"Past"

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Capitolo cinque

Dopo dieci minuti in moto, Justin frenò bruscamente facendomi saltare dal sedile.
«Scusa»si affrettò a dire con la voce ovattata dal casco.
«Non ti preoccupare»si certo, non si era fatto male lui il sedere.
Balzò giù dalla moto togliendosi il casco, che gli scompigliò di poco i capelli, rendendolo anche più attraente e sexy.
Con ancora il casco addosso, scesi dalla moto facendomi aiutare da lui, e non appena le nostre mani si sfiorarono, una scarica di brividi mi attraversò la schiena.
Mi resi conto di essere ridicola con quel coso sulla testa, e mi affrettai a levarlo ma non facevo altro che farmi male.
Justin vedendomi in difficoltà, si avvicinò a me ridacchiando.
Ma solo io ero destinata a fare quelle grandi figure di niente?
«Perché ridi?»azzardai a chiedere.
«Sei così buffa»sussurrò ad una certa distanza abbastanza pericolosa.
Appoggiò le sue mani sotto il mio mento, e sganciando il casco, me lo sfilò dalla testa, facendomi sparpagliare un po' di capelli in giro per il viso.
Eravamo ancora un po' troppo vicini, e lui portando una mano sul mio viso iniziò a spostare i capelli di troppo, dandomi una chiara visuale di lui e dei suoi occhi meravigliosi.
Solo quando si allontanò, cacciai un sospiro abbastanza profondo, senza nemmeno accorgermene.
Era...abbastanza vicino.
Si avvicinò di nuovo alla sella per mettere i caschi al di sotto di essa, e poi mi fece segno di avvicinarmi.
Camminammo uno affianco all'altro in un religioso silenzio, fino a quando incrociammo le moto degli altri ragazzi.
Proseguimmo ancora per un paio di metri, ritrovandoci difronte ad un bosco.
Oh no.
La testa iniziò a girarmi e senti il bisogno di fermarmi.Il cuore mi batteva veloce e sentivo che da un momento all'altro sarebbe uscito fuori traforandomi tutta la gabbia toracica.
Justin notando il mio stato di salute, ritornò indietro verso di me con una cera abbastanza preoccupata.
«Ehi, tutto bene?».
«Siamo in un bosco!Perché siamo venuti qui?-chiesi andando nel panico.
Avevo una paura assurda dei boschi, ne ero terrorizzata.Beh, più che altro non amavo venirci perché mi evocava ricordi,che avrei preferito non ricordare.
Inoltre c'erano tutte quelle piante strane, strani rumori, animali non molto docili, e...
«Perché?Hai paura?»chiese, e nel mentre, potei sentire un certo tono di sollievo.
«J-Justin, davvero i-io no-n posso»balbettai, iniziando a sentire l'aria mancare.
-Andiamo Madison, solo perché hai paura non puoi rinunciare.Ci divertiremo, davvero!»insistette ancora lui.
Avrei voluto accontentarlo, ma non ce la facevo, non potevo.
I ricordi, i momenti passati insieme a lui, iniziavano ad invadermi la testa e investirmi in pieno.
Le lacrime iniziarono a farsi presenti nei miei occhi, e la vista iniziò ad appannarsi.
Justin si avvicinò ancora di più afferrandomi dolcemente per un polso.
«Madison, cos'hai?Perché stai piangendo?»chiese a bassa voce, cercando di non spaventarmi ancora di più di quel che già ero.
«Non posso...mi ricorda lui.»ammisi ancora, lasciando che alcune lacrime iniziassero a scorrere sulle mie guance.
«Lui chi, Madison?Ti giuro sto cercando di capire, ma...»
«Mio padre!»sbottai.«Justin, mio padre è morto, proprio qui!»gli gridai, e scoppiai in un pianto liberatorio.
Forse avevo fatto male a gridargli tutto in quel modo, ma non potevo farci niente.Era successo.Non avrei mai dovuto accettare.Io lo sapevo, sapevo che ci sarebbe stata una fregatura.
Adesso anche lui era venuto a sapere di lui.Anche lui adesso aveva un altro pretesto per prendermi in giro.Avrei voluto addossare la colpa a qualcun altro in quel mo,entro, volevo essere arrabbiata con qualcuno, e quel qualcuno era Justin, perché era stato lui a portarmi lì, ma non poteva, perché lui non sapeva niente.E non doveva sapere niente.Piuttosto, ero arrabbiata con me stessa, e con il mio essere così emotiva e sensibile.Ero troppo debole.Quando dovevo starmene zitta e farmi i fatti miei, parlavo, cacciando il lato testardo di me, ma quando invece dovevo intervenire, e quando dovevo difendermi dai perenni attacchi della gente, scoppiavo in lacrime.
