A letto

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Ragazzi vi avviso che il capitolo è un po' lunghetto, scusatemi.
Erika's pov:
Dopo aver cenato ci sentimmo un po' tutti stanchi e pensammo di andare a dormire; a un tratto venne in mente a tutti lo stesso identico quesito: l'ospite dove avrebbe dormito?
:-Non c'è nessun problema-: disse Spencer timidamente:-Io posso dormire sul divano-:
:-No, non puoi-: disse mio padre :-Lì ci dormo io-:
:-Ho notato che in camera di Erika c'è un letto a castello-: chiese Reid :-Posso dormire nella sua stanza? Prometto di non darle nessun fastidio-:
:-No-: urlai :-Non puoi! Non voglio! Voglio stare da solo-:
:-Perché?-: mi chiese lui
:-Perché si-:
:-Non capisco. Perché vuoi dormire da sola?-:
:-Perché non sono abituata a dormire con qualcuno-:
:-Non mi sembra, insomma hai un letto a castello e sei figlia unica-:
:-che c'entra? Non voglio dormire con te!-:
:-Perché ?-:
:-Perché no!-:
Spencer's pov:
Quella sera ci fu una lunga discussione tra i padroni di casa per decidere dove io dovevo dormire, anche se spiegai molte volte che per me il problema non si poneva; prima proposi che avrei dormito sul divano, ma il padre della ragazza disse che lì non potevo stare perché già ci dormiva lui, non proposi di poter dormire nel letto matrimoniale con la signora perché sapevo che il padrone di casa si sarebbe infuriato: vedendolo così geloso della figlia, poteva esserlo il doppio della moglie. Mi ricordai ad un certo punto che in camera di Erika c'era un letto a castello(un po' strano per una figlia unica) e chiesi, non senza un po' di timidezza se potevo dormire lì.
A quella richiesta la ragazza si infuriò e iniziò a gridare che voleva dormire da sola nella sua stanza. Notai che la sua faccia, per la seconda volta, provò un'emozione: paura e al contempo rabbia, mista a vergogna per qualcosa; chiesi più volte la ragione per la quale lei si impuntasse a restare da sola in camera, ma lei mi dava risposte molto vaghe, le stesse che, fatte da qualcun altro, le causavano un profondo fastidio.
Il padre, vedendomi insistente con la figlia, mi cedette il suo giaciglio e disse di andare a coricarsi con la moglie; imitando i genitori anche la studentessa andò a letto, non dandomi la possibilità di approfondire, lasciandomi così andare a stendermi sul divano con molti dubbi.
Quella sera mi svegliai sudato: ebbi un incubo; provai a riaddormentarmi, ma non ci riuscivo, quel incubo era ancora troppo vivido. Mi alzai per andare a bere e calmarmi un po'; a un tratto sentii degli strani rumori dalla camera di Erika, allora la chiamai sottovoce per non svegliare i genitori dormienti. Continuando a sentire quei rumori decisi di entrare a dare un'occhiata e mi accinsi ad aprire la porta della cameretta. Avendo una memoria eidetica difficilmente dimentico le cose, ma sono assolutamente certo che quello che vidi là dentro non lo dimenticherei neanche se avessi l'alzaimer: vidi il padrone di casa nudo, nel letto della figlia mezza nuda e piangente, ma non si lamentava, anzi allargava le gambe più che poteva.
In quel momento agii d'istinto: mi avvicinai al letto e costrinsi l'uomo a sollevarsi dal corpo della ragazza, beccandomi una serie di pugni al volto e allo stomaco che mi lasciarono a terra. Vidi con la coda dell'occhio Erika andare via dalla stanza, rientrare e assestare un paio di colpi secchi al ventre del padre con un grosso coltello da cucina per poi andare in un altra stanza.
Immaginando dove poteva andare e sapendo cosa poteva fare con quel coltello la seguii ancora dolorante per i colpi subiti, ma non riuscii a fermare in tempo la sua furia: aveva già ferito a morte la madre mentre dormiva e stava per darle il colpo di grazia
:-Fermati!-: le gridai
:-No-: mi rispose lei macchiata di sangue e piangendo :-Devono pagare per quello che hanno fatto, quello che fanno tutti i giorni a me-:
:-Capisco come ti senti -:
:-No, non capisci un cazzo, nessuno può capire-:
:-E invece si, lo so. So cosa vuol dire sentirsi impotenti, umiliati, senza la forza di fare nulla. Io lo sono stato per molto tempo dieci anni fa, ero il più piccolo della scuola e tutti i bulli se la prendevano sempre con me, a loro piaceva farmi quelle cose, li divertiva; a me solo no, ci stavo molto male. So come ci si sente-:
:-Non puoi paragonare il bullismo allo stupro da parte di qualcuno che ti dovrebbe proteggere. Non puoi paragonare il bullismo a una madre senza cuore che sa e non parla perché troppo aggiogata al marito-:
:-La situazione è diversa, ma i sentimenti sono gli stessi, e poi non pensare che tua madre sia senza cuore, soffre come te e soffre più di te, ti vorrebbe felice, ti vorrebbe libera come lei non è e non lo può essere, e poi non pensi che anche tu sia troppo aggiogata?-:
:-Cosa?-:
:-Pensaci, subivi tutte quelle cose che ho appena visto ogni sera e sapevi che tua madre non riusciva ad aprire bocca, potevi farlo tu, potevi parlare, potevi ribellarti. Perché secondo te non l'hai fatto?-:
Lei non mi rispose ancora in lacrime
:-Avevi paura-: continuai io :-E con molta probabilità lo aveva anche lei per te-:
Passarono pochi minuti in silenzio. La ragazza iniziò a lasciare la presa dal coltello che finì a terra; io lo raccolsi e poi chiamai un'ambulanza. Subito dopo i genitori vennero portati in ospedale; arrivò anche la polizia che mise in un riformatorio la ragazza che lì sarebbe stata aiutata da una psicologa.
Poche settimane dopo l'accaduto potei tornare a lavorare con la mia squadra che mi fece molte domande a cui non riuscivo a rispondere. L'anno dopo la preside mi chiamò per invitarmi nuovamente al progetto "Tutor X il domani" che aveva riscontrato molto successo, ma io non vi partecipai.

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