Chapter 2

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2015

Il moro scese dalla pedana tra gli applausi generali, sorridendo fiero di se stesso e vide sua madre schizzare via dalla sedia per raggiungerlo.

"Sei stato magnifico!" – si congratulò infatti la donna, parlando con una voce squillante e gli occhi arrossati, il ragazzo sapeva che si sarebbe commossa, la conosceva bene.

"Tu sei magnifica, mamma." – disse allora lui, stringendo la sua mamma in un dolce abbraccio. Potevano sembrare così esili le spalle di quella donna, tra le sue braccia, ma lui sapeva che in realtà quelle erano le spalle più forti del mondo; le spalle della donna che aveva avuto il coraggio di sostenere un figlio come lui, ed altre tre ragazzine, che aveva avuto il coraggio di scappare da una vita difficile per dare la possibilità ai suoi figli di poter vivere quella vita degna di loro che lei aveva sempre desiderato ma non aveva mai potuto avere. Lei era l'unica persona che aveva voluto al suo fianco quel giorno, - okay, non proprio l'unica, ma preferì non pensarci. –

"Adesso prendi un po' di fiato, ho sentito che ci sarà tantissima gente anche alla descrizione di ogni opera, davvero non pensavo che potesse esserci tanta gente interessata all'arte qui in Philadelphia." – gli disse la donna passandogli una bottiglietta d'acqua naturale.

Il ragazzo svitò la bottiglia e la portò alle labbra secche per poter prendere un lungo sorso. – "ed io non mi aspettavo che potessero essere interessati proprio a me, ma è successo. Ti rendi conto mamma?"

"Tesoro tu sei un' artista con la A maiuscola, hai così tanto da dire, hai tutto quel talento. Non avrebbero potuto scegliere nessun altro al posto tuo, sono così orgogliosa, scusami."

Il ragazzo vide una lacrima scivolare lungo la guancia di quel piccolo uragano che era sua madre e si affrettò ad asciugarla con un dito, con quella delicatezza che riservava solo a lei.

"Lo vedi tutto questo? E' tutto merito tuo."

"Louis avrebbe molto da ridire su questo." – ridacchiò la donna.

"Louis avrebbe molto da ridire su tutto."

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2010

Louis continuò a svegliarsi solo.

Non importava quanto beveva la sera prima, quanto si ripetesse che non era così grave, che non era la fine, avrebbe semplicemente dovuto abituarsi a questa novità nella loro routine, niente sembrava alleviare il dolore che quasi lo soffocava la mattina, quando, svegliandosi, trovava un posto vuoto al proprio fianco.

Si ritrovava seduto sulla solita sedia al solito bar, aveva tra le mani un bicchiere di..non sapeva neanche di cosa, in realtà. Il contenuto del suo bicchiere aveva smesso di avere importanza un paio di bicchieri fa, quando tutto quello che voleva era anestetizzare quelle voci nel suo cervello che gli urlavano di svegliarsi e capire cosa diavolo ne stesse facendo della sua vita.

Quella sera l'alcool non riusciva a far niente per lui.

Aveva perso la voglia di bere ed adesso si ritrovava semplicemente ad osservare il liquido incolore che era nel suo bicchiere muoversi, spinto dal movimento della propria mano.

Poteva controllare quello. Poteva controllare il moto di quel liquido, gli bastava muovere il polso più velocemente per vederlo muoversi più velocemente, rischiando anche di uscire fuori dal bicchiere; gli bastava rallentare il movimento del proprio polso per vederlo rallentare assieme a lui. Il liquido dipendeva da lui e lui poteva controllarlo. Ma non poteva dire di poter fare lo stesso con la sua vita, non più.

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