I - Burning

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The Rise Of Darkness 

Circa 18 anni fa...

Il fuoco avanzava devastante, divorando case, campi, persone. Le urla squarciavano la notte, accompagnando il sottile rumore delle fiamme che bruciavano tutto ciò che incontravano. Il nero del cielo si mischiava al rosso delle lingue di fuoco e del sangue. La maggior parte delle persone scappava disordinatamente per salvarsi la vita, calpestando cadaveri e scavalcando le fiamme, altre stavano davanti alle case in fiamme incapaci di muoversi o di parlare, altre ancora invece si rialzavano per tentare un ultimo, disperato tentativo di opporre resistenza all'armata reale.

Uomini in armatura camminavano tra le abitazioni bruciando, allagando o facendo sprofondare tutto ciò che intralciava il loro cammino, persone innocenti incluse.

Un urlo costrinse il giovane Zeke ad abbassarsi ancora di più nel suo nascondiglio. Pregò qualsiasi divinità affinché il neonato che teneva tra le braccia non decidesse di iniziare a piangere in quel preciso momento, altrimenti il soldato che stava arrivando li avrebbe scovati sicuramente. Quando i passi si fecero più vicini, trattenne il respiro e spinse il fagottino contro il suo petto, in un tacito invito.

Il soldato passò oltre, senza notarli. Zeke tirò un sospiro di sollievo guardando il volto del neonato che stringeva come se fosse la cosa più preziosa al mondo. Perché lo era.

- Rimani con me - sussurrò.

Poi cominciò a correre veloce come l'ombra.

Una scintilla, una fiamma, uno scoppio. Erano alle calcagna. Aumentò la velocità fino ad arrivare all'inizio della foresta di Blackhole, ai confini del territorio.
- Zeke! -
Una voce femminile frenò la sua corsa e lo attirò dietro un albero abbastanza largo da coprirli entrambi. Anzi, tutti e quattro. I capelli biondi della donna erano cosparsi di cenere, gli occhi verdi spenti ed arrossati, il volto rigato di lacrime e sangue. Tra le braccia teneva anche lei un neonato, a occhio piccolo quanto quello che teneva lui.
- Arianne - sospirò riconoscendola - stai bene? - chiese senza celare un velo di preoccupazione. Era come una seconda madre e l'avrebbe protetta, visto che con la sua non c'era riuscito.
- Io si, solo qualche graffio ma mio marito... - un singhiozzo. Maxwell era morto.
- Mi dispiace tanto -
- Anche a me, ma dobbiamo fare in modo che la sua morte e quella di tua madre non siano state vane. Fuggiamo e mettiamoci in salvo, un giorno ci vendicheremo - disse Arianne con sguardo deciso cacciando indietro le lacrime - Zeke, se tuo padre non dovesse sopravvivere... sarai tu a prendere il suo posto e ci guiderai. Per questo devi scappare e salvarti: un giorno conteremo su di te -
- No - Zeke si guardò intorno, dove le fiamme ormai non avevano lasciato scampo e il numero di vittime saliva di minuto in minuto.
- Non posso scappare. La mia gente sta morendo. Mia madre e tuo marito sono morti cercando di salvare le persone che amavano ed io farò lo stesso. Non lascerò che altri muoiano per mano dell'esercito reale e non permetterò a quei schifosi bastardi di portarmi via anche mio padre! -
- Zeke ragiona! È troppo tardi! Siamo rimasti solo io, te e i bambini. Io non sono una master del Buio, lo siete solo voi tre. Siete gli ultimi sopravvissuti a questo genocidio, non permettete che vi facciano scomparire! - lo pregò la donna.
Zeke ammutolì, ma le urla dei suoi amici e delle persone con cui era cresciuto gli laceravano le orecchie. Era giunto al limite. Non poteva rimanere la mentre tutto gli veniva portato via. Guardando il volto del neonato ebbe un'ulteriore conferma: voleva un mondo giusto per lui e avrebbe combattuto a costo della vita.
- Arianne - comandò con tono solenne, degno di suo padre - prendilo e crescilo come se fosse tuo. Non permettere che accada qualcosa. Mio padre mi ha detto queste parole prima di affidarmelo. Io vado a combattere -
La donna conosceva quel ragazzo da sempre e sapeva che sarebbe andata a finire così. Si limitò ad annuire, niente gli avrebbe fatto cambiare idea, dopotutto era figlio di suo padre.
- Buona Fortuna Zeke, farò come mi hai chiesto -
Il ragazzo sorrise e lasciò um bacio sulla fronte del fagottino prima di allontanarsi verso il campo di fiamme.
Respirare era difficile e il fumo ostacolava la vista. All'improvviso la casa affianco a lui scoppiò in aria con facilità disarmante. Venne sbalzato lontano qualche metro e una scheggia di legno si conficcò nella sua coscia, strappandogli un gemito di dolore. Gemito che, purtroppo, attirò l'attenzione.
- Pensavo avessimo finito, peccato -
Un uomo molto alto e muscoloso fasciato in un'armatura rossa ed arancione sovrastò il ragazzo. I capelli biondi erano lucenti ed ordinati, gli occhi gialli trafiggevano con la loro intensità. Quella tonalità era ben nota a tutti nel regno, tanto famosa quanto l'uomo che gli stava davanti.
- Generale Alistair - sputò Zeke con disprezzo.
- In persona. E tu sei... beh, sto per ucciderti, poco importa - ghignò con superiorità.
Zeke in un istante scompose il suo corpo in fumo nero e riapparse contro il petto del generale poggiandogli un coltello sotto il mento.
- Che coraggio ragazzino - lo sbeffeggiò.
- Il mio nome è Ezekiel, figlio di Edmund e Corinne, leader della casata del Buio. Farai bene a ricordarti di questo nome -
Alistair creò una barriera di fuoco dividendo i due corpi.
- Il figlio di Edmund? Sai che uno dei comandanti ha appena ucciso tuo padre? Dovevi sentire le sue urla disperate rivolte a sua moglie e ai suoi figli... a proposito, l'altro? -
Suo padre era morto. Non c'era più ed era solo colpa di quella maledetta notte. Si scagliò sul generale senza pensarci, guidato da una rabbia ceca. Era il migliore master del Buio, ma la sua gamba era inutilizzabile e il generale era uno dei più potenti master del Fuoco. Scintille e fiamme si intrecciavano a fumo nero e sfere oscure.
- Niente male ragazzo, davvero. Sei esattamente come tutti ti descrivono. Ma ora ho da fare, vorrei tornare a casa da mia moglie e mio figlio -
- Io una famiglia non ce l'ho più per colpa vostra! - sbottò colmo di rabbia.
In quel frangente però, la sua rabbia gli costò caro. Abbassò la guardia e il generale riuscì a scalfirgli l'altra gamba con uma fiamma mettendolo in ginocchio.
- Io eseguo gli ordini. I giochi sono finiti. Ti auguro di rivedere presto i tuoi cari - rispose Alistair alzando la spada e punandogliela alla gola.
Zeke lo guardò, poi scoppiò in una risata quasi isterica.
- Patetico, patetico! Verrà il giorno in cui pagherete per quello che avete fatto a me e alla mia gente. Il re dovrà affrontare la più grande minaccia che mai esisterà! Preparatevi, perché l'erede del buio guiderà la nostra vendetta e vi sterminerà dal primo all'ultimo! -

La spada di Alistair calò violenta, devastantnte. Il corpo senza vita di Zeke cascò come svuotato, ma le sue parole aleggiavano ancora nell'aria, più pericolose che mai.


The Rise Of DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora