"Have fun"

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Capitolo quattro

Abbastanza confusa, feci dietro front per raggiungere il mio armadietto, e quando arrivai, notai che la persona che stesse aprendo quello affianco fosse proprio Justin.
Indossava dei pantaloni neri a cavallo basso che onestamente, gli fasciavano i fianchi in un modo fantastico, un felpone grigio, scarpe nere ed un berretto del medesimo colore.
Scossi la testa quando mi resi conto che gli stessi facendo praticamente una perquisizione, e mi avvicinai tranquilla.
Aprii il mio armadietto, prendendo da esso alcuni libri che mi sarebbero serviti per le lezioni di quel giorno, e in tutto quello sapevo che Justin mi stesse guardando.
«Beh, buongiorno anche te»esclamò Justin poggiando la schiena sul suo armadietto.
Lo salutai anch'io, ma avevo la bocca chiusa, quindi uscì una specie di mugolio.
Con la coda dell'occhio lo vidi scuotere la testa, e poi riaprire l'anta di metallo per riuscire a far entrare un quaderno, ma non ci riuscì molto bene.
Stavo facendo finta di cercare qualcosa lì dentro per ignorarlo.Non mi aveva fatto niente, ma preferivo mantenere le distanze siccome sapevo che quel ragazzo non fosse proprio un angelo...
Intanto, lui continuò ad imprecare siccome non riuscisse ad incastrare quel dannato quaderno in quel metallico spazietto ristretto, così sbuffando, lo prese e lo gettò all'interno, chiudendo di botto l'anta rossa per non farlo cadere.
Ridacchiai per quel suo gesto, ma smisi all'istante quando si girò dalla mia parte.
«Cosa stai cercando?»
«Ehm...»spostai ancora un paio di volta la mano lì dentro, prima di chiuderlo e rivolgere la mia attenzione completamente su di lui.«Stavo cercando il mio libro di ieri, ma evidentemente lo avrò dimenticato a casa, già»mentii dando una rapida occhiata all'armadietto.
Sbuffò.«Dio, sei così noiosa».
«Come prego?»quel tizio come mi aveva chiamata?Noiosa?Si certo, giustamente lui era quello che faceva cagare sotto dalle risate, pff...
«Da quel che ho capito, tu ami leggere e la solitudine.Beh, perché invece non stacchi un po' la spina, e divertirti un po'».
Già, ma il mio concetto di divertimento ed il suo, erano palesemente diversi.
«Il mio divertimento è fare le cose che amo, ed amo leggere, quindi già mi diverto.Prova a farlo anche tu, magari fai entrare qualcosa in quella testa che hai!»e sorridendogli falsamente me ne girai per andarmene, ma la sua voce mi fermò, nuovamente.
«Aspetta!»mi venne incontro.«Facciamo un patto.Io t'insegnerò come divertirti sul serio insieme ai miei amici, e a fine giornata, se sarò riuscito nel mio intento, tu sceglierai un libro da darmi e da farmi leggere»esclamò con un sorriso soddisfatto sulla faccia, probabilmente fiero dell'idea che avesse appena avuto.A me sembrava più un'idiota in realtà.
Certo, vedere Bieber con un libro tra le mani, sarebbe stato allettante, ma il tipo di divertimento che intendeva lui, era quel tipo di divertimento che io detestavo.
«Carina come cosa, ma passo»gli diedi una piccola pacca sul petto, e continuai a fare il mio corso per raggiungere la classe di psicologia.
«No andiamo»mi afferrò per un polso, e un'ondata di brividi mi oltrepassò tutto il corpo, e istintivamente scappai dalla sua presa.
«Cosa vuoi?»ecco, io che non volevo innervosirmi.«Ti prego, giuro che sarà divertente.Io, i miei amici, tu e quattro chiacchiere, questo è, non pensare subito male.»alzò le mani.
Ci pensai un attimo...infondo non avevo nulla da fare quel pomeriggio, ma non so, volevo pensarci ancora un po'.
«Non lo so...devo pensarci»spiegai.
Lui roteò gli occhi ed annuì.«Va bene, ma fammi sapere all'ora di pranzo, d'accordo?»quella volta annuii io, e dopo averci dato appuntamento a più tardi, ognuno di noi andò nelle proprie aule.

[...]