Non ce la facevo più, odiavo questo mondo, mi odiavo, odiavo quel bosco, odiavo il modo in cui se ne fosse andato così in fretta non lasciandomi il tempo nemmeno di dire una minima sillaba.
Volevo andarmene da quella trappola rotonda, azzurra e verde.
Sentii un peso addosso, e delle grandi braccia circondarmi.Mi stava abbracciando.Justin mi stava abbracciando.Sapevo che non dovevo, non dovevo fidarmi, ma come sempre, ero troppo debole per combattere, troppo debole per reagire, quindi mi abbandonai sul suo petto, inzuppando completamente la sua maglietta con le mie stupide lacrime.
«Mi dispiace»sussurrò lasciandomi un bacio sul capo.I miei singhiozzi erano rumorosi, ma riuscii lo stesso a interpretare quello che mi disse.
Mi strinse forte a sé, e accarezzandomi la schiena riuscì a calmarmi, almeno un minimo.
Mi separai da lui lentamente, anche se non volevo.Mi piaceva la sensazione di sicurezza che mi emanavano le sue braccia, ma non volevo approfittarmene.
Tirai sù col naso, e con il dorso della mano, cacciai via i residui di lacrime dagli occhi.Ero un disastro, sia fuori che dentro.Poco ma sicuro.
Ero sicura di avere i capelli tutti spettinati e la faccia rossa per il pianto.Dentro invece ero rotta.Completamente rotta.Mi faceva male tutto.Il cuore mi pesava.
Guardai la maglia di Justin e confermai a me stessa ancora una volta che fosse letteralmente bagnata.
«Mi dispiace»sussurrai quella volta io indicandogli con un gesto della mano, la maglia.Lui scosse la testa e fece un passo verso di me.
«Non scusarti.È normale che tu pianga per una cosa del genere, anzi sarebbe strano se non lo facessi.Ti capisco, so quanto fa male perdere qualcuno che ami, e se vuoi andartene ti riaccompagno subito a casa.E se può consolarti, subito dopo andrò in una qualsiasi libreria e comprerò il primo libro, fumetto, che mi capiterà davanti e lo leggerò tutto»disse con un piccolo sorriso sulle labbra, soprattutto sull'ultima frase.
In quel momento riuscì a strappare un sorrisetto anche a me, per la cosa tanto dolce che aveva appena detto.Era così tenero, e avrei tanto voluto abbracciarlo in quel momento, ma non potevo.
Stavo quasi per accettare, ma ci ripensai.Non volevo rovinargli uno splendido pomeriggio con gli amici solo per il mio passato di merda.
Scossi la testa, tirando per la seconda volta il naso.
«No, non preoccuparti sto bene.Andiamo, forza»passai una mano sul mio naso arrossato e mi costrinsi a mettere uno stupido sorriso sulle mie labbra screpolate.
Mi guardò dubbioso per una manciata di secondi, ma dopo alzò le spalle e sorrise anche lui.Poi fece una cosa che non mi aspettavo assolutamente.
Intrecciò la sua mano alla mia, e camminando avanti a me, iniziammo ad addentrarci verso i fitti alberi.Ero un po' stordita dal suo gesto, ma non mi dispiaceva assolutamente.
Camminammo ,calpestando rami secchi e tappeti di foglie, fino a che non sentimmo più avanti un mormorio, che avvicinandoci ancora di più, si schiarì, rivelandosi come le voci dei ragazzi.
Che tra l'altro stavano litigando.
Quando arrivammo, trovammo come spettacolo Alex e Brian che stavano litigando per chi dovesse andare a prendere la legna.
«Devi andarci tu cretino!»gridò Alex a Brian.
«Ti ho chiamato cretino, stupido?»gridò l'altro.
E mentre loro si gridavano uno contro l'altro, le ragazze sembravano stare in un mondo tutto loro.
Chris stava accordando una chitarra, e Sasha stava sistemando lo smalto alle unghie.
«Ma lo sentite?»gridò Alex, rivolgendo il capo verso di noi.Justin lasciò la mia mano per avvicinarsi a quei due idioti, e una sensazione di vuoto m'investì in pieno.
«Ehi, ehi,  ehi calmatevi ok?!»esclamò Justin, separandoli con le braccia.
«Allora, che succede?»incrociò le braccia al petto, tendendo i muscoli delle braccia, facendo flettere anche quella moltitudine di tatuaggi che si ritrovava su di esse.
«Succede che quello scemo, non si vuole sbrigare a prendere la legna!L'altra volta sono andato io, anche se era il suo turno perché al 'piccoletto' faceva male la schiena»spiegò Alex indicando col braccio la persona al suo fronte, cioè Brian, proprio come un bambino piccolo.
