Primo comandamento

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<<<<Non avrai altro Dio all'infuori di me.>>>>

Diyami stava pregando inginocchiata davanti alla piccola statuina di Budda. Le mani tese che stringevano forte il suo Jutzu. Ormai erano quasi quaranta anni che lo teneva sempre con se, le ricordava suo padre e le faceva pensare che fosse sempre assieme a lei per dirle "Diyami, segui sempre il tuo cuore."

E così lei aveva fatto. Dal primo momento che la morte aveva portato con se il padre, la ragazza ancora fanciulla aveva preso come modello di vita le parole del padre. Quarantatre anni nei quali Diyami aveva dedicato tutta se stessa per gli altri, aiutava le persone bisognose e cercava costantemente di seguire la sua religione buddista.

Era tardi e quella notte, prima di coricarsi a letto la donna voleva pregare perché i bambini di Nedong, una città nel Tibet, potessero essere aiutati dopo che la città fu devastata da un tragico e virulento terremoto. La separavano un oceano e due continenti ma nessuno avrebbe fermato Diyami dal pregare per il bene dei bisognosi. Nessuno... tranne lui.

Se ne stava appollaiato sul davanzale della casa guardando la donna con sdegno. Come poteva quella donna riporre fiducia nel Dio sbagliato? Si chiedeva l'uomo.

I suoi occhi viola non le toglievano gli occhi di dosso. L'odio che emanava il colore di quelle iridi era così denso che si poteva quasi toccare. La donna si alzò e si coricò a letto lasciando la luce accesa al suo fianco.

Diyami si rigirò più volte nel letto, si sentiva osservata, una strana sensazione le invadeva il corpo e la agitava. Più di una volta si guardò attorno senza sapere cosa fare.

Tutto sembrava tranquillo; si disse di tranquillizzarsi e non pensarci più, ma non ci riuscì.

Chiuse gli occhi e li strinse forte, portò le coperte sopra la testa e si coprì come faceva da piccola quando il padre doveva lasciarla dormire da sola e lei si sentiva costantemente in pericolo. Allungò la mano sul comodino per prendere il suo Jutzu, tenerlo stretto in mano la tranquillizzava in qualche curioso e incomprensibile modo. Si sentiva una bambina sciocca eppure la paura la invase completamente quando la mano toccò la superficie lisca del comò. Si tolse le coperte dagli occhi e fissò il comodino.

Il Jutzu non era lì.

Eppure era del tutto certa di averlo lasciato lì, come ogni sera, del resto...

Una folata di aria fredda le scompigliò i capelli grigi lasciati lunghi e mossi dietro alle orecchie. Si alzò e notò la finestra aperta. Il panico la devastò, si sentì cedere le gambe e la testa iniziò a girarle. Qualcuno era entrato. Lo sapeva. Ne era certa.

Non si spiegava come, la luce accesa e la finestra chiusa, avrebbe dovuto notare se qualcuno fosse entrato. Eppure era questa la Sua capacità. Il Rivendicatore era qualcosa di... Sovrannaturale.

Non è comprensibile come lui avesse potuto entrare in quella stanza. Eppure era là.

La luce si spense di colpo e Diyami fece scattare lo sguardo in direzione della lampada ormai spenta.

Un dolore atroce alla testa la fece cadere a terra. Qualcuno le aveva posato una corona di spine sulla testa, la donna cercò di toglierla ma appena avvicinò le mani al capo un dolore acuto si propagò sulle pani e sui piedi. Sembrava che qualcosa le stesse perforando la carne.

Si accasciò a terra agonizzante. Non aveva più paura. Il dolore era troppo forte per provare qualsiasi sentimento.

Iniziò a vedere sempre più buio, le palpebre le cadevano, si facevano troppo pesanti.

Prima che il nulla la acchiappasse sentì un sussurro propagarsi per la stanza, come se fosse stato il vento freddo dell'inverno NewYorkese a parlare.

"Peccatrice."

Perché? Perché lei che nella sua vita non aveva fatto altro che aiutare il prossimo?

Ma questo non bastava per il Rivendicatore. Anche lui, come la donna ormai invasa dalle tenebre che stava ai suoi piedi, aveva un modello di vita. Erano dieci semplici regole. I comandamenti che Dio gli aveva dato. Non solo a lui, a tutti. All'umanità intera, per portarla sulla retta via...

Il Rivendicatore doveva assicurarsi che le leggi fossero rispettate. Lui puniva i peccatori.

Diyami si lasciò trasportare dal dolore e dalla sofferenza. Chiuse gli occhi e non li riaprì mai più.

Il mattino seguente la ritrovarono nella sua stanza.

Morte incerta aveva concluso il coroner. Al diavolo la morte incerta, si disse il comandante della squadra di polizia, Danny, quella non era una morte soltanto. Era di più, c'era ben altro sotto per portare qualcuno a fare una cosa del genere.

La donna era crocefissa su una croce di legno, dei chiodi la tenevano ferma nella posizione in cui era stata messa e sul capo portava ancora la corna di spine. Uno Straccio le copriva l'intimità mentre sopra al seno scoperto erano incise delle parole. La prima parola era proprio sotto il collo "peccatrice". Una frase, invece, si estendeva su tutta la lunghezza del torace.

<<Non avrai altro Dio all'infuori di me.>> Lesse il capitano avvicinandosi al corpo inerme della donna e afferrò il rosario viola che stava attorno al collo della donna.

In quel istante si chiese chi e per quale motivo, avesse potuto fare una cosa del genere.


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