Capitolo 1.

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Mi trovo davanti ad un imponente grattacielo, pronta ad entrare e a conoscere mio padre. Prendo due lunghi respiri chiudendo gli occhi e una soffiata di vento mi scompiglia i capelli. La mia mano viene afferrata saldamente da un'altra piccolina e fredda. "Mamma, pelché siamo qui?" chiede una voce sottile. Abbasso lo sguardo e sorrido. Stringo dolcemente la mano di mia figlia. I suoi occhioni mi osservano attenta, ormai ha già due anni ed è una bellissima bambina... proprio come suo padre.

Quando Alex se ne è andato non sapeva nemmeno di abbandonare anche la sua bambina, non mi ha dato nemmeno il tempo di dirglielo. Da quel giorno non ho più avuto sue notizie, assolutamente nulla. Credo sia meglio così, non voglio più rivederlo.

Poco tempo dopo mi sono messa alla ricerca di mio padre, ma non ho mai avuto il coraggio di incontrarlo. Oggi invece sto facendo il passo decisivo, sono qui a Manhattan per conoscerlo e presentargli mia figlia Darcy. Sono molto nervosa e ho paura della reazione che potrà avere, lui naturalmente non sa nulla di me. Sono certa che merita di conoscermi e che sia una brava persona, al contrario di mia madre.

"Per conoscere una persona molto importante piccola" rispondo infine a Darcy, che annuisce e riporta il suo sguardo all'entrata. Mi riempio di coraggio ed varchiamo la porta non staccando le nostre mani saldamente intrecciate.

All'interno troviamo un'accogliente atrio con una reception. Ci avviciniamo e chiedo ad una donna molto giovane di Scott Evans, dicendo di doverlo incontrare assolutamente ed urgentemente. Questa fa un po' di storie chiedendomi il nome, che io non svelo, ma alla fine, dopo aver insistito più volte, mi concede la visita accompagnandomi nel suo ufficio.

Arriviamo a destinazione e davanti a me si para una grande porta nera ed elegante, con appesa una targhetta in oro con su scritto il nome di mio padre. La donna della reception fa per bussare ma Darcy la precede. Fa sempre così, vuole essere lei la prima a fare le cose. "La scusi" dico alla signorina. "Oh non fa niente" sorride lei. " Avanti" sentiamo provenire dall'interno. Afferro Darcy prima che si precipiti dentro e faccio passare la ragazza. "Buongiorno signor Evans, c'è per lei una visita urgente" seguono pochi istanti di silenzio "Li faccia entrare" risponde lui. Dalla porta risbuca la signorina che ci fa segno di entrare per poi chiudere la porta alle nostre spalle ed andarsene.

Ho il cuore a mille e l'emozione prende il sopravvento. Dietro alla scrivania c'è un uomo di circa mezza età, vestito elegantemente in giacca e cravatta, intento a scrivere al computer. È talmente concentrato che non alza nemmeno la testa dallo schermo. Tossisco leggermente per attirare l'attenzione ma lui non si muove, riprovo e ottengo la stessa reazione.

"Scusi signole mia mamma sta celcando di pallare con lei" ed ecco di nuovo Darcy. L'uomo finalmente alza lo sguardo e lo punta attento prima su Darcy e poi su di me. Sorride alla piccola. "Scusate dovevo finire di compilare un documento, a cosa devo questa visita..?" chiede poco interessato. "Vorrei parlarle se possibile" dico con voce ferma. Annuisce lentamente squadrandomi dall'alto verso il basso. "Va bene, prego" ci indica le sedie di fronte alla scrivania " una cosa veloce però..." aggiunge poi. Aiuto Darcy a sedersi e dopodiché faccio lo stesso.

Inizio cauta ricordandogli mia madre, per poi arrivare al punto e svelargli di essere sua figlia. Gli racconto tutto quanto ciò che mi è successo. Dall'infanzia all'adolescenza, da Alex all'arrivo di Darcy, fino ad ora. Non mi soffermo però, sulle ultime disavventure avute con mia madre, limitandomi ad accennare il fatto che fosse finita in prigione e di non aver più avuto contatti con lei. Lui non mi interrompe mai, ascoltandomi attento. La sua espressione stupefatta nell'aver saputo tutto però mi rende nervosa.

Finisco di parlare e cala il silenzio nell'ufficio. "Mia figlia?" chiede quasi a se stesso "Oh, Abby, non sai quanto mi dispiace..." si alza e si avvicina a me " abbracciami ti prego" dice all'argando le braccia e a quella richiesta sento alcune lacrime rigarmi le guance. Mi alzo e mi getto tra le sue braccia iniziando a singhiozzare. "Tua madre mi aveva detto che fossi morta appena nata a causa di una malformazione... oddio Abby. Io l'ho lasciata non sapendo di aver abbandonato anche te. Quanto avrei voluto esserci, questa notizia per me è sconvolgente. Ti prometto che ora mi prenderò cura io di te e Darcy" intensifica la stretta e per la prima volta, dopo quelle belle parole, mi sento a casa avvolta in quel tepore.

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