Capitolo 1 - Viaggio in treno

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Prendo il treno come ogni mattina per andare all'università. Studio lingue straniere e amo l'inglese. Il regionale delle 7.30 è sempre affollato di studenti e lavoratori pendolari, ma di solito si trova posto. Mi siedo, mi tolgo la giacca perché è caldissimo e inizio a radunare i miei appunti. Di fronte a me si siede un ragazzo biondo e magro, non molto alto, è minuto nella sua giacca grande. Mi colpisce subito lo sguardo, due occhi azzurri bellissimi, grandi e magnetici. Ha anche due grandi occhiaie, immagino per l'alzataccia mattutina. Anche lui si toglie la giacca, è davvero troppo caldo su questo fottuto treno, indossa una camicia a quadretti grigi e bianchi, gli darei 16 anni di età, ma non ha lo zaino per andare a scuola. Rimetto mano ai miei appunti, ma quegli occhioni azzurri continuano a calamitare i miei pensieri, alzo lo sguardo e lui mi sorride.

Arrossisco, forse anche per il caldo eccessivo, gli sorrido e gli dico: "ma possibile che non ci sia mai un temperatura normale su questi treni! Oggi facciamo la sauna, altre volte il riscaldamento è rotto e si gela".

Lui sorride nuovamente, ha un sorriso che gli illumina il viso e illumina la mia giornata.

"Dove scendi?" mi chiede.

"In centrale" rispondo. "Vado all'università" aggiungo "e tu vai a scuola?"

"No, scendo anch'io in centrale e vado in studio di registrazione, ho un gruppo e stiamo registrando un disco. Di solito non prendo questo treno, ma oggi ho voglia di iniziare presto"

"Suoni in un gruppo?", il mio cuore va a mille, lo sguardo di questo ragazzo è meraviglioso, dolce e infantile, tenero e intrigante, pieno di sfumature.

"Sì, siamo un duo"

"E dove suoni?". Adesso vorrei sapere tutto di lui, cosa si cela dietro quello sguardo azzurro, un grande artista, un perdigiorno, un ragazzo innamorato, un contestatore sociale.

"Suoniamo in giro per i locali della città, adesso però siamo molto concentrati sulla registrazione dell'album. Sono i nostri primi pezzi, ci lavoro sopra giorno e notte, sono la mia ragione di vita". Gli occhi gli si illuminano mentre pronuncia queste parole, tutto il treno si illumina, è come se ci fosse il sole.

"Che genere fate?" gli chiedo, vorrei scappare con lui questa mattina, ma cerco di ricompormi e mantenere la conversazione sobria.

"Non lo so, non saprei definirci, ci piace sperimentare. Siamo un duo chitarra e voce, poi a me piace rappare. Magari ci hai sentito in qualche locale"

Una voce all'altoparlante annuncia che stiamo per arrivare in centrale, improvvisamente torno alla realtà, infilo in fretta e furia la giacca, raccolgo le mie cose e saluto il ragazzo dandogli la mano.

Lui allunga la mano e mi dice "io comunque mi chiamo Gennaro, ma non mi piace, preferisco Genn", il suo sorriso è sempre più bello. "Ciao, io sono Ilaria". Gli sorrido con la felicità nel cuore e scappo via, sono già in ritardo, mi infilo tra la folla che esce dalla stazione.




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