"Elisabeth Falls, svegliati!" Urlava mia madre dal piano di sotto, accompagnata dal suono metallico della sveglia.
"Dai ancora 5 minuti!" Ribattei. Ancora sotto le coperte, assestai uno schiaffo in direzione del comodino, facendo finalmente tacere quel maledetto oggetto. Scesi brontolando dal letto e strisciai giù dalle scale. Trovai mia madre che armeggiava fra le pentole, mentre ascoltava un pezzo anni 80 dalla vecchia radio.
"'Giorno Beth" mi salutò senza distogliere lo sguardo dall'ammasso di piatti che ondeggiava pericolosamente sul lavello.
"'Giorno Ma" ricambiai il saluto, rubai un pancake e tornai in camera.
Afferrai i jeans e la mia solita felpa nera, correndo in bagno. Cercai inutilmente di rendermi presentabile facendo una linea di eye-liner, ma il piano fallí e mandai al diavolo il mio voler essere carina almeno un giorno all'anno. Lanciai un' occhiata all' orologio sulla parete, e appena mi resi conto che l'autobus sarebbe passato fra 5 minuti iniziai a imprecare. Mi sistemai i capelli biondi in uno chignon discutibilmente ordinato, infilai i jeans saltellando e presi lo zaino, per poi precipitarmi in strada. Saltando cumuli di vestiti ammassati sul pavimento, rischiai di rompermi l'osso del collo.
Imprecai nuovamente appena vidi l'autobus sterzare in lontananza e mi lasciai cadere su una delle sedie rosse della fermata. Infilai le cuffie nelle orecchie e per un secondo mi ritrovai in un altro mondo, in una dimensione imprecisata dove i problemi sembravano un pò più piccoli. Venni risvegliata dalla mia trance da un ragazzo che mi scrutava con due grandi occhi verdi. Sussultai.
Vedendomi sconcertata mi rivolse un sorriso buffo e cordiale, e si sedette accanto a me.
"Anche tu in ritardo?" Mi chiese con un'espressione divertita.
"A quanto pare" risposi con un l'aria di sfida che da sempre mi caratterizzava. Scoppió in una risata allegra, che mi convinse ad abbassare la guardia da quell'apparente sconosciuto che cercava di iniziare una conversazione alle 8.30 di mattina. Si guardò intorno portandosi una mano alla folta chioma bruna e si sistemó i ciuffi ribelli che gli ricadevano sul viso. Mi accorsi quanto potesse essere affascinante quel semplice gesto e mi resi subito conto che lo stavo deliberatamente fissando dunque spostai subito lo sguardo sulle mie Vans ormai consumate.
"Dan, comunque" si presentò porgendomi la mano coperta da anelli di tutte le dimensioni.
"Elisabeth" risposi, stringendola goffamente, arrossendo a quell'improvviso contatto. "Beth!" Esclamó. Riservandomi il soprannome che detestavo più di tutti. Ma, pronunciato dalle sue labbra carnose non mi sarebbe dispiaciuto più di tanto. Portava un giubbotto verde militare, che lasciava intravedere una maglietta nera dei Coldplay, coperta in parte da una sciarpa rossa.
"Sei nuovo di qui? Nel quartiere non si vedono molte facce nuove, e tu mi sembri uno degli unici a non avere più di 75 anni" Rise, e decisi che quello sarebbe stato il mio nuovo suono preferito.
"Si, mia zia Catylin si é appena trasferita, e io con lei" disse, e io per qualche motivo, ne fui felice, e ringraziai mentalmente Catylin. Accesi il telefono, e immediatamente si illuminò mostrando Danny, il frontman dei The Script, il mio gruppo preferito. Erano le 9, e non credevo ancora che stavo per compiere la mia prima marina con un perfetto sconosciuto, ma l'idea mi entusiasmava.
"Ormai abbiamo saltato le prime due ore di lezione, ma penso che il professor Burton non sentirà più di tanto la nostra mancanza" Aveva in parte ragione, perché il professor Burton era un uomo sulla sessantina, che ha sempre contrastato le mie idee anarchiche dato il suo essere radicalmente affezionato alle regole.
"Sarebbe il mio secondo giorno alla MTU, e già sono riuscito a prendere un'ammonizione dal buon vecchio Burton, ma non é che me ne importi più di tanto" Sorrisi.
"Hai fame?" Mi chiese.
Risposi subito annuendo, sperando che mi avrebbe portato all'unico bar decente nel raggio di una decina di kilometri, il "Red's". Il Red's era una sottospecie di ostello, ma il proprietario Harold aveva capito che per campare avrebbe dovuto abbellire il posto, e dunque nel giro di qualche anno il bar cambió aspetto, e diventó uno dei luoghi di ritrovo di tutti i giovani della periferia. Come leggendomi nel pensiero domandó "Che ne dici del Red's?"
Battei le mani in segno di felicità, ma poco dopo me ne vergognai e le infilai nelle tasche della felpa. Dan si alzò e mi porse una mano sorridendo, lo ringraziai e la afferrai, mettendomi lo zaino in spalla. Stavo camminando con un perfetto sconosciuto, ma l'idea non mi preoccupava. Passai tutto il tempo a guardare la mascella di Dan contrarsi, ignorando i suoi discorsi.
"Beth! Beeeeth!"
"Eh? Che c'è?"
"Mi stai ascoltando?"
"Ehm, io.. Cioè.."
"Lo prendo per un no" Rise di nuovo, arricciando leggermente il naso.
Risi con lui, e lui mi guardò, il suo sguardo mi percorse, facendomi salire in brivido lungo la spina dorsale.
"Siamo arrivati, Madame!"
"Tutto tranne Madame, ti prego!" Lo calzonai ridendo, facendo una linguaccia che lui ricambiò con un buffetto sulla guancia.
Entrammo nel bar, e ci accolse subito il profumo dei croissant di Carmen, la moglie di Harold, nonché miglior pasticciera dell'isolato. Carmen era come una seconda madre per me, era impossibile non volerle bene. Dietro al balcone si stagliavano dolci di tutti i tipi, bignè, pasticcini e torte, tutti opera sua. Ci sedemmo ad un tavolo davanti alle grandi vetrate che davano sulla Rose Avenue, una delle vie più "in" della periferia. Dan se ne stava lì, davanti a me, con il viso fra le mani ad osservarmi, mentre io mi arricciavo con le dita una ciocca sfuggita dallo chignon.
"Da quanto sei alla MTU?" Chiese.
"Sono al primo anno, tu?"
"Mi mancano due anni al diploma ormai, poi potrò finalmente levarmi di torno la responsabilità di dover sempre render conto a qualcuno"
Gli suonó il telefono, vibrando nella tasca anteriore del giubbotto, interrompendo la nostra conversazione.
"Hey Jenn, dimmi"
Jenn. Era una ragazza. Un impeto di gelosia mi percorse da capo a piedi, poco dopo però, mi resi conto che non avevo alcun motivo per poter essere gelosa di Dan, dato che lo avevo conosciuto poche ore prima.Continuo a 4 commenti e 5 voti
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Something New
RomanceUn'adolescenza travolgente, spinge Elisabeth a cambiare, a smettere di esistere e ad iniziare a vivere. In un giorno che sembra uno dei tanti, conosce Dan, 19enne in fuga da un passato turbolento che Elisabeth fatica a comprendere. Fra i due nasce u...