Dylan's point of view
«Così Jason è scomparso. Molto probabilmente si sarà ribellato e l'avranno portato chissà dove» affermò il mio amico giocando con il cibo - sempre se si può definire cibo quella pappetta schifosa - nel suo piatto.
In un attimo, tutto il bisbigliare nella camera si fermò. Guardai Tyler e seguì la direzione del suo sguardo. La porta dell'ingresso era aperta, Bethany, l'infermiera, entrò con una ragazza dai lunghi capelli rossi.
«Soggetti, » la voce della dottoressa si diffuse come un eco per tutta la sala «lei è il Soggetto 001»
Di colpo tutti ripresero a bisbigliare. Era chiaro il perché: nessuno era mai stato 001.
Quella ragazza aveva qualcosa di veramente speciale e, ovviamente, tutti avevano paura. Anche io in fondo, ma certamente non me la prendevo con una ragazza innocente. Lei non sapeva niente. Non sapeva nemmeno cosa quel posto aveva in serbo per lei.Nonostante i metri di distanza, capii che Bethany le stava dicendo qualcosa, ma lei non aprì bocca.
Seguii ogni suo movimento, erano ormai giorni che non vedevo un viso nuovo. I capelli rossi le ricadevano morbidi sulle spalle, aveva il viso pallido e delle carnose labbra rosa che facevano contrasto con la palle bianca. Gli occhi verdi erano grandi e impauriti, osservavano tutto ciò che li circondava confusi. I classici vestiti scuri ricoprivano perfettamente il suo corpo magro e sulla maglia aveva cucino il numero che la identificava.Dopo aver preso il vassoio, contenente una mela e una bottiglia d'acqua, scrutò bene tutti i tavoli per poi sospirare e dirigersi verso di noi.
«Dylan, mi ascolti?» mi richiamò Tyler scuotendo il cucchiaio d'avanti ai miei occhi.
Annuii concentrandomi su di lui. Prima che potessi parlare, fui interrotto dal rumore del vassoio della ragazza che si appoggiò sul tavolo accanto a me. Lei si sedette lentamente.
«Ciao, Soggetto 001» disse Tyler, chiaramente ironico. Lui, come del resto tutti, odiava quel posto e cercava di prendersela con gli scienziati in tutti i modi possibili «Come ti chiami?».
«Ti interessa tanto?» chiese lei con la stessa punta di sarcasmo.
Tyler sembrava quasi non la stesse ascoltando. Stava osservando gli altri tavoli: forse per capire come la situazione sarebbe cambiata dopo il risveglio della ragazza.
Lei sospirò, abbassando lo sguardo «Lydia. Lydia Martin» disse con voce piccola.
Dovetti trattenere l'istinto di sorridere, con scarsi risultati «Benvenuta all'inferno, Lydia» dissi.
I suoi occhi si incastrarono nei miei, carichi di terrore.
«C-cos'è questo posto?» domandò, sempre guardandomi.
«Nessuno lo sa» ammisi.
«Lo abbiamo soprannominato Echo» continuò Tyler, questa volta spostando lo sguardo.
«Perché?» aveva chiaramente paura. La capivo. Forse lei si sta mostrando più forte rispetto a molti di noi.
«Perché anche i muri, qui, parlano» rispose il moro «Di notte, quando c'è il massimo silenzio, si possono sentire dei sussurri. Nessuno mai ne ha coperto la provenienza, però».
Lydia sbarrò gli occhi, iniziò a modersi le labbra cercando - probabilmente - di non piangere. Le sue emozioni la tradirono e delle lacrime rigarono il suo volto pallido.
«Hey Lydia» dissi come un cretino «Io sono Dylan O'Brien, probabilmente ti interessa - lei continuò a guardarmi senza dire niente - No, forse no... In ogni caso puoi chiamarmi Dylan. Cioè, è ovvio che tu mi chiami "Dylan O'Brien" ogni volta, io certamente non posso chiamarti sempre "Lydia Martin"» che cosa stupida da dire. Risi come uno stupido.
