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I giorni mi passano velocemente davanti lasciandomi indietro, tutta questa freneticità mi stordisce e ho bisogno veramente di qualcosa che mi dia una mano a continuare.
Oggi è il 10 e sono riuscita, con non poca insistenza, ad ottenere il permesso per andare all'Ate con le mie amiche, ora però sono io a tirare indietro. Questi giorni sono stati intensi, troppo per me e sto perdendo sempre più vitalità, la stanchezza mi divora e non ho più voglia di far nulla. Se non fosse per le mie amiche, che continuano insistentemente a parlare di quanto sarà divertente, non ci andrei.
Dopo queste profonde riflessioni decido che è ora di iniziare a prepararmi per iniziare la giornata, è ora di andare a scuola ormai e mi vesto svogliatamente, giusto perché devo e faccio colazione.
In macchina mio padre chiede come penso di tornare questa sera ma so che in realtà lo fa solo per conversare, perché sa già che mi verrà a prendere mia sorella verso l'una, <<non dopo assolutamente>> , come mia madre ha detto e sottolineato più volte.
Scendo e corro subito in classe per sedermi al solito posto e copiare gli ultimi esercizi di matematica ed evitare una nota per non averli svolti a casa, appena finiti e già entra la professoressa, giusto in tempo.
La giornata trascorre più lentamente del solito e appena finite le lezioni mi dirigo verso l'uscita della scuola, devo andare a casa per mangiare e avere il tempo di lavarmi e andare da Anna a prepararci e truccarci come da lei precedentemente organizzato: è agitatissima perché è la prima volta per lei in discoteca e vuole che sia io a consigliarla ed aiutarla.
Entro dalla porta e vado subito in bagno per fare pipì e lavarmi le mani, ma scopro una cosa piuttosto disastrosa: mi è arrivato il ciclo. Questo significa che passerò la serata nel mio dolore seduta sui divanetti della discoteca lasciando Anna con le altre nella pista da ballo, o almeno questa sarebbe la mia volontà che non verrà indubbiamente rispettata.
Sono già le sei e come sempre sono in ritardo, suono al campanello di Anna che, in mezzo a rimproveri per l'ora, mi apre velocemente il cancelletto e mi ordina di salire velocemente. La trovo in camera sua seduta sul letto ricoperto di vestiti più o meno eleganti, non appena mi vede alla porta si alza e corre disperata ad abbracciarmi :'Chiara ti prego non so cosa mettermi!' incredula per il tono con cui aveva detto ciò le dico di calmarsi che ci avrei pensato io: guardo i vestiti, tutti neri e ne prendo un paio suggerendole di provarli.
La vedo uscire dal bagno dopo un paio di minuti con il primo abito addosso, non penso le stia male ma è decisamente troppo elegante per un'occasione del genere, Anna lo capisce dalla mia smorfia e va a provare l'altro, apre la porta e lo vedo: più che perfetto direi, un semplice vestito nero aderente a mezza coscia che le sta d'incanto.
Ora tocca a me la cerimonia della vestizione, chiaramente più sbrigativa: indosso la gonna verde, che credevo fosse un po' più lunga, e infilo la canottiera grigia.
Ci trucchiamo, Anna ovviamente in modo impeccabile, e presentiamo in salotto perché sua madre possa giudicarci ed accompagnarci: chiaramente stiamo entrambe molto bene, almeno secondo quanto dice la mamma della mia amica.

Arriviamo su all'Ate verso le dieci ma lo vediamo vuoto, totalmente deserto se non fosse per i nostri amici: Laura, Monica, Pietro e un altro ragazzo che non credo di conoscere, probabilmente l'amico di cui ci aveva parlato Pietro.

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