capitolo 3

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capitolo 3
D A I S Y
Era un brutta sensazione, quella di sentirsi male ogni giorno, di aver creduto per un attimo di poter avere un futuro finalmente felice, ma sappiamo davvero cos'è la felicità? C'è una definizione specifica? Ma non una di quele scritte su un vocabolario, ma quelle sentimentali, sappiamo come ci si sente ad essere felice?
Mia madre diceva che ai suoi tempi, la gioventù era felicità, dopo era solo nero, non si sapeva cosa fare, e quindi dovevano godersi quei due tre anni chiamati 'gioventù'.
Diceva che non avevano nulla, che l'unico peluche che aveva era un cane rosa e che i genitori erano sempre a lavoro per questo dovevano badare alla casa, ma nonostante questo lei era felice.
Ma io non ci credevo.

Evan diceva che avremmo passato la vita insieme per sempre, felici.
Ma io non avevo smesso di crederci.
Dicono che le piccole cose ti rendono felice, ma perchè forse il problema è proprio questo, ci accontentiamo sempre, e se lottassimo?
Non riescono a renderti felice le piccole cose, è solo una sensazione piacevole che viene confusa con felicità.

Mi svegliai con un mal di testa orrendo, uno dei peggiori, non ricordavo assolutamente nulla di quel che era successo la sera prima.
Bevvi molto questo è poco ma sicuro, ma ricordare faceva solo venire acor di più il mal di testa quindi mi alzai piano dal letto mettendomi a sedere con la schiena attaccata al muro gelido, il rumore del telefono che squillava era l'unico suono presente in quella stanza, ma per poco,dato che entró mio fratello con una bustina.
"Daisy è appena venuto il ragazzo di ieri a protarti queste, ha detto che gli devi rispondere a telefono, vuole sapere se stai bene" troppe frasi con troppo significato dette in una sola frase, gli dissi di stare okay e di chiudere la porta dietro di sè.
Aprii la bustina e dentro c'erano le pillole per il mal di testa e anche un paio di caramelle, non negai un sorriso quando notai che le caramelle erano le mie preferite e che c'era un biglietto.
"Mangiale dopo aver preso le pillole, sono buone e fanno bene" sorrisi, il problema era che non ricordavo assolutamente chi poteva essere quel ragazzo, e perchè aveva fatto tutto questo per me, ma fui interrotta di nuovo da mio fratello che entró in camera.

"Non vai a scuola?" gli chiesi prendendo il bicchiere di acqua che mi aveva portato.
"È domenica" disse e si sedette di fronte a me sul letto.
Presi il telefono e c'erano due chiamate perse da Dane, tre da Sam, tre da Oliver una da Andy e cinque da un numero sconosciuto, e anche svariati messaggi, decisi di vedere tutto dopo non avevo voglia.
"Tieni" mio fratello mi porse un pacchetto di sigarette un accendino con un unicorno sopra.
"Il bar di Andy è bellissimo" continuó.
"Si infatti ma come fai a saperlo? Grazie per l'accendino"
"Ho fatto una passeggiata stamattina" guardai l'orario e notai che era anche un po' tardi.
"Penso di andare a mangiare da Sam, vieni o rimani qui? Ah e poi dov'è il mio rossetto?" gli chiesi mentre mi alzavo, il mal di testa continuava ad uccidermi ma cercavo di pensare ad altro.
"No rimango qui, ieri il riccio te l'ha tolto" annuii per poi accendere una sigaretta e scendere giù per vedere se mia madre era sveglia o meno.

"Daisy, spegni quella cosa, morirai" la soave voce di mia madre fece eco nella piccola stanza.
"Oh Bonjour mère" le dissi sbuffandole il fumo sul viso, lei tossì per poi lanciarmi un'occhiataccia.
"Daisy éteins la cigarette" disse lei con il suo perfetto accento francese.
"Oggi mangio da Sam e stasera non aspettarmi" lei annuii alzando gli occhi al cielo.
"Ti pareva...Sei già andata a vedere l'appartamento?" mi chiese e quasi mi maledii, avevo completamente dimenticato l'appartamento, dovevo assolutamente andarci o sarebbe stato venduto.
"Mon Dieu, je l'ai oubliè" mia madrè alzó per la seconda volta gli occhi al cielo, segno che era successo di sicuro qualcosa.
"Minette, tu n'as pas à aller à travail?" intanto finii la sigaretta e mi lavai velocemente per poi andare a lavoro.
"Oui" dissi, misi il mio rossetto viola e uscii di casa prima di lanciare uni sguardo a mio fratello il quale mi rispose con un sospiro.
Ero ansiosa, volevo assolutamente rivedere il mio appartamento, che peró era stato prima mio e di Ev.

