Ci preparano tutti alle prime volte: la prima volta in bici, il primo giorno di scuola, il primo bacio o il primo appuntamento.
Siamo tutti talmente impegnati a preoccuparci delle prime volte che le ultime volte ci lasciano spesso senza fiato,senza parole o addirittura senza più nemmeno una lacrima.
Non siamo mai pronti alle ultime volte o semplicemente non vogliamo esserlo.
Ci insegnano a parlare, a scrivere, a leggere ma non a dire addio ed è forse proprio questo il motivo per cui nessuno sa farlo bene, ma infondo, esiste un modo corretto per dire addio?Ricordo come fosse ieri la prima volta che ho incontrato Luca.
Ero al parco, come ogni pomeriggio, con Stella, la mia migliore amica.
Stavo mangiando un gelato, era Aprile e faceva caldo, un momento normale, in una giornata normale eppure non l'avevo mica previsto che avrei incontrato te.
Stavi passeggiando tutto solo con i tuoi pensieri e gli occhi persi chissà dove , ti guardavi intorno spaesato e solo dopo ho capito che lo eri, eri spaesato, perso nel tuo mondo perché ti eri appena trasferito con la tua famiglia e questo posto non ti apparteneva nemmeno un po'.
Ho pensato di non aver mai visto niente di tanto bello ma poi hai sorriso: il mondo si è fermato e le ginocchia hanno iniziato a tremare, credo di aver pensato ad un milione di cose nello stesso momento ma nessuno di quei pensieri era razionale. Volevo solo che mi notassi, solo che mi rivolgessi la parola.
Volevo solo farti sentire a casa.
La sera, a casa, non ho fatto altro che pensare a te.
E forse un giorno ti racconterò di quanto avrei voluto parlarti quel pomeriggio, di quanto avrei voluto un pretesto per rivolgerti la parola; ti racconterò di quanto poco coraggio ha questa ragazza che ti ha amato davvero.
Ti racconterò di quanto sono rimasta stupita il giorno dopo di incontrarti tra i corridoi di scuola e ti quanta voglia ho avuto il giorno dopo di tornare a scuola.
Ti eri appena trasferito e pochi giorni dopo già avevi tanti nuovi amici ed eri già sulla bocca di tutte.
Ma io ho sempre avuto l'esclusiva, io ti avevo visto per primo e questo, forse, ti rendeva gia' un po' mio.
Ma una ragazza non fa mai il primo passo, non sta bene e anche se qualche volta ti beccavo a guardarmi hai aspettato un mese intero prima di avvicinarti a me.
Metà delle studentesse della scuola già ti veniva dietro, eri bello e divertente, con quell'aria da fighetto che farebbe innamorare chiunque, me compresa.
Penso che non dimenticherò mai la prima volta che mi parlasti, forse dimenticherò il modo in cui ti tartassavi la mano mentre aspettavi che ti rispondessi, forse dimenticherò il modo un po' goffo con cui cercavi di conversare ma penso che mai e poi mai dimenticherò le sfumature di azzurro nei tuoi occhi; avevi il cielo negli occhi e giuro di averli visti illuminarsi un po' quando ti ho sorriso.
Volevi sapere dove fosse l'aula 113 e dopo qualche commento qui e lì sui professori mi hai salutata e sei andato esattamente nella direzione opposta rispetto a quella che ti avevo indicato.
Penso di aver iniziato ad innamorarmi di te allora, dopo il tuo goffo tentativo di parlarmi, ma ero contenta: finalmente stava per iniziare la cosa più bella che potesse mai capitarmi.
Da quel giorno non mi hai mollata più, ti trovavo ad aspettarmi ogni giorno fuori scuola, per fare un tratto di strada insieme per poi ritrovarti il mattino dopo nello stesso esatto punto.
A mensa mi conservavi sempre il posto accanto al tuo suscitando la gelosia di molte ragazze che avrebbero voluto essere al mio posto.
Ma io avevo paura.
Paura di te, paura di quello che avrei potuto provare per te.
Sono una ragazza gelosa e lo sai, e tutte quelle ragazze che flirtavano con te ogni giorno mi rendevano nervosa.
Stando con te, ti avrei solo rovinato con la mia gelosia e questo non potevo permetterlo.
Dopo una settimana insieme hai iniziato a chiedermi di uscire, ma io non ce l'avevo mica il coraggio di dirti che avevo paura, che la paura di star male fa fare cose assurde e io di paura ne avevo troppa.
Un giorno non hai retto più
"O esci con me o è finita"
Finita cosa? Avrei voluto dirti, ma sono stata zitta.
Sono stata zitta e me sono andata e forse non me lo perdonerò mai; perché solo giorni dopo, quando hai iniziato ad ignorarmi, a non aspettarmi più, a farmi ingelosire con la prima che capitava che ho capito che avevi ragione: qualcosa era finito perché qualcosa c'era stato davvero.
Così ho deciso di aspettarti io pochi giorno dopo fuori scuola e ringrazierò per sempre quel momento di coraggio perché, nonostante tutto, mi ha portata a te.
Ti ho afferrato per un braccio "allora, sono ancora in tempo per un si?".
Mi hai sorriso pure con gli occhi e non potevo chiedere nulla di meglio.----------
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Finchè siamo in due (in libreria)
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