Prologo- Un bardo

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In una sera d'autunno, mentre una brezza tiepida soffiava tra le sabbiose strade di Zeleni, Alyra il Bardo si sedette allo sgabello, nel soppalco della locanda, ed afferrò con le fragili mani pallide la sua arpa. La luce del caminetto, acceso più per artifizio estetico che per necessità, sottolineava la curva prominente del suo seno e donava agli occhi neri, profondi come l'eternità, una sorta di luce demoniaca.

Con voce chiara e squillante attirò gli spettatori che ancora non la stavano osservando ed un mormorio si diffuse, come sempre, all'udire la voce dell'unico Bardo femmina di tutto il continente.

"Udite, ora, e lasciate che vi narri di Azca la Spezzafulmine, la Luna di Sangue, colei che ammaestrò i temporali e lavò la sua sete di vendetta con il sangue di mille maghi...Fatevi avanti, signori e signore..."

Alyra cambiava ogni volta locanda e ogni volta veniva accolta con calore dalle persone che osservavano la sua preziosa arpa in ebano e il sontuoso mantello rosso che la identificava come Bardo.

La locanda in cui aveva deciso di cantare la sua canzone quella sera era conosciuta con il nome de "L'oasi ombrosa". Il suo pubblico era costituito da uomini di ogni età, ubriachi e chiassosi, e dalle cameriere che li servivano, fasciate in abiti che per Alyra sfioravano l'indecenza.

La donna di un'età indefinita si ravvivò i capelli corvini con un distratto ma studiato colpo di mano e continuò a raccontare, una volta che fu certa di avere l'attenzione della platea.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 26, 2015 ⏰

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