Capitolo 3

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Dopo un panino mangiato al volo, ci recammo separatamente all'hotel "Il palazzo", e prendemmo ciascuna una camera, dove lasciammo un po' di vestiti. Tutte e due avevamo un po' di droga, imprestataci dalla squadra antidroga di Firenze, e una pistola. Io mi recai alla villa Fabbricotti, andai vicino al campetto da basket e mi sedetti discretamente. Finsi una discussione al telefono, "Ah, sono appena uscita, e scopro che mi hai tagliata fuori!" cominciai. Dopo una decina di secondi ripresi:"Certo che ce l'ho la roba, ma con te non avrò più a che fare. Tante care cose!". E riattaccai. Sapevo che quello era il luogo preferito degli "Invisibili": una banda di spacciatori. Infatti un tizio molto robusto mi si avvicinò, vedendo che dalla mia borsa usciva un pacchetto con della roba bianca e che avevo una banconota arrotolata. Mi prese per un braccio e mi domandò:"Noi siamo degli "Invisibili", cerchiamo qualcuno con della buona "roba"; vuoi essere dei nostri?". Senza pensarci accettai, e li seguii. Camminammo per qualche minuto, dopodiché aprirono la saracinesca di un garage, dove entrammo. Era buio, sentii che richiusero la saracinesca; poi accesero le luci e tutti e cinque gli uomini si riunirono in un angolo e discussero sottovoce. Dopo un po' l'uomo che mi aveva parlato prima fece qualche passo verso di me, poi mi domandò:"Lì ci sono due sacchi uno pieno di cocaina e l'altro di eroina, se noi ti bendassimo riusciresti a indicarci il sacco con la cocaina?". Io annuii e loro procedettero, dopo avermi bendata mi portarono davanti ai due sacchi che erano aperti; io tastai i due contenuti e dopo ad averli assaggiati indicai il sacchetto alla mia destra. Mi sbendarono e mi annunciarono che avevo superato la prova e che l'indomani ci saremmo incontrati dal benzinaio all'angolo di via A. Mangini. Uscii e mi diressi a piedi verso l'hotel. Arrivata lì andai nella piscina all'ultimo piano, dopo una bella nuotata mi sciacquai e decisi di cenare in camera. Mi feci portare un piatto di spaghetti alle vongole; quando ebbi finito guardai un po' di televisione e in seguito mi addormentai. La mattina seguente, dopo una colazione abbondante mi recai dal benzinaio, dove mi stavano aspettando gli "Invisibili". Volevano sapere se potevo suggerirgli un venditore, io ci riflettei velocemente e feci il nome della vittima: Folti; allora un uomo alto e magro e sempre serio mi informò:"E' morto. Comunque ci avevamo già comprato molte volte, non è male peccato però che l'abbiamo conosciuto solo qualche anno fa". Un altro uomo più cicciottello aggiunse:"Neanche il luogo dell'incontro era male, era vicino ai cassonetti dove c'è il parcheggio, in fondo a questa strada". L'uomo della prova, che era anche il più robusto concluse:"Sì, era astuto per la sua età, una volta ci siamo incontrati il ventotto luglio, è stato perfetto: era un lunedì e alcune persone lavoravano, mentre altre erano al mare, nessuno sarebbe passato di lì alle sedici e trenta". Pensai velocemente ad altri nomi, e me ne ricordai alcuni, che avevo letto nell'archivio dei presunti spacciatori, ma che non erano stati arrestati per insufficienza di prove. Ne elencai un paio:" Fabio Hinquccini, Osvaldo Di Lamberti e anche Carlo Anderiso". L'uomo serio si interessò:"Sì, li ho già sentiti. Compreremo da loro questa settimana; emh, sai se vendono eroina?". Non lo sapevo con certezza, ma rischiai:"Sì". Lui continuò:"Bene, allora ne compreremo trecento grammi; per poi rivenderla ad un cliente che ce la pagherà molto bene. Abbiamo i loro numeri, chiama Osvaldo e fissa un appuntamento in questi giorni, deve essere di primo pomeriggio, e il luogo dell'incontro saranno i cassonetti". Mi diede il numero, poi ordinò ad altri due uomini di telefonare a Fabio e a Carlo, dandogli le mie stesse istruzioni. Verso mezzogiorno gli appuntamenti erano stati fissati, così andammo a mangiare una pizza e dopo a fare una partita di basket. Il tempo volò e quando finimmo era già sera, salutai e tornai a "Il palazzo". I tre giorni seguenti ci furono gli acquisti della merce; per cui la mattina ero o in piscina o a godermi l'aria relax dell'hotel. Non fu duro lavorare per gli "Invisibili", dovevo semplicemente controllare che fosse eroina; e per fortuna le prime due volte filò tutto liscio. L'acquisto con Osvaldo non fu una passeggiata; perché eravamo nel parcheggio accanto ai cassonetti da più di mezzora, ed erano tutti furiosi, tranne me, che ero preoccupata perché l'incontro l'avevo organizzato io! Aspettammo e dopo un ulteriore attesa vedemmo spuntare Osvaldo; che all'inizio non voleva consegnarci la merce, ma in seguito ad una violenta rissa, dove prese parecchi pugni e calci, ci vendette l'eroina. Finalmente tornai all'hotel e senza cenare mi fiondai nel letto. Sabato mattina ci trovammo al porto, dove un signore interamente avvolto in un impermeabile ci consegnò una valigetta, che dovetti aprire, e, cavoli c'erano un mucchio di soldi! Gli consegnammo una cassa con la droga e se ne andò. Dopo aver diviso quasi equamente il bottino andammo a giocare a basket. Giocammo fino a sera; alla fine gli proposi di fare qualcosa, ma loro rifiutarono:"No, grazie. Noi passiamo la notte di sabato e la mattina di domenica in un pub favoloso, il Tribal Pub; vuoi venire? Io improvvisai:"Non lo so, controllo a che ora è il mio volo, torno in Umbria". Mi allontanai e inviai un messaggio al detective Rossetti, chiedendogli di controllare se gli "Invisibili" fossero stati al Tribal Pub la sera dell'omicidio, di nascosto scattai velocemente una foto e gliela allegai. Dopo qualche minuto confermò l'alibi, per cui salutai la banda:"Mi dispiace, ma il volo è stanotte, alla prossima. Tornai all'hotel per prendere la mia valigia e andare a casa. Incontrai Claudia alla reception e mi informò che anche lei aveva finito la missione.

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