Strage//Kara

11 1 0
                                    

Buio.

Silenzio.

Non un suono che avesse desiderato farsi sentire.

Ecco la luce.

Utilizzai tutte le mie forze e finalmente riniziai a respirare.
Tossii un paio di volte.

La punta dell'aereo tagliava la superficie dell'acqua a 20 metri da me.
«No...» Singhiozzai.
Attorno a me decine di persone galleggiavano prive di vita.
E io sapevo il motivo.
L'aereo era precipitato, le persone non sono state avvertite dal pilota e non sono potute saltare giù con il paracadute.
Tutte quelle persone morte...
Io ero lì, da sola, in mezzo a un tappeto di persone innocenti.

Tutte morte e io l'unica viva.
Poi un forte mal di testa.
E buio.
Di nuovo.
«Ricorda...» Ancora quella voce.
Sì, quella voce del sogno che feci prima di svegliarmi in acqua.
Mi sentii nuovamente risucchiare da quel sentimento di terrore.

Mi trovavo in un bosco, lo stesso del sogno che avevo fatto in aereo. La stessa calma, lo stesso buio. Tutto uguale. Ecco di nuovo quel fruscio...
Mi girai. Un'ombra nera si avvicinava lentamente a me fluttuando.
Iniziai a correre terrorizzata. Dopo pochi istanti mi era addosso.
«Tu appartieni a me» Cercai di divincolarmi con tutte le forze possibili, ma le avevo già consumate tutte per riemergere dall' acqua...
Era un bosco tenebroso, sembrava che gli alberi ti avrebbero squarciato la pelle con i loro rami da un momento all'altro.
L' ombra mi prese una mano e cercò di trascinarmi nell'oscurità più totale.
Poi sentii una forza sempre più potente crescermi nel petto. La speranza dentro di me. Poi successe una cosa...magica...
Attorno a me si creò un' aura con delle sfumature verdi, azzurre, grigie e rosse. La creatura incominció ad urlare. Un urlo disumano.
Ma in fondo era un mostro.
Di colpo quel senso di sicurezza sparì insieme alla creatura, e io mi ritrovai di nuovo in quel tunnel di terrore.

Riaprii gli occhi.
Restai un momento stordita.

Cosa voleva dire quello strano sogno?

Perché l'avevo fatto due volte?

Salii su un pezzo d'ala dell'aereo, che evidentemente si era spezzata a causa dello schianto sull'acqua.
E pensai.
Pensai a quanto ero lontana da casa.
Pensai ai 10 minuti prima, mentre stavo parlando con mia madre al telefono per organizzare l'indomani a Torino;
Pensai alla fortuna e allo stesso tempo alla sfortuna che avevo avuto;
Ero sopravvissuta all'incidente, stranamente, ed era una cosa positiva; ma ero dispersa nel Mediterraneo senza un mezzo di trasporto e in mezzo a cadaveri.
E pensai ancora, fino a farmi venire sonno.
Mi stavo per addormentare, quando sentii delle urla. Mi girai.
A 20 metri da me un ragazzo stava piangendo sul corpo di una donna.
Morta.

Noi in un incuboDove le storie prendono vita. Scoprilo ora