Capitolo 3 | Sublime is something you choose on after a shot of tequila.

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Capitolo 3.

Quante volte bisogna cadere prima di rialzarsi e capire cosa fare per non ripetere gli stessi errori? Quante volte bisogna rimanere feriti per capire di non voler stare più male? Di non voler più soffrire? Probabilmente troppe, ma quando te ne rendi conto e prendi in mano le redini della tua vita... allora stai meglio.

Ti senti bene con te stesso e questo ti aiuta a stare bene anche con gli altri.

Sara sta sorridendo – è un po' di giorni che lo fa, costantemente – e, anche se quello che sta facendo in questo momento rappresenta la fine di un lungo periodo della sua vita, non può farne a meno.

Sta sistemando alcune scatole – non sue – e ogni volta che ne chiude una, si sente più leggera. Per ora ne ha riempite due – sono davvero pesanti, come i ricordi che ci sono dentro – e quella che ha davanti è la terza.

Si trova nella piccola cucina del suo appartamento – non è molto grande, ma abbastanza per lei; è accogliente e ben arredato – e la penisola dove di solito mangia è occupata da questi scatoloni in cui sta gettando le cose riguardanti la sua vecchia vita. Riguardanti Mark.

Il campanello suona e Sara si blocca, osservando l'orario sull'orologio che è appeso proprio sopra l'entrata della cucina – è davvero presto. La bionda si avvicina all'entrata della sua piccola casa e, dallo spioncino, guarda chi è. Quando apre, Tracy entra e le porge un caffè fumante dentro a un bicchiere da asporto – è con la cannella, proprio come piace a Sara.

Tracy indossa un vestitino che le arriva fino al ginocchio – nero, ricco di disegni floreali – con sopra una giacca nera. Le calze pesanti le coprono le gambe dal freddo e i capelli sono raccolti nella sua classica crocchia casalinga, con qualche ciocca volante. La ragazza lascia il cappotto sul piccolo divano che riempie il salottino e ci si siede sopra, accavallando le gambe elegantemente e chiamando la sua amica, picchiettando con la mano sul cuscino accanto a lei. Sara si avvicina e affonda nel divano, accanto a Tracy.

"Non sapevo se ti avrei trovata sveglia, ma... - inizia la rossa, guardandosi attorno osservando dettagli che sa ormai a memoria, fino a soffermarsi sulle scatole in cucina. Tracy aggrotta le sopracciglia. - che cavolo stai facendo? Ti trasferisci?" Tracy è già nel panico.

Tutte quelle scatole le hanno fatto venire la tachicardia – non vuole che Sara vada a vivere da un'altra parte, perché senza di lei non riuscirebbe a sopravvivere dentro quel palazzo. Tracy odia ogni suo vicino, quindi sarebbe un po' complicato restare civile senza qualcuno a calmarla ogni due per tre.

Sara ridacchia e scuote la testa, beve un sorso del suo caffè – gustandoselo per bene – e poi spiega a Tracy cosa sta succedendo.

"Tranquilla, non vado da nessuna parte. - Tracy sospira sollevata, con la mano sul cuore. - È roba di Mark. Voglio ridargliela"

"Cazzo... allora fai sul serio!" esclama sorpresa Tracy, sorridendo soddisfatta.

Sara si passa una mano tra i capelli e li tira indietro, incontrando anche qualche nodo fastidioso. Annuisce, continuando a bere il suo caffè con tranquillità. Non ha sentito Mark in quell'ultima settimana – aveva tutt'altro per la testa – ma ha tutta l'intenzione di piombare in ospedale e lasciare tutta quella roba nel suo armadietto, con un bel biglietto con scritto "stronzo" sopra. Sara non è uno di quei tipi che si vendica, ma una piccola soddisfazione se la vuole levare.

"Sai, devo raccontarti una cosa. - Tracy si morde l'interno labbro, tamburellando con il tallone sul pavimento. Sara aggrotta le sopracciglia, notando l'evidente disagio della sua amica. Tracy prende un grosso respiro e si volta verso Sara. - Ti... ti ricordi Jess? L'amica del ragazzo delle birre?"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 20, 2015 ⏰

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