Capitolo 3 "Casa Hartley"

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«Anna svegliati, siamo arrivati.»
Apro lentamente gli occhi e mi accorgo di Dylan, che mi scuote dolcemente per una spalla. Guardo fuori dal finestrino e vedo che stiamo scendendo verso la terra. «Se non ti svegliavi, dovevo portarti giù dall'aereo in braccio...» mi sussurra Dylan con un sorriso beffardo. Forse non mi sarebbe dispiaciuto così tanto, in fondo. Stringo forte i braccioli della poltroncina e chiudo gli occhi mentre atterriamo. Non che abbia paura, ma lo faccio comunque per rilassarmi. Nel frattempo sento che qualcuno ha poggiato la sua mano sulla mia. Apro gli occhi e guardo prima Dylan, che sorride, poi la sua mano. Faccio un timido sorriso, un po'imbarazzata, ma allo stesso tempo compiaciuta. Una volta scesi dall'aereo andiamo ad aspettare le nostre valigie. «Be, allora ciao» dico a Dylan tristemente, quando siamo fuori dall'aeroporto.
«Posso darti il mio numero?» chiede lui titubante. Mi si illuminano gli occhi.
«Ma certo!» Ci scambiamo i cellulari, poi io rimetto il mio nella tasca dei jeans.
«È stato un piacere conoscerti, Anna» «Anche per me. Ciao Dylan!» Prendo il mio trolley e il mio borsone a tracolla, e mi dirigo verso la stazione dei taxi. Salgo in una delle macchine e comunico al tassista l'indirizzo di casa Hartley. Dopo venti minuti arriviamo di fronte a una villetta molto carina, a due piani, con un giardino, un garage e una piccola piscina. Il tassista parcheggia e mi aiuta a scaricare le valigie, poi mi saluta e torna all'aeroporto. Mentre il taxi si allontana, guardo la casa davanti ai miei occhi. È davvero bella, dell'edera rampicante decora i muri di mattoni rossi. Entro dal cancello e suono il campanello. Dopo pochi secondi, sento un rumore di passi sempre più vicino, poi sulla soglia appare una donna bassa e un po' cicciottella. Sul suo viso appare subito un gran sorriso caloroso. «Finalmente! Ti aspettavo, tu devi essere Anna!» esclama.
«Si, molto piacere» rispondo io sorridendo.
«Il piacere è tutto mio! Io sono Suzanne, ma puoi chiamarmi Suzy. Dai, entra.» dice lasciandomi passare. Entro nella casa e un buon profumo di cannella mi avvolge. La casa all'interno è moderna e accogliente. Davanti a me il salotto, alla mia sinistra ci sono delle scale e alla mia destra la cucina e la sala da pranzo.
«Allora come stai? Come è stato il viaggio?»
«È andato tutto bene» dico io guardandomi intorno.
«Vuoi qualcosa da bere?»
«No, niente, grazie»
«Ti piace la casa?»
«Si, è davvero bella»
«Ok, ora ti presento i miei figli. Michael, Sally, scendete!» Sento qualcuno correre giù per le scale, poi in salotto arrivano due bambini, una bionda e l'altro moro.
«Ecco, loro due sono Sally, di 12 anni, e Michael, di 10. Avanti, salutate Anna, è la ragazza di cui vi ho parlato, stará con noi quest'estate»
«Ciao» dicono in coro i due bambini.
«Scommetto che non riesci a parlare velocemente come noi!» grida Michael.
«A si? Perchè non mi dici tu qualcosa in italiano?» Il bambino s'incupisce, e si gratta la testa imbarazzato. «Non è andata come pensavo...» sussurra paonazzo. Sally, Suzy e io scoppiamo a ridere divertite. «Ho un altro figlio, si chiama Cameron, ha 17 anni come te, ma ora è meglio se lo lasci stare, è in camera sua. Di sicuro verrá a salutarti più tardi, intanto puoi andare a sistemare le tue cose nella tua camera. Sally, perchè non la aiuti?» dice Suzy. La ragazzina annuisce e prende la mia valigia. «Sei sicura che non sia troppo pesante?» le chiedo.
«No, non lo è non ti preoccupare» risponde lei con un sorriso. Quando siamo arrivate al secondo piano, lei mi indica la porta della mia stanza. Ci troviamo in un corridoio e la porta che lei mi ha indicato è l'unica alla nostra sinistra, apparte una uguale e di fronte alla mia. «Si, quella è la porta della camera di Cameron. Ti consiglio di non entrarci mai senza il suo permesso» aggiunge lei, leggendomi nel pensiero. Io annuisco sorridendo. Sally poi mi indica le altre quattro porte alla nostra destra e dice: «Quelle sono le porte della camera mia e di mio fratello, quella dei nostri genitori, il bagno e il terrazzo. Nella tua camera c'è un tuo bagno personale e anche un altro piccolo terrazzo» aggiunge la bambina. «Grazie, siete stati davvero gentilissimi»
Metto la mia valigia azzurra sul letto e mi ci siedo sopra. «Ok, io ora ti lascio il tuo spazio, ci vediamo dopo» dice Sally, per poi uscire e chiudere la porta. Io mi alzo e comincio a trasferire i miei vestiti nell'armadio. Pochi minuti dopo, mentre sto tirando fuori dalla borsa una maglietta, qualcuno dice all'improvviso: «Ciao» Trasalisco per la sorpresa e alzo la testa di scatto, così la sbatto sulla mensola sopra il letto. Quel qualcuno che mi ha salutato scoppia a ridere mentre io mi massaggio la testa. Mi volto a guardare il ragazzo arrabbiata, ma tutta la mia rabbia svanisce quando i miei occhi incontrano i suoi. Ha un paio di occhi color nocciola, bellissimi, i capelli color castano chiaro e un sorriso meraviglioso. È appoggiato al muro con le braccia incrociate e indossa una semplice felpa grigia e un paio di jeans neri. E questo sarebbe Cameron? Che bel modo di conoscersi. Alzo gli occhi al cielo e dico: «Ciao»
«Ti sei fatta male?» chiede lui apparentemente preoccupato.
«No» rispondo sospirando.
«Vuoi che ricominciamo da capo?» domanda sorridendo.
«Volentieri» rispondo alzando le spalle.
Cameron esce dalla camera e chiude la porta. Dopo poco lo sento bussare. «Avanti» dico divertita. Lui entra e mi saluta. Io ricambio, poi lui si presenta e io lo faccio a mia volta. Non posso fare a meno di continuare a guardarlo, è davvero molto carino.
«Vuoi una mano?»
«Perchè no?» Lui sorride, e mi aiuta a sistemare i vestiti. Stiamo in silenzio per qualche minuto, poi mi rivolge di nuovo la parola: «Sei felice di essere qui?»
«Si, molto, e poi voi siete una famiglia fantastica» Lui sorride leggermente. «Comunque, tra poco arriverà un mio amico, vuoi venire a fare un giro con noi?»
«D'accordo, sempre se non ti da fastidio. Non devi sentirti in obbligo di fare qualcosa con me»
«Ma no, ti divertirai, ti faccio fare un giro per Londra. Sai, anche il mio amico non viene molto spesso qui, non abita in Inghilterra»
«A, va bene»
«Io vado da mia mamma. Ti dispiace se ti presento il mio amico qui?»
«No, figurati, vi aspetto qui»
Cameron esce dalla mia camera e io mi distendo sul letto sospirando, con un sorrisetto stupido sulle labbra. Sembra che mi sia già fatta un'amico. Anzi tre, Sally e Michael, e il loro bellissimo fratello maggiore. Dato che ho finito di sistemare le mie cose, e non voglio disturbare la famiglia, leggo un po' il mio libro, poi decido di cambiarmi. Mi metto un paio di pantaloncini corti, una camicia e una felpa azzurra con la cerniera aperta. Pettino e lascio sciolti i miei lunghi capelli biondi. Poi torno al mio libro, ma non faccio in tempo a trovare la riga dove avevo lasciato la lettura, che suonano alla porta. Questo dev'essere l'amico di Cameron. Spero con tutto il cuore che sia simpatico come lui. Vado ad affacciarmi al terrazzo, mentre aspetto. Sento Cameron e il suo amico parlare in corridoio, e io faccio dei respiri profondi per tranquilizzarmi. Andrà tutto bene. Ma poi ascolto meglio la voce sopra quella di Cameron. Io conosco questa voce. Ma dove l'ho già sentita? E poi, prima che i due ragazzi raggiungano la mia camera, ho già ricordato chi è la persona che parla così. E quando i due appaiono sulla soglia, Cameron non fa in tempo a presentarmi che io esclamo, sorpresa: «Dylan?»

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