Justin abbassò il capo scuotendolo.Evidentemente era abituato a partecipare a scene del genere.
«Non è colpa mia se il giorno prima sono andato in palestra e mi sono allenato per quasi tutto il giorno.Ci credo che mi faceva male la schiena!»si difese Brian.
«E chi cazzo ti ha fatto andare in palestra?!»
Justin intanto si manteneva la faccia con le mani disperato, mentre io non potevo evitare di ridacchiare davanti a quella scenetta così patetica.
Ad un certo punto sentimmo un tonfo, e voltandoci, trovammo Sasha e Chris intente a sfregarsi le mani dal muschio e dalla varia polvere con cui si erano appena sporcate per raccogliere la legna che avevano gettato al suolo.
«Ecco qui, adesso smettetela di fare i bambini e accendete il fuoco, che inizia a far freddo»disse Chris sedendosi su un tronco.
In effetti era vero, stava iniziando a tirare vento e iniziai a provare un po' di freddo anch'io.
Justin rise di gusto mentre Brian e Alex si dedicavano gli ultimi sguardi di morte.
«Adesso il fuoco lo accende Justin!»esclamò Sasha.
«Aspetta, io che c'entro adesso?»chiese Justin, togliendo dal suo viso ogni traccia di felicità.
«È da una settimana che non fai un cazzo quindi, mettiti all'opera!-esclamò la rossa, prendendo due riviste dal suo zaino, passandone una a Sasha.
Justin sbuffando, passò una mano tra i suoi capelli frustato.
Alex e Brian invece, si sedettero anche loro sui dei tronchi e iniziarono ad accordare i loro strumenti mentre Sasha e Chris si dedicavano completamente alle loro riviste.
All'improvviso tutti era stano racchiusi nelle loro bolle.
Brian ed Alex, che fino ad un minuto prima volevano azzannarsi, adesso stavano andando d'amore e d'accordo, parlando dell'ultimo modello di motocicletta uscito.
Invece Chris e Sasha, stavano commentando un abito, evidentemente raffigurato nel giornalino.
Justin invece fissava l'ammasso di legna ai suoi piedi, avendo un'espressione corrucciata, che gli donava un aspetto tenero.
Ridacchiai avvicinandomi a lui, capendo all'istante che Justin non aveva alcuna idea su come accendere un fuoco.
«Lascia, faccio io!-dissi afferrando i due rametti che aveva in mano; li sfregai, facendo creare una scintilla e in tre secondi, una grande fiamma prese il sopravvento.
Justin rimase a bocca aperta, mentre io sorrisi soddisfatta.
«Ok...non so come tu abbia fatto, ma facciamo finta che non sia mai successo niente, si?».
«Penso sia meglio!»ammisi anch'io, prima di sedermi accanto a Chris.
Dopodiché i ragazzi presero le loro chitarre, iniziando a far scorrere le loro dita su di esse, per poi suonare una melodia ritmata, davvero molto orecchiabile, soprattutto quando la voce di Justin si unì a quel meraviglioso suono.
Mentre Justin cantava, le ragazze iniziarono a muovere i fianchi a ritmo di musica.
E dovevo ammettere che avessero talento.
All'improvviso sentii tirarmi dall'alto, ed era Sasha che mi incitava a muovermi con loro.
«No no, io non so ballare»mi tirai subito indietro.Era vero, ero un disastro e non volevano fare altre figuracce.
«Non devi ballare per forza, solo lasciati andare dalla musica e dalle sensazioni che ti trasmette»spiegò agitando le braccia, di conseguenza facendo agitare anche le mie siccome stesse sostenendo le mie mani.
Mi rassegnai e facendo forza sulle gambe, mi tirai in piedi.
«Allora, è molto semplice zuccherino»esclamò Sasha posizionandosi al mio fianco.
«Devi muoverti avanti e indietro, così»disse Chris, mettendosi al lato opposto a quello della sua amica.«Lentamente»e mi mostrò come muovere i fianchi.
Ma ci credo,anch'io ci riuscirei se avessi quelle curve!
Ci provai, ma apparii più come un'elefantessa intenta a prendere lezioni di danza classica.
«Dai che non è difficile!»mi rimproverò Sasha, mostrandomi di nuovo il passo.
«Sasha, che ne dici se cambiamo pezzo, perché forse questo è troppo 'lento'»suggerì Chris.
«Ok,proviamo...ragazzi, mettete qualcosa di più movimentato!-gridò Sasha.
I ragazzi alzarono il capo verso di noi sorridendo furbi.
«All'istante!»gridò Brian.
Senza rendermene conto, mossi i fianchi proprio come stavano facendo Chris e Sasha.La voce vellutata di Justin mi aveva fatto perdere nei miei pensieri, mi ero lasciata andare.
Finalmente, pensai.

