Due giorni, due giorni prima del risveglio. Sentivo che dovevo risvegliarmi. Lottavo con tutte le mie forze per ritornare alla vita.
~ Quel giorno, come ogni giorno, Marco e i miei genitori venivano a trovarmi e a vedere se, finalmente, mi svegliavo da quel sonno troppo lungo. Qualche mese prima un bambino comparí dalla famiglia di Marco, si chiamava Dennis. Non sapevo quanti anni aveva, ma sembrava ne avesse dieci, dalla voce.
Ad un certo punto, qualcuno bussò alla porta. Nessuno si mosse. Bussò ancora, più forte. Nessuno si mosse. Bussò ancora, quasi sfondó la porta. Qualcuno andò ad aprire, non sapevo chi. Si sentì un tonfo, che rimbombava fino a li. Si sentirono degli spari e i miei genitori urlare. Dennis iniziò piangere, ma Marco lo consoló dicendogli che sarebbe andato tutto bene. Mi diede un bacio e chiuse la porta senza fare rumore. Si sentirono ancora spari e urla. Dennis mi stringeva la mano, volevo tanto consolarlo, ma non potevo muovermi. Questa cosa mi rattistó, non sopportavo sentire qualcuno piangere, neanche io. Mi sentivo impotente, in quel momento, e volevo fare qualcosa.
Finito quel baccano, sentì Dennis cercare di aprire la porta, ma era chiusa a chiave. Un silenzio tombale regnò nella stanza.
Restai così per due giorni, con la volontà e la forza di combattere per risvegliarmi.Successe dopo cinque anni, tutto era cambiato, me lo aspettavo. Riuscivo a capire solo una minima parte di cosa succedeva intorno a me, quando ero in coma.
Mi svegliai, ricominciai a respirare normalmente, tutto intorno a me era nero e non riuscivo a distinguere niente. Dovevo essere felice di essermi svegliata, invece ero stanca e triste. Triste di quello che era successo, triste per Dennis, Marco e i miei genitori e triste di non essere morta prima. In quel momento volevo solo sprofondare. Ero da sola, con un bambino e inconsapevole di quel che era successo. Non mi sentivo in grado di fare niente. Al mio risveglio mi aspettavo Marco che mi baciasse, i miei genitori che mi abbracciavano ed io in lacrime di felicità. L'ho sempre sognato così il mio ritorno alla vita, e invece niente è come dovrebbe essere.Dennis stava dormendo accanto al mio letto. Come avevo stimato era un bambino di dieci anni circa. Ero così carino. Aveva dei capelli castano chiari portati corti, portava una maglietta verde sporca, così come i pantaloni di colore blu. Mi gira verso il comodino a destra, mi accorsi solo ora che ero ancora attaccata alla flebo. Me la staccai facendomi male. Un po' di sangue uscì, ma non ci feci caso. Intanto Dennis si stava svegliando, fece uno sbadiglio e si strofinó gli occhi color pece. Appena mi vide si sorprese. -Ciao- gli dissi dolcemente -tu sei Dennis, giusto?-. All'inizio non rispose, immagino lo stupore a non vedermi più sdraiata su quel letto, -Si... so...sono io- mi rispose timidamente. -Hai dei bei occhi- disse Dennis. Ha quel complimento arrossí, nessuno me l'aveva detto, apparte Marco. -Grazie-. Ora non sapevo che dirgli, se cos'era successo in generale o a lui. Decisi la prima, ero troppo stanca per consolare Dennis, -Ma cosa è successo negli ultimi cinque anni?-. Lui mi guardò in modo strano, ma incominciò a parlare -C'è stata una guerra, non si sa ancora perché, ma anche noi cittadini siamo stati coinvolti. All'inizio erano poche famiglie e poi l'America intera.- fece un sospiro e poi continuò - In pochi anni le "forze nere" sono riuscite a salire al potere e ha comandare l'America.- Fini il suo racconto così, una frase per spiegare cinque anni di guerra. Gli chiesi cosa fossero le "forze nere", ma mi rispose che nessuno glielo aveva detto. Il silenzio tornò, non mi diceva nulla di buono. -I miei veri genitori sono stati uccisi da quei soldati. La famiglia di Marco mi ha accolto, ma credo che ho perso anche loro.- Dennis spezzò quel momento così. Iniziò a piangere e anche a me qualche lacrima stava scendendo. Lo presi tra le mie braccia e lo consolai. Ricorda i solo ora gli spari e le urla di due giorni fa.
Come avevo potuto dimenticare Marco e i miei genitori? Dove sono ora? Sono ancora vivi?. Quelle domande mi sorgevano spontanee. Un dolore lacerante allo stomaco mi fece sobbalzare. Al sol pensiero di non rivedere più Marco o la mia famiglia mi fece piangere forte, più forte di quanto credessi. Sperai con tutta me stessa che potevo di nuovo riabbracciare tutti senza dover versare neanche una lacrima.
Invece non fu così.
STAI LEGGENDO
LOTTA PER I SOGNI
FantasyINTRODUZIONE "Mi chiamo Johanna Zaiko sono una sognatrice e mi piace viaggiare,con la fantasia, ho solo sedici anni eppure mi piace ancora fantasticare come una bambina, per questo motivo ,forse, la mia vita è così difficile. Non ho molti amici,gli...