Teresa.

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Stavamo cercando di raggiungere la salvezza. Di raggiungere quel dannato pass verticale. Mi misi ad aiutare la gente a rialzarsi dopo essere atterrata e a dare istruzioni sulla direzione da prendere. Non avrei più permesso che altra gente morisse a causa della C.A.T.T.I.V.O., non più. Ma la cosa che più mi stava a cuore, era la salvezza dell' unica persona che aveva davvero creduto in me, anche se ora non lo avrebbe mai più fatto. Questo pensiero mi fece stringere il cuore, ma continuai imperterrita a fare ciò che stavo facendo.

« Ci penso io! » gridai a Thomas, che era intento a decidere sul da farsi « Vai in testa al gruppo! ». E gli indicai la porta a due battenti.

Ma, ad un tratto, spalancai gli occhi. Dietro il ragazzo, c'erano numerosi coperchi delle capsule dei Dolenti che si stavano alzando, sembrando bare che si aprivano. Thomas a quel punto si voltò.

Lo afferrai per le spalle perché mi guardasse in faccia. « Ascoltami! » dissi, cercando di essere il più chiara possibile per evitare di perdere ancora più tempo « Nella parte inferiore dei Dolenti, dentro la massa unta, c'è un interruttore. Devi tirarlo via. Se ci riesci, quegli affari moriranno! »

Lui annuì, cercando di mostrarsi sicuro. Ma lo lessi nei suoi occhi: aveva paura. Così come tutti.
Thomas iniziò a fare ciò che gli avevo detto, mentre io continuavo ad aiutare, dandogli però qualche occhiata di sfuggita, di tanto in tanto, per vedere se stesse bene. Una creatura però, riuscì ad uscire completamente dalla capsula.
Vidi Minho raggiungere subito il Dolente e prenderlo a calci. Avevo sempre saputo del suo odio nei miei confronti, ma lui non sapeva quanto gli sarei stata per sempre grata, a lui come a Newt, per essere stati gli amici di cui Thomas aveva sempre avuto bisogno. Ciò che io non ero mai potuta essere.
Poi vidi il ragazzo in questione, ordinare al suo amico di andarsene mentre lui cercava di sbarazzarsi del Dolente. Lì scattai, mi misi al suo fianco per poi lanciarmi sulla creatura. Lo vidi avvicinarsi.

« Togliti di.. » ma le mie parole vennero soffocate, poiché il Dolente aveva risucchiato il mio viso nella pelle grassa e la stava trascinando sempre più dentro, soffocandomi.

Cercai di liberarmi, mettendomi in ginocchio e colpendo i bracci di metallo. Non riuscivo a sentirmi più le braccia, ma cercai di non arrendermi. Ad un tratto la creatura sbandò di lato, scagliandomi in aria a tre metri da terra prima di precipitare al suolo. Fortunatamente riuscii ad evitare un impatto troppo forte, ma sentii comunque un dolore ripercuotermi per tutto il corpo. Cercai di non pensarci e corsi da Thomas, che intento era riuscito a staccare la maniglia, uccidendo così quell' ammasso di rottami, trasformandolo in un mucchio piatto e oblungo di grasso e ingranaggi. Cercai di nascondere il dolore, ma lui parve notarlo lo stesso. Trovai la forza di sorridergli, non volevo dargli altre preoccupazioni, non mi sembrava giusto. Pensai a come fossi strana, insomma, avevo rischiato di morire, e la mia preoccupazione primaria era stata assicurarmi che lui stesse bene.

« Grazie, Tom. »

« Prego. » cercò di non far trasparire nessuna emozione.

Minho ci avvertì di andare in testa al gruppo per aiutare Brenda a guidare la gente.

« Allora lei sta bene? » chiese Thomas. Lo vidi provare un sollievo travolgente. Lo ammetto, un po' mi dette fastidio. Ma infondo lo capivo. E lo stesso che avevo provato io quando avevo saputo che lui era riuscito a salvarsi.

Dopo aver raggiunto il gruppo e aver fatto pochi metri, ci fu un' esplosione da qualche parte sopra di noi che scosse l'intero edificio e fummo tutti sbalzati a terra. Vidi Thomas allungare un braccio verso Brenda. Cercai di non rimanere ferita da quel gesto, inutilmente. Riuscimmo ad arrivare lentamente allo sgabuzzino contenente il pass verticale. Quando entrammo, vedemmo uno stanzino pieno di tavoli coperti di attrezzi e rottami di metallo. Sulla parete in fondo era appeso un grande telo. Quando fu strappato, rivelò il pass. Quel pensiero mi sorprese e per poco non mi fece ridere. Il capo della C.A.T.T.I.V.O. ci aveva aiutati. 

Vidi Thomas concedermi uno sguardo. Capimmo entrambi che avevamo pensato la stessa cosa. Mi sorrise, incerto, prima di iniziare a far entrare le persone.

« Questo posto crollerà » disse Gally. E mi ritrovai ad annuire in accordo.

« Lo so. Gli ho detto di fare presto. Saremo fuori di qui in un.. » provò a dire Tom, prima di essere interrotto da una voce che riconobbi subito. L'uomo ratto.

Janson iniziò a provocarlo. Io non riuscivo a distogliere lo sguardo a lui e Thomas. Non sarebbe finita bene, me lo sentivo, ma soprattutto lo vedevo dallo sguardo di entrambi. L'uomo ratto tirò fuori un coltello. Le persone dietro di lui fecero lo stesso, ma con altri tipi di armi. Solo allora notai che non fosse solo.
Entrambi caricammo. Volevo avere vendetta, non solo per me, o per le persone che in quel momento erano con me, ma per tutte le persone che, come Newt, Chuck o Alby, erano morte a causa della C.A.T.T.I.V.O. E sapevo che in parte era colpa mia e di Thomas, ma cercai di scacciare questo pensiero dalla mia mente.
In poco tempo riuscimmo ad avere la meglio su di loro. Eccetto Thomas, che continuava a stringere il collo di Janson, non intenzionato a lasciarlo andare. Non lo avevo mai visto così. Faceva quasi paura. Ma la sua reazione era comprensibile, dopo tutto ciò che avevano passato.
Minho riuscì a staccarlo. Lui cadde, ma il ragazzo asiatico lo tirò su velocemente, facendolo appoggiare alla sua spalla. Accennai un piccolo sorriso. Mi faceva male dappertutto.
Qualcosa andò in pezzi, frantumandosi, e il rumore fu così forte che tutti si voltarono. Un' enorme parte del soffitto si era staccata. E stava finendo proprio addosso a Thomas. Che continuava a fissarla ipnotizzato. Non so con precisione cosa mi spinse a fare ciò che feci dopo, se il senso di colpa, o la pazzia che secondo la maggior parte dei Radurai mi aveva sempre caratterizzata, ma corsi velocemente verso il ragazzo, finendogli addosso, spingendolo verso lo sgabuzzino. 

Mentre lui cadde all' indietro, però, un enorme pezzo di edificio piombò su di me, schiacciandomi.

 Solo la testa e un braccio spuntavano da sotto le macerie. Avevo il viso rigato di sangue, il braccio sembrava spappolato. Sapevo cosa sarebbe successo. Sapevo che per me era arrivata la fine.

« Teresa! » sentii Tom gridare. Ma alle mie orecchie arrivò soltanto qualche suono ovattato.

Non sentivo più il controllo di niente. Non riuscivo a muovere nemmeno la testa, l'unica cosa libera da quel pezzo di marmo. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti, ma quando vidi Thomas accanto me, decisi di sforzarmi il più possibile. Volevo tenere impressa la sua immagine nella mia testa. Non mi interessava quanto male avesse fatto.
Lo vidi muovere la bocca, ma non riuscivo a capire cosa mi stesse dicendo. Ero troppo stordita. Provai a leggere il labbiale, quasi inutilmente. Sembrava stesse dicendo qualcosa come "mi dispiace".

« Anche.. a me » sussurrai, talmente piano che non pensavo mi avesse sentito. « L'unica cosa... importante per me sei sempre stato... » provai a dirgli, ma fu trascinato via. Lontano da me. Lontano da quel posto che sarebbe stato l'ultima cosa che avrei visto. Ma da una parte ero felice. Ero felice perché finalmente sapevo che sarebbe stato al sicuro, che tutti sarebbero stati al sicuro.

Volevo rimediare agli errori fatti in passato, e sperai vivamente di esserci riuscita. Di non essere ricordata solo come quella che aveva tradito la loro fiducia. Nella mia testa apparve l'immagine di me e Tom, del nostro primo incontro alla C.A.T.T.I.V.O. Subito accanto apparve la prima volta che, invece, lo vidi nel labirinto. Quante cose erano cambiate rispetto ad allora. Con questi pensieri nella testa, chiusi lentamente gli occhi per l'ultima volta.



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