Io e mio fratello eravamo così, strani, diversi, non eravamo veri e propri fratelli, figli della stessa madre ma di padri diversi.
Lui non ebbe la fortuna di conoscere mio padre, la fortuna di conoscere un grande uomo ma allo stesso tempo chiuso nella sua stessa ignoranza, non sapeva cosa di grande aveva fatto e cosa di piccolo continuava a fare, non ebbe la fortuna di ascoltarlo parlare di cosa è giusto nella vita e di cosa non lo è, che poi la cosa più ingiusta la portava avanti lui, i suoi discorsi intrecciati che alla fine riuscivano a manipolare tutti tranne una persona: me. Ricordo il suo tono fiero quando parlava di me, dei miei disegni, e dei miei studi, i soldi che sprecava per me, tutto quel grande che faceva per me.
Da un uomo che puliva i bagni alla stazione divenne il primo grande uomo a dirigere mafia e droga, lui comandava tutto e tutti, poteva mettere una bomba sotto la casa di qualcuno e farla esplodere, e la polizia non scopriva mai nulla, mai il perchè, ma soprattutto mai il chi. Ed indovinate? Mio padre fece morire Evan, lui gli rovinó la vita.

"Sei un bravo giovanotto, ma forse potrai esserlo di più con me"

Con quelle parole rovinó il mio mondo, Evan divenne un fottuto drogato del cazzo, ed io il cane che gli correva appresso.
Durante l'adolescenza non ero la miglior figlia del mondo, soprattutto quando scoprirono che mi drogavo anch'io e che riuscivo a farmi più di dieci file di cocaina al giorno, non mi pento di quello che facevo, mio padre non mi fece nulla, anzi si rese conto che aveva preso la cosa più importante della mia vita. Così lo fece uscire dal giró e si fidó molto di lui.
Così mi fecero credere..

Arrivai al bar finendo la mia quinta sigaretta ed entrai velocemente, non avevo un auto quindi dovevo pregare Andy, Dane o Sam per far si che mi accompagnassero, ma prima feci una telefonata veloce a Oliver.

"Rosiett mi hai fatto preoccupare, sai che devi sempre rispondere al telefono!"
"Oui, bonjour"
"Rosie davvero, non farlo mai più"
"Ma è ovvio che se tu mi chiami alle tre di notte non ti rispondo! Stavo dormendo forse?"
"Tu? Di sabato?-..."
"Senti ciao, non ho voglia di litigare" gli staccai il telefono in faccio, Dio santo la mattinata era iniziata completamente di merda.

Entrai velocemente nel bar e buttai letteralmente la brosa contro il pavimento e presi un'altra sigaretta.
"Oh Minette, le tue urla sono un suono soave il mattino" rise Dane, Sam era a parlare con un ragazzo che non avevo intenzione nè di conoscere nè di guardare.
"È che- aspirai- Rompete sempre il cazzo, è ovvio che se non vi rispondo è perchè non c'ho voglia o perchè non ho sentito il telefono" buttai le braccia in aria per fare più la drammatica.
"Non sei affidabile" disse Dane ed io automaticamente alzai gli occhi al cielo.
"Io-aspirai- vi chiedo un po' più di fiducia- aspirai- mi capisci? Eccolo di nuovo"

Unidici notifiche
-Minette rispondi dai-
-Non farti pregare-
-Ti prego-
-Chiamata persa-
-Chiamata persa-
-Chiamata persa-

-Non rompermi il cazzo-

-Minette non volevo essere ossessivo-

-Devo lavorare non disturbarmi, salutami Lydia-

"Buongiorno Minette, sempre di buon umore tu eh" Sam con tutta la sua ironia mattutina fece nascere in me il desiderio di sbatterla testa e muro.
"Ti dico solo, evita" spensi la sigaretta per poi riaccenderne subito dopo un'altra, non sapevo se si potesse fumare in quel posto, ma l'idea era buona.
"Basta sigarette, quante ne hai fumate? Venti negli ultimi due secondi? Ah poi io e Dane non possiamo accompagnarti a vedere l'appartamento-" l'ultima frase mi fece lettteralmente sclerare.

"Sam ti ho avvisato un mese fa e tu ora mi vieni a dire che non puoi accompagnarmi? Sai che ti dico? Vaffanculo, fanculo a te, Dane ed Oliver io me ne vado" mi guardai intorno prima di individuare il riccio che stava parlando prima con Sam.
"-E quindi ti accompagna Harry, grazie per avermi fatto concludere il discorso e grazie per il vaffanculo, è un enorme passo avanti" Sam sospiró e sembrava stanca di sentirmi nelle orecchie, e forse mi stava anche dando la colpa del litigio tra la sua fidanzata e lei, in quel momento il suo comportamente mi irritó moltissimo.

"Sam non è colpa mia se la tua fidanzata ti ha lasciata, quindi non farmi passare per la stronza di turno"
"Non ho assolutament-"
"Ma lo hai inteso, mon dieu" iniziammo ovviamente a litigare.
"Il mondo non gira tutto intorno a te Day"
Quanto odiavo quando ripeteva quella frasi del cazzo, mi irritava, io non volevo essere al centro del'attenzione.
"Bah pensala come vuoi"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 29, 2015 ⏰

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