VI

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Non si stupì affatto quella mattina, quando si alzò solo dal letto. Guardò la forma del suo corpo ancora impressa sulle lenzuola e sorrise comunque, di fronte a tutti quei colori che parevano brillare e parevano volergli ricordare che cosa fosse successo giusto quella notte.
Non si era nemmeno pentito di essersi lasciato sfuggire quell'amore sfrontato che provava per lui, perché era più che certo di amarlo senza pari e che saperlo lo avrebbe aiutato a perdonarsi almeno un po'.

Louis si portava dentro un dolore, una colpa che non era la sua. Gli si leggeva in faccia lo strazio per non aver potuto impedire a sua madre di compiere un tale gesto folle e salvarsi scappando via.

Louis aveva sempre pensato a quel gesto come un segno di codardia; perché sua madre avrebbe potuto trovare una soluzione diversa e lasciare che la loro vita potesse continuare ad andare avanti.
Ma poi si raccontava che, probabilmente, non poteva sopportare il peso della sua vita, che forse quell'uomo aveva rovinato tutto e l'aveva portata a compiere un gesto folle; forse in realtà aveva salvato le loro due misere vite sparendo così.

E Louis aveva ancora davanti agli occhi lo scenario orribile; sangue e occhi sbarrati verso il cielo come a voler chiedere scusa ad un Dio che non le aveva salvate.

Aveva solo dieci anni quando aveva preso fra le mani quella pistola ancora calda ed aveva puntato la canna contro la schiena dell'uomo che, ubriaco com'era, non si era nemmeno reso conto di ciò che fosse appena successo in casa propria.
E quando i poliziotti ritrovarono un piccolo bambino in mezzo a tutto quel sangue e quei cadaveri non poterono non dispiacersi per lui.

Lo avevano sempre guardato tutti con quell'aria di compassione, quella sorta di pena che in lui faceva sorgere solo rabbia, tanta rabbia.

E le parole del padre non smettevano di ronzargli nella testa, perché era stato convincente tutte le volte che gli allungava le mani per ferirlo, era stato convincente quando sua sorella piangeva implorando di non farle del male ed era stato convincente persino quando sua madre si era sentita dire che fosse solo una puttana e che l'aveva vista essere felice con un altro uomo.

Louis si chiedeva spesso che fine avesse fatto quell'uomo a distanza di così tanto tempo; ma non si curava mai di cercarlo e di scoprire come fosse stata sua madre con lui, cosa avessero passato insieme, come avesse reagito alla sua morte.

Poi però ripensava a tutto il dolore, il senso di colpa, la sua fedina penale già macchiata in tenera età, e lasciava perdere.

Tutto quello lo aveva corroso dall'interno col passare degli anni, tutto era marcito e tutto si era trasformato in sangue e lotta. Quel rosso sangue che gli ricordava sempre le sue manine piccole e paffute a dieci anni, quando aveva accarezzato il viso di sua sorella bianco e chiazzato di lividi.
Ed era stato ormai abituato a vederli costantemente su di loro e su se stesso da non potersi impedire di continuare a farlo.

Poi era giunto Harry, in punta di piedi, come un fantasma ed aveva iniziato a ricordare come doveva essere vivere senza nessun peso sulle spalle.

Era arrivato, lo aveva curato, lo aveva fatto sentire un vero uomo per una volta e gli stava spazzando via un po' di quel dolore acuto che sentiva dentro.

Non era stato capace di capire come fosse successo, ma erano bastati i suoi occhi verdi così lucenti e quel maledetto sorriso armonioso a tirarlo in superficie. Non aveva mai incontrato nella sua vita una persona così bella dentro e fuori; non conosceva nulla a parte la sua Arte, ma era certo in realtà di aver conosciuto tutto tramite quella stessa.

Il suo viso era bello, bianco e pulito ed era facile leggergli negli occhi l'amore di una madre, di una famiglia; l'amore degli amici e l'amore che metteva giornalmente in tutto ciò che faceva, che vedeva.

I See Your true colors (And That's why I love you)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora