C'è un filo rosso che unisce chi non si è mai conosciuto, che ci lega a qualcuno che forse incontreremo domani. C'è un filo rosso che guida e incrocia i nostri destini e ci porta ad amare a prima vista uno sconosciuto che è nella nostra vita da sempre.
- Louis Malle
I suoi occhi verdi sono ancora chiusi. I capelli neri sono raccolti da una crocchia improvvisata da me ieri sera. Il suo respiro è regolare, le sue piccole mani sulla pancia. Le labbra stanno per schiudersi in un altro dei suoi tanti sbadigli giornalieri.
«Buongiorno, Maddie.» Le dico, togliendole le coperte di dosso e dandole un bacio su una guancia.
Maddie sbadiglia di nuovo e nasconde la sua faccia sotto il cuscino, lamentandosi che vuole ancora dormire. Nel frattempo, stiracchia le gambe.
«Maddie.» La richiamo. Schiocco la lingua. Avevo giurato di non disturbarla mai durante il sonno, ma oggi mi aspetta una giornata impegnativa. Devo raggiungere Harry in ufficio, raccogliere le mie cose e aiutarlo a scegliere chi prenderà il mio posto a lavoro dato che ho deciso di non farmi vedere in agenzia per un po' per prendermi cura di nostra figlia. La prendo dai fianchi e la metto in braccio, correndo verso il salotto, ridacchiando.
«Mamma! Volevo ancora dormire!» Esclama stizzita, mentre incrocia goffamente le mani sul petto.
Non riesce a farmi infuriare. È così bella che non può proprio farmi infuriare. Alza il suo sguardo su di me e si, li vedo: quei grandi occhi verdi che sono puntati nei miei. La adagio sullo sgabello dell'isola, in cucina, e mi posiziono dietro di lei. La crocchia che le avevo fatto ieri sera non mi piace più, così gliela tolgo, facendo adagiare bene i suoi capelli sulla schiena.
«Devo ancora fare pratica con le crocchie.» Commento, continuando a toccarle i capelli.
Maddie ridacchia. «Lo penso anch'io.»
Scuoto la testa, accarezzandole poi le guance. Mi posiziono dall'altra parte dell'isola così da averla di fronte. «Cosa vuoi mangiare?» Le chiedo, posando le mie mani sul tavolo ed aspettando la sua risposta.
Maddie fa una serie di smorfie con le labbra prima di rispondermi. «Tu cosa mangi?»
Alzo gli occhi al cielo, voltandosi verso il bancone. Prendo dalla mensola una tazzina per il caffè e la tazza di Maddie per il latte. Torno a guardarla. «Sarà la decima volta che te lo ripeto, Maddie: non puoi bere il caffè perché fa male ai bambini»
«Mi hai svegliata mentre stavo volando su un drago e non credi di dovermi delle scuse?"» Si acciglia, facendomi sprofondare nei suoi occhi. «Un goccino di caffè!» Protesta.
Mi acciglio io dopo aver riso. «Maddie, no. A te preparo del latte.»
Maddie sospira sconfitta. «Con i cereali?»
Annuisco dolcemente. «Con i cereali.» Rispondo.
Ci vogliono cinque minuti per preparare entrambe le colazioni. Porgo a Maddie la sua tazza di latte - che sta per far cadere se non fosse per me che la riprendo al volo - e metto sotto al mio naso una tazza fumante di caffè.
Maddie mangia i suoi cereali in silenzio, mentre io sorseggio il mio caffè tranquillamente, guardando ogni movimento di mia figlia. Mi somiglia molto, nonostante sia ancora piccola. Anch'io avevo la stessa corporatura esile, lo stesso volto piccolo e fragile, lo stesso sorriso solare e smagliante. Spero davvero che diventerà come me, sicura e determinata, ma non le auguro ciò che ho dovuto subire io prima di arrivare ad oggi. Ciò che ho dovuto vivere prima di New York, prima di Maddie, prima di Harry. Mi reputo fortunata, certo, per aver incontrato persone che mi hanno aiutata a stabilirmi nella città e soprattutto a farmi risalire in superficie... l'America prima di New York quasi non la ricordo più, a parte le emozioni e i sentimenti. Ho sempre fatto restare tutto dentro il mio cuore, impaurita da ciò che potesse succedere se qualcuno avesse scoperto il mio passato. Non sono una tipa che ci pensa sempre, ma raramente mi capita di ricordare il mio periodo di decadenza, quando mi ero privata della forza che possedevo di già e questa è l'unica cosa che non dovrà far parte della vita di Maddie. Non voglio che soffrirà per amore, non voglio che toccherà il fondo della depressione, non voglio che pianga ogni santissimo giorno per un amore andato ormai oltre le aspettative umane. Non voglio che stia male. Non voglio che riviva la stessa cosa che ho dovuto subire io, a sedici anni.
«Dov'è papà?» Mi chiede mia figlia, facendomi tornare al mondo.
Stavo fissando il vaso di fiori sul tavolo. «È a lavoro, ma ti ha dato un bacio sulla fronte metri eri addormentata, tesoro.»
Harry è sempre pieno di impegni. L'agenzia è cresciuta drasticamente negli ultimi anni, nonostante l'arresto di Jordan Black e dei suoi due aiutanti, Alec e Peter. Le cose da organizzare sono quadruplicate, così anche chi vi lavora. Sono felice di questo traguardo, sia per i lavoratori sia per Harry, ma senza dubbio è anche una complicazione dato che esce di casa la mattina presto e rientra la sera, quando Maddie è già a letto a dormire e il tempo che può trascorrere con la sua famiglia è poco.
Mi fa un po' tenerezza, Maddie, che ha abbassato la sua testolina, dispiaciuta. «Volevo salutarlo...» Sussurra.
Abbozzo un sorriso. «Oggi è sabato, Maddie.» Le ricordo.
Il sabato non ha scuola, così la porto sempre con me, da Harry. A lui fa piacere averci vicine, tant'è che è stata proprio sua l'idea.
Maddie spalanca gli occhi. «Sabato!» Esclama, alzandosi dalla sedia e correndo verso il corridoio principale. Torna indietro, posizionandosi sulla soglia della porta. «Mamma! Andiamo!»
Non ha finito tutto il suo latte, ma voglio accontentarla. Anch'io voglio vedere Harry. «Maddie, ricordati che hai ancora il pigiama.»
Maddie si guarda e, non appena vede il pigiama ancora addosso, corre verso il bagno.
Scoppio a ridere. È la figlia che ho sempre desiderato. Dolce, affettuosa, gentile, sognatrice.
La aiuto a vestirsi dopo essersi lavata, le faccio lavare i denti e siamo pronte per uscire.
Maddie non sta ferma un attimo quando raggiungiamo la macchina in giardino.
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Amami anche domani (2, Sequel of Stravolgimi il domani)
RomanceIN REVISIONE Il destino sembrava averli scelti come si scelgono le proprio pedine ad un gioco che sai pur certo di vincere. Per loro non c'era ma fine alla sofferenza e qualcosa doveva sempre andare storto per garantire la normalità, in quel rapp...