Nessuno a vent'anni sapeva di preciso cosa volesse fare da grande, tranne Alessio. Alessio sapeva per certo che il suo futuro era il pattinaggio, lo aveva sempre saputo.
Sin da bambino aveva sviluppato questa enorme passione per il ghiaccio, chiedendo a soli tre anni di poter scendere in pista con addosso un paio di pattini mal ridotti presi a noleggio.
A cinque anni aveva chiesto a sua madre di poter praticare il pattinaggio come sport.
A sette già sapeva che quello sarebbe diventato il suo futuro.
A dodici era caduto durante una gara e si era rotto il crociato. Sempre in quel periodo aveva dovuto operarsi alla gamba.
A tredici era rimasto a guardare i suoi compagni pattinare da bordo pista.
A tredici anni e mezzo aveva accantonato il sogno di poter diventare un professionista.
A quattordici aveva smesso completamente di sperare di tornare sui pattini.
I suoi genitori avevano provato a convincerlo che il pattinaggio avrebbe ancora potuto far parte della sua vita, ma Alessio, con la saggezza dei suoi quattordici anni, aveva detto che se non poteva pattinare, allora lui e il pattinaggio non avevano più nulla da dirsi.
Due anni dopo si rese conto di quanto pattinare gli mancasse e allora aveva deciso di ricominciare.
Ed ora erano tre anni che si allenava senza sosta, ogni giorno, per sette ore, sempre nello stesso palazzetto; e nonostante avesse impiegato ben due mesi e mezzo prima di riuscire a tornare sul ghiaccio come prima, in quel momento era soddisfatto della sua scelta.
Ogni mattina si alzava con la voglia di dare ancora di più, e di rivedere quei famigliari occhi azzurri.
Erano mesi e mesi che si chiedeva chi fosse quel ragazzo che passava il suo tempo ad osservarlo da lontano. Non aveva mai avuto l'occasione di parlare col biondo, non sapeva neanche come si chiamasse, ma una cosa era certa, il ragazzo lavorava nel palazzetto dove Alessio si allenava tutti i giorni.
***
La prima volta che il ragazzo parlò con il biondo fu durante una delle sue pause in allenamento.
Erano due ore che Alessio si allenava ininterrottamente, ed ora che era quasi ora di pranzo aveva deciso di prendersi una pausa.
Stava bevendo dalla sua borraccia quando il ragazzo biondo gli era passato davanti portando in mano diverse attrezzature.
"Ciao!" lo aveva salutato Alessio tutto allegro.
In quel momento il biondo si fermò, guardandosi attorno confuso. "Dici a me?" chiese indicandosi il petto.
"Sì" trillò l'altro, "mi chiamo Alessio, molto piacere" disse allungando la mano.
"Uh" gli strinse la mano il ragazzo, "io sono G-" stava dicendo quando un signore lo chiamò dalla cima delle scale.
"Gennaro sali, mi serve una mano" urlò il signore.
"Ehm scusa, devo andare. È stato un piacere" lo salutò Gennaro correndo su per le scale con le braccia piene di roba.
"Anche per me, Gennaro" sussurrò Alessio con la mano ancora a mezz'aria.
***
La seconda volta che Alessio incontrò Gennaro fu quando il ragazzo si mise seduto a bordo pista a guardarlo pattinare.
"Ehi!" lo salutò il biondo una volta che Alessio si era avvicinato agli spalti. "Mi dispiace per l'altro giorno, mio padre aveva bisogno di me in ufficio" gli spiegò Gennaro.
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I Trust You. { Urban Strangers }
Fiksi Penggemar"Tranquillo, fidati di me." "Io mi fido di te." Dove Alex sogna di diventare un pattinatore professionista e Genn lavora alla pista di pattinaggio dove il moro va ogni giorno ad allenarsi. Anche sotto le feste natalizie. Questa è una os dedicata al...