Lei mi ignorò «Dov'è la mia famiglia? Perché sono in questo posto? Cosa vogliono da me?» chiese tutto in d'un fiato.
Crystal guardò sul soffitto, verso le telecamere «Ci stanno spiando. Sono rivolte proprio su questo tavolo» sussurrò.
«Cosa?» chiese ancora più incredula Lydia.
«Ci controllano, Lydia» dico senza pensare «Praticamente da-»
«Dylan- mi interruppe Tyler -basta, ti puniranno»
Ero piuttosto arrabbiato con quella gente, fin da quando ho subito la stessa situazione di Lydia in quel giorno.
La porta si aprì di nuovo e comparve Bethany. Si diresse verso il nostro tavolo e si fermò davanti alla nuova ragazza, ignorando del tutto noi altri.«Soggetto 001- disse -devi venire con me»
Lydia cercò il mio sguardo «Non ti opporre» l'avvertii. Lei si alzò.
La vidi uscire, con Bethany che le stava dietro.
«Dylan cosa ti salta in mente?» mi rimproverò Tyler «Sai quali sono le conseguenze»
«Sai, deve essere una bella soddisfazione rovinare i loro stupidi piani. Ci stavo giusto provando»
Capì dalla sua espressione che non aveva colto la mia ironia. Ero l'unico quasi normale lì dentro, il sarcasmo era la mia unica arma.
La porta si aprì ancora, provocando quel tremendo suono che non faceva altro che stordirmi ogni volta. Continuai a giocare con il pranzo senza badare a quello che stava succedendo.
Quando alzai gli occhi Crystal aveva gli occhi spalancati e guardava fisso dietro di me. Arricciai le sopracciglia, confuso. Guardai Tyler, che era nella stessa posizione, così mi girai anch'io.
Un'infermiera, affiancata da un uomo, erano fermi alle mie spalle. Lei era la solita infermiera che controllava il nostro gruppo, mentre lui non l'avevo mai visto. Aveva pochi capelli, ma di un blu intenso e gli occhi gialli risultavano sul suo volto. Era robusto, forse anche troppo.
Ero nella merda.
Sospiri cosciente di quello che stava per succedere.
L'uomo mi prese per il cappuccio e mi trascinò per tutto il corridoio. Non osai oppormi, sarebbe stato da stupidi. Spalancò con un calcio una porta di ferro, diversa dalle altre. Non era un buon segno. La stanza era fatta tutta di alluminio, sembrava fosse una scatola gigante. C'era solo un piccolo buco sul soffitto dove, molto probabilmente, passava l'aria.
L'uomo mi buttò sul pavimento con violenza e io caddi di schiena. Egli mi guardò negli occhi per alcuni secondi. Faceva un freddo incredible in quella stanza. Poi scattò, tirandomi un calcio sul viso, spaccandomi il labbro. Iniziò ad uscire un bel po' di sangue, che cercai di fermare con il tessuto della felpa. Stavo per alzarmi ma l'uomo mi tirò un pugno sulla guancia, più volte. Faceva male, ma cercai di essere forte guardando negli occhi chi mi stava procurando quel dolore.
Il mio viso era coperto per metà dal sangue.Mi sedetti, senza però staccare il contatto visivo. Poi fu lui a prendere delle chiavi dalla tasca e a mostrarmele «Isolamento fino a domani. Non provare ad urlare, la stanza è insonorizzata» si girò e chiuse la porta. Calò il silenzio più assoluto.
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Die to start living » d.o'
Fanfiction"What if it just gets worse. What if it's agony now and then... then it's just hell later on?" Lydia Martin sembra di essere una ragazza normale, o meglio, crede. Ad un tratto, però, la sua vita cambia completamente. Tutto ciò che conosce, tutto ciò...