Capitolo 2

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l commissariato salutammo tutti i colleghi e ci recammo alla nostra scrivania. Dopo una breve discussione, eravamo d'accordo che io avrei cercato di scoprire l'identità dell'uomo, mentre la mia collega sarebbe andata a chiedere le registrazioni delle telecamere di sorveglianza, nelle vicinanze della spiaggia. Quando Claudia entrò nell'ascensore cominciai la mia ricerca: entrai nell'archivio della polizia italiana e aspettai che identificasse le impronte digitali dell'uomo; che gli avevo fornito. Già dopo dieci minuti mi stavo annoiando, mi pareva che ci stesse mettendo un'eternità; quando stavo per chiudere, vidi che l'aveva trovato. Si chiamava Massimo Folti ed era schedato per aver assistito ad un furto. C'era il suo numero di telefono, ma quando provai a chiamarlo, risultava inesistente. Rimasi un po' perplessa e visto che non sapevo quale pista seguire, mi venne in mente di cercare informazioni sul signor Folti. Accedetti al mio account di Facebook e digitai il suo nome, non diede nessun risultato; beh almeno ci avevo provato. Ripetei la ricerca con Istagram e Tweeter, sfortunatamente non ebbi successo. Scelsi di leggere il rapporto riguardante il furto a cui aveva assistito la vittima. "Il signor Folti era entrato nella banca "Cassa del Rispamio"per informarsi su un mutuo. Quando ad un tratto fecero irruzione dei ladri vestiti con tute nere e passamontagna dello stesso colore. Erano armati ed avevano ordinato ai presenti di stendersi a terra. Per fortuna Gigi Algrande (un dipendente) ebbe il pronto riflesso di attivare il pulsante d'emergenza. Così la polizia accorse in pochi minuti e arrestò i ladri". Questo era il rapporto; mentre cercavo di capire cosa fare arrivò Claudia. Che mi riferì:" Amanda ho controllato le telecamere, ed ho scoperto che ha parcheggiato la macchina nei dintorni di Ostia verso mezzanotte. Poi è tornato alla spiaggia solo alle due e mezza". Le stavo per chiedere se avesse avvertito la scientifica, quando lei mi anticipò:" Ah, ho già avvisato la scientifica, ed è già in garage"."Bene" le risposi."Direi di cominciare a controllare la macchina;se era rubata,se non lo era la data dell'acquisto e,insomma,tutto quello che riusciamo a trovare,ecco". Ci avviammo alla scrivania;inserii la targa nell'archivio e ebbi la conferma di quello che pensavo: l'auto era della vittima. Claudia mi fece cenno che aveva trovato qualcosa:"Il signor Folti ha comprato la macchina tre anni fa; non ha mai avuto una multa, né fatto incidenti". Continuammo a cercare, ma dopo ore di continui buchi nell'acqua eravamo molto stanche e ci serviva una bella dormita. Per cui scendemmo, e dopo aver messo in moto la mia golf, partimmo. Non ci mettemmo molto per arrivare a casa di Claudia, dopo che scese andai a casa. Entrai, ero a pezzi, la giornata di lavoro era stata davvero dura. Volevo far luce sul caso, per cui mi sdraiai sul divano e presi i miei appunti. Lessi distrattamente la prima pagina e non potei evitare di addormentarmi. Fui risvegliata da una specie di raffica di mitragliatrice, aprii gli occhi, era la mia odiosa sveglia, la fermai e mi diressi verso la cucina. Preparai un caffè veloce, mangiai qualche biscotto alla vaniglia e andai a farmi una doccia. Quando mi rivestii presi la borsa ed uscii di casa; passai da Claudia e ci recammo al commissariato. Eravamo alla nostra scrivania e stavamo ricapitolando tutto, dalla scoperta del cadavere fino ad allora, quando il mio telefono squillò,"E' Silvia della scientifica" bisbigliai a Claudia coprendo il telefono. Qualche minuto dopo riattaccai, la mia collega mi guardò, e mi sollecitò:"Allora?"."La nostra vittima era uno spacciatore di droga! Silvia ha trovato una scatola piena di cocaina, mentre in un'altra mancava un pacchetto. Inoltre ha scoperto uno scompartimento segreto sotto il sedile dell'autista, c'era un pacchetto da tre siringhe su cui c'erano le impronte digitali della vittima, ma ne mancava una!"."La siringa e la cocaina! E' strano, sembra che abbia portato l'arma con cui è stato ammazzato. Oppure non è omicidio, ma suicidio" rifletté ad alta voce la mia amica. Non poteva essere, e lo provai a Claudia:"Se fosse stato suicidio, il signor Folti non avrebbe potuto sotterrarsi, né far sparire la siringa e la cocaina. Potrebbe anche aver avuto un aiutante, ma non ha molto senso; perché con lui non è entrato nessuno e non sarebbe logico volerlo nascondere". La mia collega annui, ma ribatté:"Sì, forse è vero. Potrebbero però essere stati altri trafficanti di droga, magari perché a lui gli affari andavano meglio. Se ci pensi, un disoccupato di una certa età come può permettersi vestiti firmati e una macchina niente male?!" Poteva avere ragione, mi ci soffermai un attimo e le proposi:"Se chiedessimo al capo di entrare sotto copertura nelle due bande di trafficanti di Livorno? In fondo ci bastano due settimane scarse per capire se sono stati loro, o se ne sanno qualcosa, e non abbiamo altre piste". Claudia ci rifletté, poi disse che era d'accordo; non restava che chiederlo al detective Rossetti ed avere il suo permesso. La mia amica ed io ci dirigemmo verso l'ufficio del capo, bussammo ed entrammo. Dopo aver illustrato il piano al detective Rossetti, aspettammo la sua decisione. Lui ci penso e alla fine acconsentì:"Va bene detective; ma solo perché non avete un'altra pista e non abbiamo altri casi di cui occuparci. Ora arrivederci". Felici ringraziammo ed andammo a creare le identità che avremmo usato. Ci impiegammo solo qualche ora; io sarei stata Enrica Biandelisi: una ladra, ma soprattutto spacciatrice di droga, di Castellaccio (un paesino vicino). Claudia doveva essere Lucia Paronetti, spacciatrice di droga e armi, di Lucca. Entrambe eravamo appena uscite di prigione, anche se non la stessa, ed eravamo venute a Livorno per ricominciare a spacciare.

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