Percy

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Capitolo 1

Percy sospirò guardando il grande castello avvicinarsi sempre di più. Allora era ufficiale. L'estate era finita. Era stata un'estate particolare. Aveva scoperto la sua natura di semidio ed aveva incontrato per la prima volta suo padre che lo aveva consigliato di andare in questa scuola per gente speciale, con poteri speciali e origini speciali, che Percy osservava tristemente dal finestrino.
Non voleva nemmeno andarci. Lasciare il suo vecchio liceo, dove era amato e apprezzato da tutti, gli sembrava quasi un idea inaccettabile.
"È più sicura per te." Gli ripeteva sempre sua madre non volendo vedere suo figlio così giù di morale.
"Ti prometto che rivedrai i tuoi amici a Natale!"
Riprese. L'umore di suo figlio peggiorò ancora.
"Mi mancherà Alison." Sussurrò sentendo le sue guance avvampare fino alle orecchie. Alison, era la sua ragazza ormai da due anni. Una comune mortale, con lunghissimi capelli neri, e occhi talmente chiari, da bloccare il cuore di Percy ogni volta che gli rivolgeva uno sguardo. Quando le aveva detto che sarebbe andato in una scuola "speciale" lontana un po'  di miglia da casa, lei scoppiò a piangere, rendendola ancora più bella.
"Voi giovani avete tutte quelle tecnologie! Potete chiamarvi ogni giorno se volete!"
Il tono di sua madre era fintamente entusiasta ma Percy si impegnò ad non farglielo notare.
"Hai sentito che cosa ha detto! Non posso usare tecnologie." Borbottò. Sapeva che scrivere delle lettere sarebbe stato da sfigati, ma quando suo padre aveva detto mostri e tecnologie nella stessa frase, perse per sempre ogni interesse per il suo nuovo IPhone di zecca.
Parcheggiarono davanti al liceo. Per avere 16 anni, Percy si sentiva ancora piccolo, con l'unica voglia di nascondersi nella braccia di sua madre. Ma non lo fece. C'erano altri ragazzi in giro. Prese i suoi borsoni e guardò sua madre che aveva gli occhi lucidi, ed un accenno di sorriso sulle labbra. Sapeva che se avesse parlato sarebbe scoppiata a piangere, così si vide attento a non pronunciare nessuna parola.
La abbracciò e le sorrise, prima di trarre un profondo respiro, e guardare la scuola. Era di una grandezza spaventosa, con delle mura alte quasi quanto un palazzo di New York. Era imponente e rozzo, ricordando a Percy i castelli medievali che vedeva nei film. Il cortile era grande quanto due campi di football, e colorato di arancio e giallo. Vide altri ragazzi salutare i propri genitori, o rincontrare amici. Sembrava quasi l'unico nuovo, della scuola quando vide un ragazzo vestito completamente di nero, osservarlo dalle scale. Notò che le persone stavano attente a stargli lontano, ma visto che Percy nella sua vecchia scuola piaceva a tutti(anche i professori, si intende.) indossò il suo miglior sorriso da "Ehi Sono Così Amichevole." E si avvicinò.
Il ragazzo lo osservava quasi perplesso prima di riprendere il suo sguardo disinteressato. Fece un vago cenno della mano, che significava "lasciami stare."  E il figlio di Poseidone cambiò di scatto direzione sentendo i brividi guardandolo così da vicino. Aveva la pelle olivastra con i capelli neri e lisci disordinati sulla fronte. Aveva delle occhiaie  enormi, ed uno sguardo omicida. Percy non si era ancora imparato i nomi di tutti gli dei, ma intuì che il suo genitore divino non doveva essere così simpatico. Decise di andare a vedere la sua stanza, così entrò nel liceo. Una ragazza semitrasparente lo accolse con un sorriso, facendo gridare Percy non molto mascolinamente.
"Ehi, non è per niente carino!" Borbottò la ninfa andandosene. Il figlio del mare voleva chiedere scusa, ma ormai era già scomparsa. Doveva abituarsi a tutto questo, continuava a ripetersi. Suo padre cercò di spiegargli il meglio possibilmente tutta questa faccenda degli Dei, ma era ancora scosso.
"In effetti potevi anche risparmiartelo."
Sentì alle sue spalle per poi girarsi trovarsi una ragazza riccia, con la carnagione scura, sorridergli.
"È che mi ha preso alla sprovvista!"
Arrossì Percy. La ragazza rise.
"Capisco!Sei nuovo!"
Indovinò. Il figlio del mare annuì per poi allungare la mano.
"Percy Jackson!"
"Hazel Levesque!"
Rispose lei, afferrandogli la mano. Percy rimase stupito come i suoi occhi erano così dorati. Sembravano quasi fatti di lingotti d'oro.
"Qual'è il tuo genitore divino?"
Chiese lei, mentre cominciavano ad incamminarsi verso l'aula magna, dove il preside avrebbe fatto il discorso d'inizio anno.
"Poseido..."
Ma si bloccò di colpo vedendo che il suo preside, effettivamente non era umano. O almeno, non completamente. Com'è che li aveva chiamati suo padre... Si, centauro.
Doveva avere una faccia alquanto strana, quando sentì la risata limpida di Hazel.
"Sei così buffo!"
Esclamò, imitando la sua faccia. Percy arrossì per la milionesima volta in quella giornata, e si grattò il collo con fare imbarazzato.
"Tu... Non mi hai detto il tuo genitore."
Il sorriso che aveva scomparse, ma non fece in tempo a rispondere che l'uomo-cavallo cominciò a parlare. Percy non capì il cambio d'umore. Non sembrava che avesse detto qualcosa di sbagliato. Si sarebbe aspettato che rispondesse Afrodite. Era molto bella, pensò osservandola.
"Benvenuti Semidei! Spero che abbiate passato una bella estate!" Cominciò, per  poi continuare a parlare di corsi ed allenamenti.
Si stava quasi per addormentare dalla noia quando sentì il suo nome chiamato dal uomo-cavallo.
"Percy Jackson! Il nostro nuovo studente!"
Mentre tutti i ragazzi si voltavano a guardarlo, si domandò come fosse possibile  essere l'unico nuovo qui. Fece cenno con la mano e sorrise timidamente.
"Benvenuto, Jackson! Vedo che hai già fatto amicizia!" Indicò Hazel con un sorriso, che lei prontamente restituì.
"Bene! Hazel faresti il piacere di mostrare la scuola al nostro nuovo ragazzo?"
Lei annuì, afferrandogli la mano per poi guidarlo fuori dal enorme camera.

