Capitolo due.

18 3 4
                                    

Sono tornata dopo cinque giorni precisi, sono fiera di me. 

Vocina: In realtà sei tornata a caso.

Pfttt. Alloura (?) ecco il capitolo two (because in english is fiko icsdi), spero vi piaccia. A fine capitolo oggi ci sarà la pizza, yuhuuu.

*

*

*

La ragazza uscì di casa e, correndo per le strade guadagnandosi occhiate stranite dai passanti, arrivò al maneggio, che distava pochi isolati dalla sua casa periferica. Le piaceva correre, l'aiutava quando era angosciata, battere i piedi sull'asfalto era come scaricare a terra tutta l'energia negativa che aleggiava nel suo animo, correva con velocità, scappava con velocità, stava fuggendo dalla nuova realtà che le era piombata addosso e che ora la rincorreva, come un mostro, le stava alle calcagna e lei riusciva solo a distanziarsi di quel poco che le permetteva di non essere divorata. Scavalcò il cancello e si diresse verso i box, la cui chiave si trovava, banalmente, sotto lo zerbino, il fetore del luogo le invadeva le narici, era abituata allo sgradevole odore, ma non potette fare a meno di tapparsi il naso e la bocca con una mano. Camminò fino al box numero quattordici, il numero in ferro battuto era affisso sopra la porta con la finestrella aperta, da cui si affacciava il suo cavallo, uno stallone dal manto nero, con una macchia pallida sul muso dalla forma indistinguibile.

"Ehi Nightstorm" sussurrò lei, accarezzandogli il muso lungo, lo guardò negli occhi e sorrise malinconica. Adorava quel cavallo, era uno spirito libero, libero come il vento, libero come la tempesta che impazza senza pietà. L'equino scosse il capo, facendo scostare la criniera, e si protese verso la mano della cavallerizza.

"No, non ho delle zollette con me, mi dispiace" disse, con tono colpevole, nessuno, fortunatamente, al maneggio, la prendeva per stupida quando parlava con Nightstorm, era una cosa abbastanza normale lì e ciò rassicurava la giovane, all'inizio pensava di essere pazza, ma parlare con lui, soprattutto prima delle gare, l'aiutava. Era un lato nascosto della giovane, il lato sensibile, occultato nei meandri dal suo animo, superato dall'arroganza e dall'orgoglio sconfinati, che erano i protagonisti indiscussi del suo carattere.

L'equino sbuffò sonoramente facendo tremare le labbra, era un animale suscettibile, se non gli si portavano zuccherini prima di una competizione era capace di rifiutarsi di gareggiare. Lei rise lievemente, ma il riso si spense con amarezza e gli diede una pacca sul muso, Nightsorm si spostò, come indignato dalla giovane che aveva osato non portargli le zollette, un altro sorriso sfuggì dalle labbra della ragazza, che, in un sussurro, lo salutò.

Quando fece per avviarsi verso l'uscita, lo stallone batté gli zoccoli a terra per reclamare l'attenzione di Lucienne, che si girò verso di lui, che nitrì, come per augurarle buona fortuna, come se avesse capito tutto negli occhi della giovane, che Nightstorm aveva trafitto con il suo sguardo altezzoso, ma intelligente.

Lei gli mandò un bacio, poi tornò a casa con calma, a passo lento, remissivo, come quello di un condannato che andava incontro alla sua pena senza via di scampo. All'ingresso fu accolta calorosamente dai suoi due cani, Thor e Loki, due labrador che arrivavano al bacino della padrona, il primo aveva il manto bianco, con delle sfumature del color del miele, l'altro aveva il pelo scuro come i suoi occhi profondi e gioiosi. Salutò anche loro frettolosamente, voleva sbrigarsi ad andare via, prima che il passato si attaccasse alle sue gambe e la costringesse a rimanere un altro po' nella sua amata casa nel suo odiato Nebraska. Entrò in casa, il padre era in cucina, stava consumando la colazione con calma, era in ferie e se la prendeva comoda, cosa molto insolita, Lucienne era abituata a vederlo a muoversi in fretta, in modo talmente rapido da sembrare nevrotico a molti.

Lucienne I-Quando bene e male si confondono.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora