Capitolo 3

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<<Desi dai su fila a letto, è inutile rimanere svegli. Non appena i poliziotti sapranno tutto saremo i primi ad essere avvisati>>
<<Ma mamma, voi la fate facile...io ho paura di sognare...>>
<<Perché vivi con angoscia questo tuo dono? Devi ritenerti al quanto fortunata ad averlo. Tutti vorrebbero prevedere il futuro e tu che puoi non vuoi. Com'è strano il destino delle volte eh...>> mi dice abbassando il tono della voce
<<Perché parlate così piano? Stavate sparlando di me?>> interviene ridacchiando mio padre. Ci raggiunge in salotto camminando come se niente fosse. Oh no si è dimenticato che davanti alla mamma deve far finta di zoppicare... e tra l'altro supera le scale facendo due gradini alla volta come suo solito! Io cerco di fargli dei gesti indicandomi la caviglia, ma ormai è troppo tardi, la mamma se n'è accorta infatti le sentiamo strillare <<Signorino Gianni Fano! Dove corri?! Non avevi la caviglia dolorante?!>> mio padre ci guarda dall'alto paonazzo, non è più in grado di dire una sola parola, proprio lui che ha da sempre avuto il pieno controllo della situazione. Saliamo anche noi al piano di sopra ed io mi diriggo dritta in camera chiudendomi a chiave, so che tra poco scoppierá una bufera e non voglio assistere alla scena. Mentre i miei, per mia fortuna, sembrano non curarsi della mia assenza. Li sento discutere nell'altra stanza mentre io, aggattonata sotto le coperte, cerco di addormentarmi. Si è vero, fino a poco fa avevo paura di farlo, ma ne ho molta di più rimanendo sveglia. Mia madre è incontrollabile quando si innervosisce. Succede di rado, ma quando succede non riusciamo a placare la sua ira. Maledizione papà l'hai proprio combinata grossa! Sto per addormentarmi quando sento bussare alla porta, mi tiro su dal letto la apro e trovo mio padre col broncio <<Ti prego amore, fammi entrare...mamma non vuole dormire con me...>>
<<È nervosa vero?>>
<<Si, le ho dovuto raccontare tutto....dice che se non avessimo messo in scena questo teatrino molto probabilmente la macchina non avrebbe avuto quella fine...>>
Sento un brivido attraversarmi tutto il corpo, il cuore stringersi in petto e gli occhi pieni di lacrime, non ho più il controllo del mio corpo e mi ritrovo col piangere a dirotto <<È tutta colpa mia! Se non ti avessi coinvolto tutto questo non sarebbe successo e la mamma avrebbe ancora la sua macchina>>
Papá mi abbraccia accarezzandomi la testa, poi mi sussurra << Non è colpa tua tesoro. Doveva andare così. Tutto ha un senso e niente accade per caso...si vede che era destino, vedrai che tutto si risolverà dopotutto solo alla morte non c'è rimedio>>
E pensare che fino a poco fa era la mamma a consolare me, ora invece ce l'ha con noi. E non posso nemmeno darle torto, anch'io odio la gente che cerca di prendermi per i fondelli, ma è anche vero che è stata la sua testardaggine a portarci fin qui. E ora come ce ne usciamo da questo guaio? Guardo mio padre sistemarsi le lenzuola per terra per poi stendersi sopra, mi dispiace di averlo coinvolto nelle mie ansie e paure e mi dispiace anche che ora debba dormire per terra, ma il mio letto è troppo piccolo per dormirci in due. << Papà scusami non volevo andasse a finire così>>
<< Desi te l'ho già detto...non devi scusarti di nulla dal momento che non hai nessuna colpa>>
<<Ma è arrabbiata anche con me?>> gli chiedo con le lacrime che mi scorrono ancora lungo il viso
<<No, diciamo che è arrabbiata più con me che con te, ma non pensarci vedrai che domani le sarà già passato. Ora cerca di dormire magari sogni qualcosa di buono>>
Cerco di convincermi che potrei davvero trovare qualcosa di bello nell'altra realtà. Mi infilo sotto le coperte, chiudo gli occhi e.......niente! Non riesco a dormire! Si vede che dovrò passare l'intera nottata sveglia! Mi metto in pancia in su e fisso il soffitto ritrovandomi a pensare mille cose. Una di queste riguarda i miei genitori, era da tanto tempo che non affrontavano una discussione e non posso fare a meno di pensare che questa volta la colpa sia mia. Un altro pensiero che mi rimbomba in testa sono le parole di mio padre "Diciamo che ce l'ha più con me che con te". Quindi è arrabbiata anche con me, questo è ovvio anche se non capisco come fa ad avercela di più con lui che con me. Sono stata io a causare questo danno e non lui...domattina parlerò con lei e le chiederò scusa. Non posso certo lavorare tranquilla se non mi leverò questo fardello da dosso!

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