______________

Era quasi sera quando finalmente finì di girare la scuola. Era anche bella, ma Hazel volle fargli vedere anche i sotterranei e  tunnel segreti , orientandosi perfettamente. Si domandò se il suo genitore fosse  il re degli inferi, ma poi scacciò subito l'idea. Era fin troppo dolce e carina per essere figlia di un dio così spaventoso.
Entrò in camera sua con sospiro, quando vide davanti di lui un ragazzo biondo a petto nudo, con accanto la sua ragazza mentre ridevano sonoramente.
La ragazza gli rivolse uno sguardo irritato, gli occhi di un grigio tempestoso. Si mosse a disagio davanti alla porta, decidendo sul da farsi. Andarsene o restare?
"Ehi ciao, amico! Tu devi essere il mio coinquilino! Io mi chiamo Jason e lei è Annabeth, una mia amica!"
La ragazza sentendo amica, assunse un cipiglio, incrociando le braccia al petto osservandolo non decidendosi a salutarlo.
"Ehm... Ciao! Sono Percy Jack..."
"Lo sappiamo già! Io vado, ci vediamo domani Jason."
La ragazza si alzò e schioccò un bacio sulla guancia del biondino, che arrossì furiosamente.
"Benvenuto, fratello! Spero che ti trova bene!"
Sorrise il ragazzo di fronte a Percy. Lui annuì restituendogli il sorriso, prima di sistemare la sua roba. Beh, per essere il primo giorno non era mica male, pensò. Decise di non andare a cena e di coricarsi subito. Era stanchissimo. Appena toccò il cuscino, stava già russando.

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