1... 2... 3... pugni contro la parete; ormai la mia mano grondava di sangue, non ne potevo più. Per l'ennesima volta i miei genitori stavano per litigare per colpa mia. "Tua figlia è un pericolo pubblico. Fra 20 anni la troveremo sotto i ponti a chiedere elemosina". "Se l'avessimo educata meglio adesso sarebbe una figlia modello e non passerebbe tutto il suo tempo in quei posti strani ad imbottirsi di droga". Si incolpavano a vicenda, dicendosi che se solo sarebbero stati più uniti a quest'ora io non sarei stata una tossicodipendente e una drogata. Sapevamo benissimo tutti che non era solo questo il motivo del mio cambiamento e che c'era qualcosa di più.
Continuavano a riempirsi di parolacce. Corsi vicino a mia sorella e gli tappai le orecchie fingendo che stessimo giocando ad un nuovo gioco. Non volevo assolutamente che sentisse tutte quelle urla, quelle orribili parole e, soprattutto, che non si spaventasse per niente. Dopo un po' iniziarono a sentirsi oggetti cadere e rompersi sul pavimento: piatti, bicchieri, vasi. Chissà cosa mi avrebbero detto o fatto una volta finita la loro lite. Come sempre non me ne sarei fregata niente e sarei andata da Jack, ad imbottirmi di coca o di siringhe.
I miei genitori non sanno tutto. Non sanno che hanno una figlia che cammina su di una corda tra la vita e la morte. Non sanno che hanno una figlia che non è una semplice drogata ma che è anche un'anoressica che ammette di esserlo, che non ha paura della morte e che sa che giungerà il più presto da lei.
Penso che la vita terrena sia solo una perdita di tempo e che riservi solo male e disgrazie alle persone semplici. Non odio la vita da sempre ma da un fottutissimo e fatidico giorno, da un maledetto incidente che ha visto coinvolto mio fratello Harry.
Non è stata colpa di una semplice casualità o sfortuna, tutta la colpa ricade su di me, sul mio egoismo, sulla mia assurda testardaggine.
L'inizio della nostra fine si deve ad un incontro. Cloe, una ragazza definita "poco di buono", capace di chiamarti solo per fare di te un oggetto, mi convinse a partecipare alla sua festa di compleanno. Mi sembrò una cosa fantastica; io che ero stata invitata al compleanno di Cloe Smith, la ragazza più popolare della scuola. Ovviamente accettai e dissi tutto ad Harry, ma lui sapeva già che non era una buona idea e che era meglio non andarci, ma io da testa testarda che ero e che sono ignorai tutti i suoi consigli ed andai.
La casa di Cloe , con tutti quei ragazzi all'interno, era diventata una cappa di fumo. Cercai in tutti i modi di non fumare ma fu tutto inutile poiché un'amica di Cloe mi prese di peso e mi mise una sigaretta in bocca con la forza.
Da quella sera tutto cambiò.
I primi giorni 1 sigaretta poi 2, 3 ,4 fino a diventare un pacchetto intero al giorno e più. Non frequentavo più i miei vecchi amici, solo queste persone che si ritenevano "fighe". Ad Harry non piaceva per niente questo mio nuovo "stile di vita" e man mano che i giorni passavano io e lui eravamo sempre più distanti.
Una sabato sera del 24 Gennaio 2012, Cloe e la sua "banda" organizzarono un'uscita delle loro ed io da buon cagnolino li seguii. Andammo in un posto stranissimo pieno di gente fatta che diceva cose senza senso e barcollava. Improvvisamente vidi Cloe prendere uno strano oggetto da un tizio e solo dopo poco mi disse di stendere la mano. Non mi permise neanche di rendermi conto della situazione che mi ritrovai conficcata una siringa nel braccio. Non sapevo che cosa fare ma mi dava una sensazione diversa, quasi vicina ad una pace interiore. E così iniziai a provarne più di una. Una volta uscita da quel locale mi sentii stranamente stordita. Cloe mi portò a casa mia . I miei genitori e mia sorella non cerano, c'era solo Harry che giocava alla Play Station. Appena Harry aprì la porta, non ricordo bene cosa successe , ma sono sicura che scoppiò a piangere. Mi portò dentro, mentre io barcollando a destra e a sinistra e gettandomi su di lui, gli rendevo difficile il passo. D'un tratto persi per metà i sensi, immediatamente Harry afferrò una coperta, mi ci avvolse e mi prese in braccio trasportandomi verso la macchina diretti all'ospedale. Mi mise al suo fianco tenendo una mano sul volante e l'altra nella mia. Mi sentivo al sicuro vicino a lui e lo chiamai "Harry...". Volevo dirgli un "grazie" per tutta la pazienza che aveva avuto con me. Si girò verso di me facendomi uno dei suoi magnifici sorrisi quand'ecco che una luce giallastra venne verso di noi, il rumore assordante di un clacson, una manovra salvavita di Harry e poi...il buio.
Qualche giorno dopo mi risvegliai in ospedale ed immediatamente, anche se debole, urlai il nome di Harry. Attirai l'attenzione di tutti che correndo si avvicinarono a me. Vidi i miei genitori gettarsi sul mio corpo, sorridendo e piangendo.
"Adrienne, tu ed Harry siete finiti sotto un camion e siete andati in coma. Tu ti sei svegliata ma lui ancora no"
Rimasi immobile e in silenzio domandandomi come avrei fatto senza Harry al mio fianco, senza più la vista del suo sorriso nei miei occhi, senza più la sua enorme pazienza.
E questo, tutto per colpa mia.
STAI LEGGENDO
Chiudi la porta, spegni la luce
FanfictionUn terribile incidente costringe Adrienne alla guerra. Alla guerra con se stessa, con la sua solitudine, con i suoi sensi di colpa e con la sua testardaggine. E proprio quando vede la sconfitta a pochi passi da sé una scelta tra passato, presente e...