Terzo comandamento

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<<Ricordati di santificare le feste.>>

Caterina era sempre stata una donna molto indaffarata. Per gli amici Cate era sempre stata la ragazza tenacie che, una volta prefissatasi un obbiettivo, tentava di raggiungerlo in qualunque modo possibile e così aveva sempre fatto.

Ci aveva messo anni ma ora ce l'aveva fatta: era giunta a capo di una grande casa di moda nella famosa New York. Ormai le sue giornate si basavano sul lavoro e sugli affari, era così concentrata sul mondo della moda che i riflettori non avevano fatto altro che accecarla da quali erano veramente i principi della vita. O almeno così pensava il Rivendicatore.

Ormai era quasi una settimana che osservava la vita frenetica della donna e oggi avrebbe compiuto il suo atto. La giustizia sarà resa vincitrice sul male, si ripeteva l'uomo.

Quella mattina, come tutte le altre, Cate si svegliò di corsa, la colazione non era permessa, quindi con velocità saltò in auto e sfrecciò attraverso le strade della città illuminate dagli addobbi natalizi. Il profumo di frittelle riempiva l'aria e rendeva l'atmosfera così natalizia e dolce che avrebbe fatto cariare i denti ad un bimbo goloso. Tutti erano a casa, chi in famiglia per il pranzo di Natale, chi con i nonni per degli auguri veloci, chi stava ancora scartando i regali. Tutti, tranne Caterina. 

Cate, così impegnata e di fretta, non si era soffermata più di un minuto a pensare al natale e ai regali. I genitori non aveva intenzione di chiamarli, nemmeno per degli auguri veloci, non scorreva buon sangue in quella famiglia. La ragazza preferiva di gran lunga spendere il suo tempo sul lavoro, impegnata come al solito nei mille capi d'abbigliamento che la circondavano.

Passò così tutto il giorno, in ufficio non c'era nessuno, solo lei, ma questo poco le importava: aveva dei compiti da svolgere entro la fine dell'anno e quello sembrava il momento perfetto... doveva approfittarne.

Una volta finiti gli affari si concesse un caffè per poi tornare, stanca, verso casa sua. Un bagno caldo faceva giusto all'occasione, si disse la ragazza, così una volta preparata la vasca con i sali, profumi e candele si immerse nell'acqua tiepida e rilassò il corpo ormai stanco e affaticato lasciando scorrere liberi i pensieri. 

Rimase così tranquilla per una lunga mezz'ora fin quando un rumore insolito giunse alle sue orecchie e la preoccupò non poco. Si alzò velocemente dalla vasca e con velocità afferrò un asciugamano per coprirsi il corpo ancora bagnato ed ora infreddolito per il contatto freddo all'aria.

Uscì dal grande bagno verde e si incamminò attraverso le camere della grande casa. <<Chi c'è?>> gracchiò Caterina con voce intimorita. Il suono che l'aveva intimorita poco prima riprese solo più forte. La ragazza indietreggiò di poco mentre una scarica di adrenalina la investiva. Fece ancora un passo all'indietro e si trovò il passo bloccato da una figura alta e possente.

Caterina gridò così forte che per un momento perse addirittura il respiro. Mentre degli occhi viola la fissavano con freddezza, la ragazza non riuscire fare altro che rimanere legata a quello sguardo magnetico e allo stesso tempo terribile. <<Buon natale Caterina>> sussurrò il Rivendicatore con voce tremante; afferrò il collo della ragazza e iniziò a stringere con forza, sollevandola da terra.

Caterina portò le sue mani alla gola bloccato dall'uomo. Cercò di graffiare e colpire il braccio dell'uomo per fargli mollare la presa ma nulla riusciva a depistarlo dalla sua preda. La corona di spine, come al solito, coprì il capo della ragazza ed ella, per scacciare il dolore non poté fare altro che chiudere forte gli occhi. Si immaginò di essere dall'altra parte del mondo, una spiaggia bianca e il mare cristallino. Un bruciore alle mani la riportò presto alla realtà.

Le alzò con cautela e osservò i buchi che andavano a formarsi. Il sangue rosso che colava e macchiava il suo adorato tappeto bianco. Iniziò a mugolare, i suoi lamenti riempivano l'appartamento mentre la sua vista diveniva sempre più sfocata.

Il Rivendicatore stufo di sentire i lamenti della ragazza strinse la presa e le spezzò il collo. La tortura era finita e gli occhi nocciola della ragazza si spensero per sempre con troppa fretta, le braccia caddero inermi e il corpo della fanciulla si fece pesante. 

Il giorno dopo, Lesly, la segretaria di Caterina, preoccupata dell'assenza della direttrice, si mise in moto verso l'appartamento di Catarina. Quando fu giunta alla dimora, supponendo che la ragazza fosse rimasta a casa per malattia o stanchezza, suonò come d'abitudine tre volte al campanello della villa. Dopo qualche minuto, durante il quale nessuno si era fatto vivo, Lesly stanca d'aspettare pensò di andarsene. In quel esatto momento il grande cancello di ferro si aprì e la ragazza un po' perplessa entrò. Quando arrivò alla porta della casa, non fu Caterina ad aprire come il solito; un uomo alto e baffuto fece accomodare la ragazza che ormai iniziava a preoccuparsi.

<<Signorina, non so chi lei sia, ma ho una spiacevole notizia...>> balbettò imbarazzato l'ispettore Danny. Come al solito toccava a lui dare le brutte notizie alle famiglie delle vittime o, come in quel caso, agli amici.

<<La prego ispettore, mi sta facendo preoccupare...>> la voce tremante della ragazza lasciava traspirare tutte le emozioni preoccupate che provava. Aveva un'orribile sensazione che le percorreva il corpo. Qualcosa non andava. Sentiva che era successo qualcosa di orribile. Nonostante tutto, la povera ragazza non riusciva ad immaginare nemmeno lontanamente l'orrore a cui avrebbe assistito di lì a poco.

<<Signorina, Caterina è stata uccisa.>> forse non doveva essere così diretto, si disse tra se e se l'ispettore. La povera ragazza rimase scioccata, spalancò gli occhi e senza ascoltare la voce e i consigli dell'uomo baffuto che le stava dietro, si precipitò in camera da pranzo. Appena vide la scena iniziò a gridare in maniera disperata. Sembrava un urlo pieno di stupore, rabbia e ribrezzo, tutto allo stesso tempo. Una delle sue poche amiche se ne stava immobile, con gli occhi chiusi, inchiodata brutalmente ad una croce di legno. Rivoli di sangue dipingevano la sua pelle candida come la neve. Il trucco solitamente impeccabile, ora era sbavato e colava lungo le guance della ragazza. La solita frase era incisa sul petto della ragazza e un tessuto semi trasparente copriva leggermente la parte inferiore della sua amica.

Non erano state soltanto college, quelle due. Con il tempo erano diventate confidenti e poi amiche. Passavano le giornate assieme e facevano l'una la casa ed il rifugio dell'altra.

Ora Caterina era lì, svestita e umiliata mentre una troupe della scientifica fotografava la rivoltante scena. Lesly non riuscì più a reggere la tensione e cadde a terra perdendo i sensi. I suoi ultimi pensieri furono rivolti alla corona di spine e all'aggettivo peccatrice che era stato inciso rudemente sulla pelle di Caterina. La povera ragazza si addormentò chiedendosi quale mostro avrebbe mai potuto fare una cosa tanto terribile.




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