti, forse perché preferiva di gran lunga osservare il Sole anziché le nuvole grigie; il colore sgargiante delle margherite invece di quello scuro delle rose rosso sangue.

Quel buio che osservava ogni notte era il più brutto. Era pieno di paure malcelate, di segreti dietro gli angoli; puzzava di orrori commessi agli occhi invisibili delle persone; puzzava della gente meschina. Quel buio aveva anche l'odore delle persone sole ed il colore delle loro anime che parevano amalgamarsi al buio.

Non stava mai troppo a lungo comunque, perché l'angoscia che gli prendeva tutte le volte era più forte di qualsiasi cosa. Per questo si ritrovava irrimediabilmente a chiudersi dentro alla sua tavolozza piena di colori sgargianti, a dipingere su una tela bianca che lo rendeva nervoso.

Nemmeno il bianco gli piaceva, perché aveva il brutto sapore del niente. E a lui non piaceva il niente. A lui piaceva il tutto, e lo desiderava impresso su quella tela.

Sporcava quel bianco, sorridendo perché solo in quel modo sarebbe stato in pace con se stesso. Purtroppo per lui, non era l'unica cosa a sporcarsi. Il conto della lavanderia parlava chiaro, come anche il conto salato dell'acqua per via delle docce che faceva molto spesso. Era sempre pieno di colore; sulle mani, sul naso, sulle guance. Non si risparmiava mai.

Era contento fra quelle mura, a dipingere qualcosa di suo. I colori erano suoi e li rendeva vivi. Gli dava vita propria tutte le volte che li imprimeva su quel bianco orribile.

In quel momento sorseggiò distrattamente dalla tazza di tè - regalata da Liam per il suo compleanno - ed osservò qualche persona coraggiosa ancora fuori casa a quell'ora di notte.

Sospirò, quella sera il sonno sembrava non volerne sapere di venire a trovarlo. Si rannicchiò molto di più contro il maglione e poté giurare di aver visto un fiocco di neve venire giù da cielo.

Era una notte fredda quella, ed il solo pensiero di mettere fuori anche una sola mano gli faceva venire la pelle d'oca. Eppure, la mattina successiva avrebbe dovuto recarsi alla galleria d'Arte, per cui lavorava. Al momento solo come assistente part-time, ma sognava un giorno di averne una tutta propria in cui mettere in mostra quella che è la sua Arte.

Si distrasse comunque, puntando lo sguardo sull'ultimo dipinto che aveva sul cavalletto. Un paesaggio ricco di colori, che gli ricordavano tanto casa sua. L'aveva dipinto semplicemente pensando a quel posticino, mettendoci anche un po' di se stesso in quell'opera.

I See Your true colors (And That's why I love you)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora