Capitolo 2 "Arrivederci Firenze"

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La ragazza davanti a me avanza , e di conseguenza avanziamo tutti, quando scorgo il ciuffo biondo di Niall, e tutti avanzano ancora, sto per incontrare gli One Direction e....«ANNAAAAAAAA! Svegliati è tardissimo.» Realizzo che la voce è di mia madre e mi ribalto nel letto con tutto il lenzuolo. Mugugno e sollevo la testa;poi mi alzo e prendo i vestiti che avevo preparato. Nonostante la maggior parte dei vestiti siano nella mia valigia, ho deciso di indossare dei jeans a vita alta e una maglietta con scritto "HO SONNO" che mi rispecchia perfettamente in questo momento.Vado in bagno,mi lavo,mi vesto,mi trucco e decido di legare i capelli in una treccia a spina di pesce. «Anna vieni a fare colazione!» urla mia mamma dal piano di sotto.Prendo la valigia e la borsa e inizio a scendere le scale sbattendo qua e la e arrivata alla fine appoggio la valigia contro il muro. Mi siedo a tavola e bevo una tazza di the caldo con qualche biscotto, mentre i miei genitori stanno in silenzio. Finisco di mangiare in poco tempo e vado a lavarmi i denti. Quando esco dal bagno, in corridoio, mi guardo attorno e saluto la mia casa. Poi, scendo per l'ultima volta in salotto ed esco dalla porta insieme a mamma e papà. Sono le 6 quindi il cielo é ancora scuro. Saliamo in macchina e raggiungiamo l'aeroporto in 15 minuti, dato che é vicino a casa nostra. Seguiamo con cura tutti i procedimenti, e all'ultimo, prima di imbarcarmi, comincio a salutare i miei genitori.
«Allora divertiti!» dice mia madre accennando un sorriso e abbracciandomi. Mio padre mi sorride e mi stringe in un abbraccio anche lui. «Ci vediamo tra un mese» Li saluto e poi mi allontano. Mi metto in fila per controllare i documenti, e nel frattempo mi volto e li vedo salutarmi, per poi andarsene lentamente. Infine, dopo 2 minuti sorpasso i controlli e arrivo nella sala d'aspetto. Mi siedo su una sedia, tiro fuori un libro dalla mia borsa per ingannare il tempo, e in quel momento l'altoparlante annuncia che il mio volo é in ritardo di 50 minuti. Cavolo, mi secca aspettare, ma in ogni caso 50 minuti passano in fretta. Decido di fare un giro nei negozi, e così trascorrono venti minuti. Poi vado al bar, ordino una spremuta e mangio un muffin. Mentre sono seduta al bancone, mi si affianca un ragazzo circa della mia etá, con i capelli marroni e gli occhi marroni, molto carino. « Vai a Londra?»
«Anche tu aspetti e?»
«Già, ehm, posso sedermi?..Non so che fare e sono solo» Faccio di si con la testa e lui si siede.Ha uno strano accento, penso sia inglese così chiedo «Sei inglese?»
«Si,solo che vivo in Italia e l 'estate la passo in Inghilterra con i miei amici.Comunque mi chiamo Dylan e ho 19 anni»
«Io sono Anna, ho 17 anni e resterò in Inghilterra per tutta l' estate, sai per imparare a parlare meglio»
«Bello» esclama.Subito dopo l'altoparlante ci avvisa che il nostro aereo partirà tra dieci minuti così ci avviamo verso la pista.«Che posto sei?» mi chiede. Io apro la borsa ed estraggo il biglietto. «12A» rispondo. «Uffa..io 24B,mi toccherà parlare da solo». Scoppio a ridere immaginandomi lui che parla da solo con il suo bell 'accento inglese e le persone che lo fissano confuse. Un pulmino ci porta fino all' aereo sul quale pian piano le persone salgono. Saliamo anche noi e cerchiamo i nostri posti;Dylan è molto lontano da me ma per fortuna ho il mio libro e la musica.Mi allaccio la cintura,i posti vicino a me sono vuoti ma quando le hostess iniziano a fare il loro balletto per spiegarci dove sono le uscite e tutte quelle robe, vedo Dylan cercarmi per poi camminare velocemente e raggiungere il mio posto.L'hostess lo fulmina con lo sguardo ma lui non la vede.Si allaccia la cintura e dice: «Non potevo rimanere lì c'era un tizio che parlava veramente da solo» Scoppio a ridere e intanto le hostess vanno su e giù per l aereo per controllare le cinture e poi il mezzo inizia a muoversi.Pian piano accelera e poi si solleva;io mi avvicino al finestrino per vedere fuori ma la tendina di plastica mi cade sul naso e quando mi giro vedo Dylan che ride. Iniziamo bene. Guardo la terra allontanarsi e sussurro, più a me stessa, sorridendo:«Arrivederci Firenze.»

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