Arrivò l'ora di pranzo, e per la prima volta, decisi di passarla nella mensa per trascorrere un po' più di tempo con Charlotte, ma anche per dare una risposta definitiva a Justin.
E ovviamente dovevo far sapere a Grace e alla mamma, che quella giornata non sarei rientrata subito a casa, e la cosa mi metteva in ansia perché non volevo che come al solito, Grace ne facesse un dramma, o meglio una soap opera.
Appena entrammo, cercai d'individuare la testa bionda di mia sorella, in mezzo a tutte quelle persone.
Quando raggiungemmo il suo tavolo, Grace si alzò rapidamente per salutare entrambe con un abbraccio,e poi ritornò al suo posto.
«Ehi ragazze, tutto bene?»chiese sgranocchiando un pezzo di sedano che aveva nel vassoio.
Disgustoso, pensai.
«Ehm si sì, tutto apposto.Sono venuta qui per avvisarti che questo pomeriggio non torno a casa»spiegai velocemente.Mi sudavano le mani talmente dal nervoso.
«E potrei sapere il perché?»lo sapevo.
Mentre il mio cervello stava tentando di elaborare una scusa alquanto credibile, Charlotte non ce la fece è aprì la bocca.
«Madison ha un appuntamento con Justin!»inutile dire che potevo scavarmi la tomba.
Grace spalancò la bocca, e potei notare con la coda dell'occhio anche quella sua amica, Elizabeth, fissarmi ad occhi aperti.
Mia sorella mi sorprese all'improvviso, alzandosi dal tavolo e a racchiudermi in uno di quegli abbracci che ti tolgono il respiro, ma letteralmente.Mi stava strozzando.
Nel vano tentativo di respirare, mandai un'occhiata di fuoco a Charlotte, e le ricambiò con una mortificata, ma continuando a mantenere quel piccolo sorrisetto sotto i baffi.
Io non volevo dirlo a nessuno, nemmeno a lei, ma in classe mi aveva praticamente costretta.
Quando Grace mi lasciò finalmente andare, mi guardò con uno sguardo a dir poco emozionato.Non sapevo il motivo di tanta eccitazione, soprattutto perché, in quel caso, sarei dovuta essere io quella emozionata e invece sembrava che da lì a poco si mettesse a piangere di gioia.E no, non sto affatto esagerando.
«Beh, adesso dobbiamo proprio andare, ci vediamo Grace!»afferrai Charlotte per il braccio, cercando di scappare da quella situazione abbastanza imbarazzante, ma mia sorella mi bloccò di nuovo tra le sue braccia, sconcertandomi con le sue parole.
«Fa attenzione, ti prego».
Erano ormai quindici minuti che facevo roteare il cucchiaio in quello che sarebbe dovuto essere un brodo di pollo, ma più che altro, pareva il vomito caldo di un bambino di tre anni.Semplicemente disgustoso.Ma più che concentrarmi su quell'orrenda poltiglia, o su qualunque fosse stato il discorso di Charlotte, la mia mente era da tutt'altra parte, cercando di trovare una possibile risposta per la scomparsa di Justin, siccome fino all'ora, non si era fatto vivo.
Suonò la campanella, e sbuffando ci alzammo in piedi per raggiungere le classi.
Nel corridoio Charlotte approfittò di quegli ultimi minuti per avvisarmi di chiamarla quella sera, e salutandola mi avviai verso l'aula di scienze.
Proprio mentre stetti per bussare, m'imbattei nel collaboratore scolastico che m'informò che per quell'ora sarei stata libera perché la professoressa si era data malata.
Almeno una me n'era andata bene.
Aggiustandomi lo zaino sulla spalla, decisi di avviarmi in biblioteca, almeno per alleviare il mio fascio di nervi.
Ero nervosa perché non avevo ancora visto Justin e non avevo idea di dove fosse.
Magari si è pentito, e ha deciso di andarsene prima del previsto*
Scossi la testa.Quello non era assolutamente il momento di iniziare a farsi strani pensieri.Poi, se non avesse voluto passare del tempo con me, avrebbe direttamente evitato di invitarmi, giusto?
Inoltre non era nemmeno un appuntamento.Saremmo stati anche con gli altri ragazzi, e in quel lasso di tempo, mi avrebbe dovuto insegnare che c'erano molte altre cose divertenti, oltre a rinchiudersi nella propria camera e farsi come migliori amici degli stupidi oggetti pieni di pagine e parole.
Arrivata al quinto piano con l'ascensore, spinsi seccata la grande porta della biblioteca bloccandomi all'istante.
Justin era lì, insieme ai suoi amici e apparentemente stavano cantando o suonando dato le chitarre nelle loro mani, e adesso si trovavano a fissare me per la mia entrata piuttosto brusca.
Le mie guance si tinsero di un rosso accesso, mentre frettolosamente cercai di afferrare di nuovo la maniglia della porta.
«Oh scusate.I-io n-non volevo i-interrompere...me ne vado»balbettai sbattendo la porta alle mie spalle.
Ma quanto cogliona potevo essere?
Eppure non avevo sentito nulla da fuori, troppo assorta dai pensieri evidentemente.
Stetti per fare il primo gradino della rampa di scale, ma venni presa per un braccio, facendomi voltare dalla parte opposta.
Quando mi scontrai di nuovo con quei stupidi occhi color caramello, le mie guance tornarono ad arrossirsi mentre io sprofondavo nella vergogna più profonda.
Ma perché le figure di merda devono capitare solo e unicamente a Madison Parks?*
Ci fu una gara di sguardi per una manciata di secondi, fino a quando non riuscii più a reggere il suo-così profondo e affascinante-e lo spostai sulle punte delle mie scarpe rovinate.
«Ciao»alzai il capo non appena lo udii parlare.Il suo tono di voce era pacato e tranquillo, ma questo non agevolava sulle mie mani tremolanti, e i brividi sulla schiena ogni talvolta che il suo alito caldo mi finisse in faccia, data la distanza poco...distante.
«Ciao»risposi nervosamente.
«Scusami, io non volevo interrompervi, ero nervosa per questo sono entrata così!»
«Ehi, ehi, ehi, ehi!Non c'è nessuno motivo per cui agitarsi.Non fa niente, inoltre stavamo iniziando anche ad andarcene»mi assicurò lui.
Cacciai un sospiro di sollievo, inconsapevole di averlo trattenuto tutto quel tempo.
Lasciò la presa sul mio braccio e si allontanò di qualche passo, facendomi perdere l'opportunità di annusare ancora quel suo profumo così buono.
«Allora, come mai sei venuta?»
«Oh, in realtà ero venuta per te»piccola bugia, ma anche mezza verità, però mi maledii all'istante quando un piccolo sorrisetto malizioso iniziò a farsi spazio tra le sue labbra, quindi cominciai a parlare velocemente per levargli qualunque strana idea avesse in quel momento.«Volevo dirti che ci sto, che vorrei venire insieme a voi dopo la scuola».
Si fece improvvisamente serio, e mi squadrò dalla testa ai piedi, facendomi arrossire per l'ennesima volta.
«Beh, perfetto!»esclamò lui.«Si, ma non farti false illusioni.Lo faccio solo per vederti leggere!»lo richiamai io, facendolo ridacchiare.
D'improvviso fu come se ci avessero avvolti in una bolla, una bolla silenziosa, talmente silenziosa da diventare assordante.
«Beh...»dopo interminabili minuti di silenzio, io decisi di rompere quella bolla.«Dovrei andare, perché tra mezz'ora comincia storia, e io dovrei ripassare la lezione.Ci vediamo Justin»lo salutai con un piccolo cenno di mano, che lui ricambiò con uno del capo, e lentamente iniziai ad andarmene, scappando da quella situazione, diventata ad un tratto imbarazzante.

[...]

Alla fine delle lezioni, mi ritrovai nel cortile della scuola aspettando Justin uscire con i suoi amici.
Ero davvero molto nervosa e cominciavo già a pentirmi di aver fatto quella scelta.Dico, avevo fatto bene ad accettare?Infondo non lo conoscevo, come non conoscevo i suoi amici, e che ne sapevo che non mi avessero portato in qualche luogo sperduto per farmi del male?
Scossi la testa, scacciando subito quegli orribili pensieri.Era impossibile, giusto?
Per cercare di alleggerire la situazione, frugai ne,la tasca laterale del mio zaino, e ne cacciai fuori il mio vecchio IPos.Beh, in realtà era di Grace, ma me lo aveva rifilato a me quando per il compleanno gli arrivò quello nuovo.
Mentre ero assorta nel mio mondo, con 'Someone like you' di Adele, sentii la panchina dove ero seduta cigolare, ed una persona sedersi al mio fianco.
Sfilai un auricolare dall'orecchio, girando il capo, e mi ritrovai i capelli rosso fuoco di Chris(?)davanti agli occhi.
Ma da dove è sbucata?*
«Ehi!»esclamò lei con un sorriso sulle labbra.Staccai direttamente la musica, e riposai il tutto nello zaino prima di ricambiarle il saluto.
«Allora...come hai conosciuto Justin?»sbottò immediatamente non dandomi il tempo nemmeno di sistemarmi meglio sulla panchina, per guardarla dritta negli occhi.
Una smorfia confusa apparì sul mio volto, mentre mi portavo una ciocca di capelli dietro le orecchie.
E lei, cosa ne voleva sapere?
«Come prego?»domandai stranita.Magari mi ero solo confusa, e non avevo capito bene il senso della domanda.
«Come hai conosciuto Justin?Perché lo conosci?»domandò con un tono di voce spazientito.Ah, si permetteva anche di sbuffare la ragazza.
«Perdonami, ma tu cosa ne vuoi fare?».Sembrò innervosirsi ancora di più con la mia risposta, ma riuscì a smascherare il tutto curvando le labbra verso l'alto.
«Semplice curiosità!»rispose sbattendo i palmi delle mani sulle cosce, forse troppo forte.
«Ieri»ci fu un momento di silenzio.«In biblioteca».
La faccia di Chris era indescrivibile.Passò dall'essere sorpreso, al nervoso, al triste, e poi di nuovo al nervoso, ma cercò di mascherare il tutto con un sorriso tirato sulla faccia.
«Perché quella faccia?»le chiesi sfacciatamente.A quella domanda, attizzò più le orecchie, e come se l'avesse infastidita di più, sollevò ancora di più le labbra in alto.
«No niente...lascia stare»emise un sospiro alla fine, sempre con un pizzico di irritazione nella voce.Si mette in posizione corretta, guardando verso il basso con uno sguardo pensoso.
Non sapevo cosa le frullasse nella testa in quel momento, ma quello che sapevo di per certo io era che fosse strana.
Un fischio fece alzare il capo ad entrambe, e seguendo la direzione del suono, vedemmo Justin e i suoi amici raggiungerci.
Alex aveva un braccio poggiato sulle spalle di Sasha con la mano intrecciata alla sua, mentre Justin e Brian portavano alle spalle, delle custodie nere contenenti le loro chitarre.
«Allora, siamo pronti ragazzi?»tutti annuirono mentre io rimasi ferma dov'ero.
«Dai, che poi ti divertirai tu nel vedere Justin tentare di capire come si apre un libro»disse Alex scoppiando in una risata, facendo ridere tutti, tranne Justin.
«Ha ha ha, sei molto divertente.Che ne dici se ti unisci anche tu?»propose Justin abbastanza irritato, rivolgendosi ad Alex.
«Grazie, ma non ci tengo»rispose lui, facendo un passo indietro accompagnandolo con un'alzata di mano.
Alzai gli occhi al cielo per tanta stupidità e svogliatezza.
Una volta alzati tutti, uscimmo dalla scuola e arrestai i miei passi non appena mi ritrovai davanti un paio di moto.
«E queste?»esclamai.
Non avevo nessuna intenzione di salire su un affare di quel genere.Era letteralmente una forma di suicidio salirci sopra.E ne avevo il terrore.Se ci vai piano, la moto non sta in equilibrio e cadi, ma se ci vai veloce, ti schianti e cadi.
Justin rise sommessamente, notando il mio sguardo terrificato.
«Che cavolo hai da ridere tu?Non mi avevi detto che saremmo andati in moto!»esclamai alzando la voce e le braccia in aria.
Solo allora, guardandomi attorno, notai che nel parcheggio della scuola eravamo rimasti solo io e Justin, mentre da lontano si poteva vedere la coda svolazzante di Chris, seduta dietro Brian, ed i capelli stile afro di Sasha, che condivideva invece la sella col suo ragazzo.
«Dai smettila, ti avevo detto che ti saresti divertita!»disse lui in tono divertito facendomi irritare ancora di più.
«Che mi sarei divertita, non suicidata!»esclamai ancora, gettando per l'ennesima volta le braccia al cielo.
«Abbiamo fatto un patto, ricordi?»si difese alzando le sue folte ma perfette sopracciglia.
Incrociai le braccia al petto, cercando di distogliere lo sguardo dai quei profondi occhi caramello, che mi stavano scrutando severamente.
«Andiamo Madison, ti prometto che ne varrà la pena».
Combattei contro me stessa per non farmi alzare il capo, perché sapevo che incontrando il suo sguardo avrei ceduto di sicuro.
Ma siccome la forza del suo sguardo mi stava perforando l'anima, tradii me stessa e cadetti di nuovo nella magia dei suoi meravigliosa occhi.
«Dammi quel casco!»
Esultò tutto contento, sembrando un bambino di cinque anni, e afferrando il casco trovatosi sotto la sella, me lo porse.
Mentre lui si allacciava il suo di casco, salii sulla moto, e arrossii in un modo davvero pazzesco quando, non appena salì, realizzai di doverlo abbracciare per potermi reggere.

"Gli opposti si attraggono"[IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora