Pieces(One Shot)

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Sono passati ormai tre anni da quando ti ho lasciato. Solo ora mi accorgo quanto vuoto c'è attorno a me, solo ora capisco che eri la persona più importante che potessi avere.

Era da tanto che non provavo questa sensazione, era da tanto che non stavo così male; ieri, per caso, mi è capitato fra le mani un album, pieno di foto nostre. Me l'hai regalato per Natale, ancora mi ricordo quanto ero felice.

Ad ogni pagina che sfogliavo, sentivo gli occhi inumidirsi sempre più, ogni foto che vedevo mi faceva ricordare la felicità, quella felicità che ora non ho più.

Chissà se sei cambiato tanto, se sei cresciuto in altezza, se ti sei fatto un altro tatuaggio o altri piercing. Mi chiedo se ti sei tinto ancora i capelli, magari hai smesso e sei semplicemente cresciuto. Magari non hai più il tuo piercing al sopracciglio, magari non ti ricordi neanche di me.

In un certo senso spero che tu ti sia scordato di me, che tu non abbia sofferto e che abbia trovato qualcun altro che ti faccia stare bene.

Sono stata una stupida, un'egoista. Ti ho lasciato nel periodo peggiore, me ne sono andata, e sai perché? Il perché non lo so neanche io, forse ero troppo egocentrica, volevo solamente stare bene e non mi importava niente degli altri.

Sta mattina sono uscita, volevo venirti a trovare, volevo parlarti, volevo scusarmi per tutto quello che avevo fatto. Volevo sentire la tua voce, volevo vedere se dopo tutti questi anni, ti mancavo nonostante tutto. Volevo che il nostro rapporto si aggiustasse, avrei aspettato anche tutta la vita, lo giuro.

Quando sono arrivata a casa tua, con il fiatone e il cuore che mi batteva a mille, mi sono bloccata; davanti a casa tua c'erano tante macchine, troppe persone e molta confusione. C'erano tre macchine della polizia e un'ambulanza, ci saranno state più o meno trenta persona, tutte ammassate, con gli sguardi persi, alcuni addirittura piangevano a dirotto. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, forse non volevo capirlo.

Poco dopo vidi una barella uscire dal portone di casa e ho subito pensato che tuo nonno si fosse sentito male. Ma quando si avvicinò di più, riuscii a vedere chiaramente chi ci fosse steso.

Eri lì, inerme, con un respiratore attaccato, davanti ai miei occhi. I tuoi genitori ti stavano dietro disperati. Capii. Capii quello che stava accadendo e tutto si fermò: non riuscivo a respirare e il cuore non batteva più. Con la poca forza che mi era rimasta, ho iniziato a piangere in silenzio, come se mi vergognassi, come se nessuno dovesse sapere che anche io sono debole.

Era successo tutto così in fretta, non riuscivo a capire più niente. Mi avvicinai ad un ragazzo e sussurrando gli chiesi "Scusa, che è successo a Michael?" "Ha avuto un attacco di cuore, ha smesso di prendere le pillole, ha detto che si rifiutava di vivere da solo."

Con il cuore in gola, inizio a correre verso l'ospedale. Mi precipito vero la reception per chiedere dove ti avessero posizionato e quando vedo che non c'è nessuno, inizio a girare a vuoto per i corridoi bianchi e freddi di quell'odiosa struttura. Dopo circa 20 minuti, trovo i tuoi genitori, in lacrime anche loro. Mi hanno visto, non hanno reagito. Hanno il cuore a pezzi, non riescono neanche a respirare. Mi indicano la stanza, senza dire niente. Entro e subito il cuore mi si ferma. Sei steso su un lettino bianco, sei pallido più del solito, hai gli occhi chiusi, quegli occhi che brillavano ogni volta che li guardavo.

Non ti muovi. Non lo farai mai più, non potrai mai più sorridere o ridere, non potrai mai più.

Niente potrà portare indietro il tempo che ho perso con te, niente potrà darmi una seconda possibilità. Te ne sei andato, per sempre, e con te se n'è andato tutto il tempo che abbiamo trascorso insieme. E ora l'unica cosa che mi è rimasta di te è il nostro album pieno di foto, pieno di emozioni.

Ti fisso, e tremo al solo pensiero che non potrò mai più sentire quella tua voce angelica. Non potrò mai più stringerti e contemplarti dopo intere notti passate insonni. Non potrò mai più dirti che ti amo, che sei la ragione per cui io lotto ancora, che sei l'unica risposta ad ogni domanda.

Mi sei scivolato dalle mani, come un velo, come il vento.

Fra due giorni ci sarà il tuo funerale e io sono ancora qui, a scrivere questa lettera, che non leggerai mai. Sono qui, a piangere, perché ho sprecato tutto questo tempo, perché ti ho abbandonato.
Non riesco a perdonarmelo, non lo farò mai.
Michael io ti amo, ti amo e l'ho capito troppo tardi.

Eri un angelo caduto dal cielo, forse ora ti sentirai più felice ad essere tornato a casa.

Promettimi solo una cosa. Quando mi vedrai, per favore, cerca di perdonarmi, cerca di ascoltarmi, perché non ti ho mai detto davvero che ti amo, e quello sarà l'unico momento in cui potrò dirtelo.

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Ciao a tutti, questa è la mia prima storia, una one shot su Michael. Spero vi piaccia tanto.
Ci sentiamo presto.
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