[...]

Sospirando, appoggiai il cellulare sul comodino.Avevo appena terminato di parlare con Charlotte.
Certo che parlare con quella ragazza era una vera e propria impresa.
Non avevo dovuto aspettare nemmeno il ero neo squillo del cellulare, che senza nemmeno salutarmi iniziò a parlare a raffica, chiedendomi come fosse andata la giornata, avvisandomi di raccontare tutto senza tralasciare niente.
Le avevo raccontato tutto, tranne la faccenda di mio padre.Non volevo che nessun altro lo sapesse.Certo, sapevo che prima o poi Charlotte mi avrebbe chiesto su di lui, ma non volevo fregarmene in quel momento.
Prima della telefonata con Charlotte, avevo dovuto raccontare tutto a Grace, che per mia sfortuna, mi aveva vista scendere dalla moto di Justin, quando mi aveva riaccompagnata a casa.

Inizio flashback

«Dai, alla fine non è stato poi così male!»esclamò Justin aiutandomi a scendere dalla moto.
«Già, è stato divertente»ammisi aggiustandomi il pantalone.
«Visto che c'è qualcos'altro di divertente oltre che leggere quei noiosi libri?».
«Ovvio che ci sono!Come ad esempio, vedere te leggerne uno»sorrisi marpiona.
«Colpo basso Parks»disse portandosi una mano sui capelli.
Risi per il suo sembrare così dolce e disperato allo stesso tempo.
«Ci vediamo Bieber»lo salutai dandogli le spalle, ma lui mi tirò per il polso dolcemente, facendo scontrare i nostri petti.
Il mio cuore batteva all'impazzata.E avevo paura che per la vicinanza, lui fosse in grado di sentirlo.
Sfiorò leggermente la mia guancia con le sue labbra, lasciandoci un piccolo bacio al di sopra.
«A domani Parks».

"Gli opposti si attraggono"[IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora